La resistenza. Una questione privata

Nella mia profonda laicità le giornate che più riconosco come imprescindibili sono 3: il 25 aprile è una di queste.
Non ricordo come e quando ho cominciato a sentir parlare di resistenza in casa, sicuramente ancora non parlavo. Lo stesso ho fatto con i miei figli, la resistenza è una parola che si andrà con gli anni via via riempiendo di contenuti ma che da sempre, da quando erano ancora in pancia, hanno sentito nominare.

Che senso ha onorare la storia partigiana oggi, nel 2016?
Quello che sempre ha la Storia: farci consapevoli di ciò che siamo e cittadini responsabili per il presente e per il futuro.

TUTTO QUI.

Le storie per parlare di resistenze sono tante, più o meno mediate a seconda dell’età, alcune ve ne ho proposte qui ed altre ve ne proporrò.
Ma arriva un momento un cui si deve incontrare LA storia partigiana. Quando arriva dipende da ciascuno, adesso sto pensando ad un adolescente… Cosa può interessare, quale narrazione può coinvolgerlo nel raccontare la storia dei partigiani?

La risposta per me è una sola, il miglior racconto di cosa è stata la resistenza, ma anche di cosa sia l’entrata nell’età adulta:

Una questione privata di Beppe Fenoglio, Einaudi.

Perché?
Ma è presto detto: a differenza di ciò che si legge nelle sinossi di ogni tipo questo è un romanzo su…una questione privata, una faccenda di gelosia da risolvere tra pari. Il mondo in cui Milton si muove è un inferno non per la guerra ma per l’impossibilità di deconcentrarsi da se stesso. L’egocentrismo di Milton ha molto poco a che vedere con la guerra partigiana, anzi.
Eppure è proprio per questo che “Una questione privata” è IL romanzo della resistenza. Se ne accorse per primo, a qualche mese dalla pubblicazione postuma del romanzo nel 1963, Calvino nella prefazione del 1964 all’edizione del Sentiero dei nidi di ragno ( altro romanzo dedicato alla resistenza nonché il primo dell’autore edito nel 46 ma che mai, nonostante il mio amore per la sua opera, consiglierei ad un ragazzo).
Perché?
Ma perché la resistenza fu, nella maggior parte dei casi, combattuta da ragazzi, da giovanissimi che ne fecero una questione privata né più e né meno di cosa fa qualsiasi ragazzo o ragazza della stessa età che tende e tenta di autocentrarsi per identificarsi.
Molti, fortunatamente, hanno trovato la propria forma di riconoscimento identitario nella lotta armata, meno male altrimenti chissà dove saremmo adesso.
Questo è quello che fortunatamente ai nostri ragazzi non è toccato di vivere, proprio per questo ascoltare di un ragazzo che attraversa la lotta ai fascisti come, davvero, una faccenda privata può spalancare mondi e riflessioni più di qualunque altra cosa.

Ho semplificato. Sì, certo, questo è un blog e non un saggio su Fenoglio e la resistenza ma sono pronta ad argomentare ogni riga se vi può convincere.

Non Fenoglio né i “classici” del Novecento “vanno bene” per i ragazzi che oggi hanno dai 15 ai 20 anni, ma Una questione privata assolutamente sì.

La resistenza è stata e deve restare dentro il vissuto privato di ciascun cittadino e dove e quando mancheranno i testimoni, i partigiani, ogni anno meno, resteranno le narrazioni.

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