“A ritrovar le storie”

Sono giorni, settimane, davvero impegnative, per Teste fiorite e per ogni singola personalissima testa che vi gira attorno. Superata felicissimamente la data del 19 marzo andiamo rapidamente verso quella del 30 aprile con l’ultimo workshop, ma anche, ve lo annuncio in anteprima, verso la programmazione della stagione di workshop in autunno che sarà bella e ricca almeno quanto quella in corso.

Nel turbinio di progetti e lavori ho bisogno adesso di fermarmi a….ritrovare le storie, a cercare le parole adatte a raccontarvele e nessun libro può aiutarmi in questo di quello che ho scelto stasera.

A ritrovar le storie  - EDIZIONI CORSARE

A ritrovar le storie di Annamaria Gozzi, Monica Morini e Daniela Iride Murgia edito da Edizioni Corsare.
Più che un albo illustrato, o forse oltre ad un albo illustrato, questo è un esperimento complesso per la forma e il contenuto: il testo si compone di testi che si amalgamano con la tiritera che scandisce il tempo del racconto e il tutto si rincorre, in un gioco di rimandi fino alla fine che rivela…un gioco. Anzi, forse IL GIOCO per eccellenza ovvero il gioco dell’Oca.
In effetti la protagonista di questa storia è proprio un’oca che insieme ad un saltimbanco capita nel paese di Tarot.
Quando le rape crescevano sugli alberi e i pesci volavano le storie passeggiavano per le città, poi chissà se per il vento o per cos’altro, le storie sono scomparse e con esse le parole…ma i ricordi, quelli, non sono scomparsi solo che qualcuno o qualcosa deve essere in grado di farli rinascere.
Per fare un ricordo ci vuole una parola, per fare una parola ci vuole la magia che solo una coppia decisamente strana come può essere quella di un saltimbanco e di un’oca può essere.

Di nascosto, quasi in forma subliminare, i due protagonisti tirano fuori giorno dopo giorno una parola che sia capace di trainarne tante altre…dalla seconda in poi la cosa è abbastanza semplice: funziona un po’ come quel gioco che si fa con i bambini di dire una parola che ti richiama una precedente anche se il legame a volte sfugge ad un primo sguardo. Il problema è la prima parola. Come si rompe il silenzio? Che parola scegliereste per iniziare (nel senso proprio quasi mistico dell’iniziazione) a parlare e raccontare?

BICICLETTA….beh, non male se si vuole andare da qualche parte non vi pare?
Bicicletta è la prima parola che il saltimbanco e l’oca portano in giro, per l’appunto, in bicicletta attraverso il paese. Poi…una locuzione questa volta SO FARE; e poi ancora PAURA (forse la mia tavola preferita ma sull’illustrazione ritorno tra un attimo), ANIMALI, MORTE, ALBERI, MUSICA, AMORE, SCUOLA, NASCONDIGLIO, LIBRI, VITA.

E poi?
E poi una notte d’autunno il saltimbanco se ne andò.
Sulla piazza di Tarot, una piuma d’oca continuò a disegnare un gioco, un gioco antico come il tempo, che chiamava a raccontare ancora.

 Ogni parola viene legata da un racconto, da nuove parole che ne richiamano altre finché torna il brusio delle lingue e ricomincia la vita, anche per raccontare la morte.

La cosa che amo di più nei libri, la cosa a cui presto di più ascolto e affino l’udito è la capacità di narrazione. Negli albi illustrati questa è massima quando tutti i linguaggi dell’albo collaborano a costruire il significato e li significante. Questo è indubbiamente un albo molto bello ma mi pare che qui la parte narrativa sia moltissimo a carico delle illustrazioni, forse ancor di più che alle parole ed alla tiritera che scandisce il tempo.

Le tavole di Daniela Iride Murgia, in cui se guardate bene ritroverete alcuni personaggi di altre sue opere, qualche cosa di tipico e ancestrale su cui evidentemente torna (penso al bambino che molto ricorda quello dell’Attesa, albo successivo a questo, o anche alcuni stilemi , o il travestimento di cose e animali che sembrano altro…) e che nasce, mi sembra, dalla medesima tensione al surreale. Un surreale che tuttavia prende forme logiche, che mostra e racconta anche con una notevole carica ironica. Penso ad esempio alla tavola della parola MORTE in cui l’oca protagonista si finge morta stecchita ma alla zampa irrigidita porta un cartiglio con su scritto “Torno subito”. Oppure alla tavola di PAURA in cui ciò che spaventa è un’oca regina (sembra avere una corona sul capo) che altro non è che un’ombra cinese proiettata sul muro…come a dire che le paure sono ombre che ci creiamo, che la mente sa produrre mostri.

Le storie, le parole sono e restano l’antidoto migliore contro la paura e nonché le uniche due creazioni umane in grado di superare la morte con la vita.

Il racconto ricomincia sempre, da sempre, e per sempre e non c’è vento che possa nulla al confronto del potere di un saltimbanco e di un’oca determinata!

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