“Dopo” di Laurent Moreau

A volte ci sono libri che si pensa non piacciano ai bambini perché magari non ne sono immediatamente attirati dalla forma, o dal colore, o dal titolo o chissà che altro…semplicemente non scatta un’affinità s-elettiva nei loro confronti.

E’ stato il caso di Dopo di Laurent Moreau edito da Orecchio Acerbo. L’abbiamo visto in biblioteca e l’ho preso nonostante mia figlia mi avesse detto, dopo averlo rapidamente guardato ed ascoltato, che non le piaceva. Ho pensato che i gusti son gusti e che siccome a me interessava lo avrei preso in prestito per me.

Ho fatto bene, perché appena arrivata a casa Lara me l’ha chiesto.
Forse non si tratta di uno di quegli albi che a 5 anni leggi e rileggi per il puro gusto della narrazione, ma senz’altro è uno di quegli albi che lavora sotto. Lavora nelle emozioni e…lavora bene e non so i vostri ma i miei figli di questo hanno un grande bisogno!

Dopo è un albo che parla del tempo, delle stagioni, delle emozioni, della vita, della morte, dell’attesa, ma soprattutto parla dell’attimo che viviamo con una sapienza delle illustrazioni che si armonizzano con il pensiero. Avete presente quel gioco linguistico che si fa da ragazzini quando si deve ripetere “gialleggia, gialleggia….” e uno ripete talmente tante volte quella parola che quando la domanda del compagno è “Cosa fa un sasso in acqua?” automaticamente si risponde “galleggia? Dopo mi è parso proprio così, lo so il paragone è quasi blasfemo pensando a questo grande autore, ma è per dire che l’ultima pagina ti sorprende tanto da farti rendere conto solo all’ultimo, con un forte effetto di straniamento, che le pagine precedenti ti avevano abituato ad una forma precisa di lettura dell’albo in cui…l’adesso non esiste.

Dopo l’autunno l’estate, dopo la scuola qualcuno che ti spetta, dopo la morte mi spaventa il pensiero che non ci sia niente…e mentre leggo non mi rendo conto che l’illustrazione dà conto solo di quel dopo non di ciò che viene prima, non c’è autunno, non c’è l’entrata a scuola, non c’è la vita prima della morte, non c’è il seme prima del fiore (anche se a questo supplisce la retrocoperta del libro, parte integrante del progetto iconografico).
Tra testo e immagini manca una dimensione temporale: quella dell’istante vitale.
Ma tranquilli l’ultima pagina colma il divario, ci ridà tempo, speranza, fiato e…infanzia.

Metterei questo albo tra quelli indispensabili per educare l’attesa e l’emozione dei bambini e lo inserirei in una categoria speciale, e mi scuso per la categorizzazione: quella degli albi che rallentano il tempo, restituiscono dignità all’attimo e per questo dilatano il breve spazio dell’infanzia in cui se bisogna, almeno pare, imparare a fare i conti col tempo, si può anche iniziare a pensare di farli anche coniugandoli al presente perché il bambino non è un uomo in divenire ma è adesso UN BAMBINO, creatura straordinaria in evoluzione ed al tempo stesso incredibilmente compiuta in sé..

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