Questo non è il mio cappello

Quando ho letto per la prima volta questo albo mi è venuta subito in mente una cosa: l’opera Ceci n’est pas une pipe di Magritte, trionfo del su(r)reale.

La narrazione che Questo non è il mio cappello di Jon Klassen, edito da Zoolibri, racconta, a partire dalla copertina, è tutta una negazione di ciò che sta per accadere o che almeno il personaggio pensa stia per accadere…Anzi, a ben pensarci, il titolo è l’unico punto in cui illustrazione e testo coincidono quanto a significato perché il gioco ironico dell’albo scaturisce da una netta separazione tra testo scritto e testo iconografico tale per cui il pesce protagonista, che ruba un cappello ad un pesciolone per il quale effettivamente era troppo piccolo, pensa qualcosa a cui il testo dà voce ma che è sistematicamente smentito dall’illustrazione. Il povero (ladruncolo) pesciolino pensa di aver fatto il colpo perfetto (e di esser stato legittimato dal fatto che il cappello a lui sta magnificamente) e invece…. chi legge o ascolta la lettura dell’albo realtà sta osservando esattamente il contrario di ciò che il testo dice producendo un effetto ironico tale da scatenare la partecipazione del lettore che tenta di avvisare il pesciolino, la disdetta dell’attesa e il divertimento della resa dei conti finale….

L’ultima pagina è esattamente identica alla prima solo che qualcosa di diverso è accaduto nel mezzo e la narrazione in mezzo fa sì che la medesima illustrazione assuma un senso narrativo letteralmente opposto a quello di apertura. Cosa succederà in questo mare nero di profondità e privo di omertà?

Jon Klassen è secondo me, insieme a Gilles Bachelet, IL genio dell’ironia che si scatena nella costruzione di una narrazione che nel rapporto tra testo e immagine si contraddice scatenando non solo il riso ma anche la partecipazione e l’incredulità del lettore per lo più, per altro, raccontando storie disdicevoli in cui qualcuno viene letteralmente fatto fuori. Tra l’inizio e la fine del libro, qui come in Voglio il mio cappello dello stesso Klassen, si consuma una caccia al ladro ed una esecuzione in piena regola, una vendetta che paradossalmente arriva ad essere esilarante proprio perché tale aiutata, anzi aggravata, tra l’altro, non solo dalla contraddizione tra testo e immagine ma anche dai futili motivi…

Non perdetevi per nulla al mondo questo albo, gli altri due della serie dei cappelli, come ormai la chiamo definire, e i lavori di Klassen, un nome una garanzia!

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