Premio Nati per Leggere 2017

Tra quattro giorni esatti, il 22 maggio, all’Arena del Bookstock Village del Salone internazionale del Libro di Torino, verranno assegnati i Premio nazionale “Nati per Leggere” e…

…e siccome a me piace sperimentare, collaudare, provare nel concreto, durante questa settimana ho deciso di leggere assieme ai bambini del nido (piccoli e grandi) i Libri vincitori. Vi racconterò come è andata.

Doverosa una breve premessa: questo esperimento mi è costato caro. Sapete perché?!? Alla fine mi sono lasciata prendere dalla curiosità e ho acquistato tutti i libri interessati:

  • “Aspettami” di Komako Sakai e Hatsue Nakawaki, Babalibri 2016 (fascia di età consigliata 6-18 mesi), per la sezione Nascere con i Libri
  • “Cappuccetto Rosso” di Attilio, Lapis Edizioni 2017 (fascia di età consigliata: 18-36 mesi), per la sezione Nascere con i Libri
  • “Piccola Orsa” di Jo Weaver, Orecchio Acerbo, 2016 (fascia di età consigliata: 3-6 anni), per la sezione Nascere con i Libri
  • “Io vado” di Matthieu Maudet, Babalibri 2015, per la sezione Crescere con i Libri

e, non essendo ovviamente i primi albi che acquisto, so già che prima o poi porteranno alla mia rovina! Due sono le ragioni principali…

1) non sono ricca

ma soprattutto

2) ho la casa molto piccola   😀

Ma torniamo ai bambini… Quando ho detto loro “Bimbi, oggi ho una sorpresa per voi… vi ho portato dei libri nuovi da leggere insieme” hanno risposto con un unico ed entusiasmante “Siiiiiiiiiiii…” Quanto mi piace lasciarmi coinvolgere dai bambini, sanno metterti subito di buon umore!

Ho cominciato con “Cappuccetto Rosso”.

Conoscevano già la storia, ma Cappuccetto ha sempre il suo fascino.

Il racconto, semplice e lineare, ha accompagnato le immagini. Illustrazioni essenziali e pulite dai contorni spessi e ben definiti. Il connubio dei due elementi (testo-immagine) ha captato l’attenzione di tutti. Il punto di forza di questo piccolo albo sono sicuramente le illustrazioni e la cosa che mi piace ancora di più è che non dice tutto, non dicono tutto le immagini e nemmeno il testo lo fa. C’è uno spazio, voluto, lasciato all’immaginazione del piccolo lettore.

Cappuccetto Rosso è la classica fiaba che si sa come va a finire, è una storia già nota, ma per alcuni bambini (o, se vogliamo, “scuole di pensiero”) più sensibili non è il caso di mostrare o raccontare immagini cruente.

A me, personalmente, non piace distorcere le storie… o meglio, se l’obiettivo è l’ironia o inventare un’altra storia, si possono anche cambiare e modificare, ma se l’intenzione è quella di mitigare i significati, anche no.

Il più delle volte quando pensiamo che una storia, un messaggio, un’immagine, una parola siano troppo forti per i bambini in realtà siamo noi stessi ad avere dei “problemi” con quella cosa o magari dei semplici pregiudizi, così vogliamo difendere e proteggere i bambini e proponiamo loro dei surrogati.

Poi abbiamo letto “Io vado”.

Un piccolo uccellino, coraggioso e deciso, lascia il nido e si prepara per un viaggio, un’impresa importante, per cui prima di partire saluta tutti dalla mamma alla sorella, dal nonno allo scoiattolo, dal papà al fratello. Ciascun personaggio dona qualcosa di potenzialmente utile per questo viaggio.

Lo stupore che sortisce la pagina finale è la meta inaspettata… ossia la stanza da bagno! Forse però, pur rappresentando un comportamento tipico di molti bambini, questa ironia è apprezzata più dagli adulti che dai bambini.

Ai piccoli (cioè ai lattanti tra i 12 e i 20 mesi) questo libro è piaciuto perché c’è la mamma, il papà, la nonna, il nonno, ossia le figure familiari importanti, a loro conosciute. Quando vengono nominate, queste destano il loro interesse; “si sentono preparati sull’argomento”. Riescono anche a riprodurle verbalmente ripetendo come un eco quando vengono nominate durante la lettura ad alta voce del libro (ad esempio io leggo: “Mamma, io vado” e loro: “Mamma!”).

In generale i bambini ascoltano la storia con interesse e funziona molto la ripetizione della formula “_nome_, io vado!”. Per i piccoli non sembra esserci un particolare nesso tra le varie scene e quella finale, ma poco importa alla fine l’uccelino va a fare “pipìììììì”.

Ai grandi (cioè ai divezzi, tra i 24 e i 36 mesi) è “piaciuto con riserva”. Fin dall’inizio hanno chiesto “Dove va l’uccellino?”. Poi hanno riconosciuto le varie figure anche quelle non esplicitate come ad esempio la sorella tenendo a specificare “Quella che gli da il libro è la sorellina” e l’immedesimazione è immediata. Incuriositi dalla porticina che entra nell’albero, pronti a scoprire dove porta, esclamano un po’ stupiti e un po’ delusi “Ma va in bagnooo…”. Poi qualcuno ride, qualcuno no. E finalmente qualcuno dice “va a fare la cacca!”. E segue un “a me scappa la cacca!!!”.

“Piccola Orsa” è piaciuto molto ai bambini per la dolcezza del racconto e i toni in bianco e nero delle illustrazioni in carboncino.

Narra dell’incantevole viaggio di Piccola Orsa assieme a Grande Orsa attraverso lo scorrere delle stagioni. Sempre insieme.

Mi ha colpito la domanda quasi immediata di una bambina “Ma Grande Orsa è la mamma?”. I bambini, per quanto piccoli, colgono il nocciolo delle questioni, il cuore della storia, la cosa importante e ne chiedono conferma a te, adulto, con una schiettezza disarmante.

Infine “Aspettami”.

Bello perché rispecchia in tutto e per tutto il pensiero del bambino protagonista della storia. Un bambino di circa un anno e mezzo che rincorre dapprima una farfalla ma proprio quando sta per prenderla vola via, poi una lucertola, un piccione e infine un gatto. Ma mentre dice “Aspettami!” a ciascuno di questi animali subito questi si allontanano. Alla fine è il papà a dirgli “Aspettami!”.

Il punto forza di questo albo è che gli autori mostrano di conoscere bene il lettore a cui è rivolto. Forse solo le illustrazioni non rendono a pieno l’effetto sperato e bisogna un po’ mediarle verbalmente. Ho potuto notare che funziona meglio se proposto con una lettura individuale (Lettura “in poltrona”).

I bimbi riconoscono le braccia del papà e si illuminano loro gli occhi nel vederle e pensare a quando loro salgono sulle spalle del papà. Riuscire a raccontare e quindi a rievocare attraverso l’immagine ciò che i bambini provano concretamente è quantomeno ambizioso. Riuscirci a mio avviso è strepitoso!

Concludendo posso confermare con la mia esperienza che i libri vincitori dei Premio Nati per Leggere funzionano alla grande. Rendono pienamente nella fascia d’età consigliata, ma nulla vieta di sperimentarli anche alle età adiacenti con ottimi risultati. Infine aggiungo che i libri per conoscerli, assaporarli, apprezzarli non basta leggerli una sola volta. E noi al Nido continueremo a leggerli “ancora” e “ancora” come dicono i bambini.

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