“L’estate di Garmann” di Stian Hole

L’estate di Garmann di Stian Hole edito da Donzelli con la traduzione di Bruno Berni, è un albo che va oltre qualsiasi aspettativa, esce dai canoni narrativi e illustrativi a cui siamo mediamente abituati per portarci in un mondo di narrazione per testo e immagini eccezionale.

La storia narra delle ultime ore, degli ultimi giorni, prima dell’inizio della scuola. Tre vecchissime zie di Garmann lo vanno a trovare come ogni anno e come ogni anno gli portano lo stesso regalo, dicono le stesse cose, anno dopo anno, solo che, anno dopo anno, si rimpiccioliscono tanto che Garmann pensa che arriveranno ad essere alte quanto l’erba. Quella che ci racconta Garmann (o meglio il narratore, la focalizzazione del testo è in terza persona onnisciente) è un’estate speciale: tutto ha un sapore incognito, anche il noto ha altri colori e Garmann sentendo la propria paura per l’inizio della scuola indaga le paure degli altri. Scopre la paura della morte di una delle zie, la paura di star lontano da casa del papà violinista, la paura dell’inverno della zia che a breve sarà costretta ad usare un deambulatore e teme il ghiaccio.

Tutti hanno paura di qualcosa ma tutti fanno tutto come se questa paura fosse parte integrante della vita, senza ignorarla, nasconderla, o farcisi stritolare. Solo la zia smemorata non ha paura di niente ma solo perché non ha ricordi!

Paura fa rima con morte per Garmann, forse perché la paura più grande è quella della morte che porta con il carro grande nel cielo oltre il portone ma solo dopo che si è andati sotto terra con i vermi e ci si è decomposti.

L’estate di Garmann ci propone una narrazione dal tono molto diverso rispetto a quanto ci potremmo aspettare in una situazione simile: non c’è nulla di consolatorio o edulcorante perché, nella visione dell’autore e del suo protagonista, non c’è nulla di cui essere consolati. I pensieri di Garmann prendono pagina dopo pagina forma nelle illustrazioni particolarissime di Stian Hole che mette insieme varie tecniche e gioca tra illustrazione e fotografia ottenendo tavole iperrealistiche e al tempo stesso surreali. Grafica computerizzata, disegno, foto e collage si amalgamano tra loro e con il testo con un effetto a tratti stridente, sempre sorprendente, che credo sappia con buona approssimazione avvicinarsi alla rappresentazione del pensiero reale e surreale insieme del giovane lettore o lettrice. Il linguaggio degli adulti, così ricco di parole e modi di dire metaforici dà il là a illustrazioni immaginifiche e estremamente simboliche. Sì, forse il simbolismo è il tratto più tipico di questa narrazione sia rispetto al testo che per le immagini.

Garmann abita nei fiordi norvegesi, come il suo autore, Stian Hole, che fa sentire fortissimamente la propria provenienza nordica e non solo per l’ambientazione della storia ma soprattutto per la modalità narrativa, un italiano credo che mai avrebbe potuto, per cultura, elaborare un mix del genere di paura e mistero senza cadere mai nell’edulcorazione da un lato e nel poetico-melanconico dall’altro. Nessuna critica, solo la constatazione di trovarsi di fronte a una cultura diversa, la stessa che ha dato vita a Pippi calzelunghe, in cui tutto c’è insieme, a pari merito: la vita, la morte, la paura, la speranza e la gioia.

Basta pensare alla conclusione lapidaria e spiazzante dell’albo:

La sesta estate è passata troppo in fretta. Mentre Garmann richiude il suo zaino sente una brezza fresca nell’aria. Con la coda dell’occhio vede la prima foglia che cade dal melo. Prima di andare a letto controlla un’ultima volta se qualcuno dei denti si è allentato. Mancano tredici ore all’inizio delle lezioni.

E Garmann ha paura.

Punto. volti pagina, risguardi di nuvole bianche nel cielo azzurro.

Ma voi avreste mai pensato ad una storia come questa per accompagnare i bambini nel primo giorno di scuola? Non credo, noi le emozioni tentiamo di soffocarle nella positività o in quella che pensiamo sia una positività. Invece le emozioni sono positive di per sé, anche quando ci sembrano “negative”, paura in primis. Tanto più che qualsiasi bambino al mondo ha paura a tredici ore dall’inizio delle lezioni e forse è il caso che qualcuno (grazie a Stian Hole) lo espliciti, lo dica, lo riconosca come cosa assolutamente nell’ordine delle cose in cui ciascuno si riconosca.

Ecco il segreto del grande albo illustrato: le figure non ornano, non decorano, ma raccontano e interpretano il testo aprendo margini di letture amplificati, per un bambino che non legge in autonomia il tempo della lettura è il tempo per la contemplazione dell’illustrazione.

Se ancora non avete incontrato Stian Hole sulla vostra strada andategli incontro!

I suoi titoli sono editi in Italia da Donzelli.

p.s. se volete vedere la potenza di questo albo messo all’opera in classe qui trovate la straordinaria esperienza didattica di Chiara Costantini raccontata per “Un libro in cartella”

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