Un nido di libri. “Il ciuccio di Nina”

Il ciuccio di Nina

 Età: 1-5 anni

Pagine: 32

Anno: 2003

Editore: Il Castoro

Autore: Christine Naumann-Villemin

Illustrazioni: Marianne Barcilon

Traduzione: Alice Basso

Titolo originale: La tétine de Nina

 

Letture leggere, letture divertenti, letture impegnative, letture ad alta voce, letture animate… sembrerà forse strano ma all’Asilo Nido si legge molto e un po’ di tutto.

 

E oggi voglio raccontarvi “Il ciuccio di Nina”, una “new entry” nella libreria “don’t touch”.

Dovete sapere che abbiamo ben tre librerie al Nido: una ad accesso limitato e due ad accesso libero.

La prima offre un’esposizione di albi molto belli, a cui si può accedere solo previo consenso dell’educatrice o più semplicemente, come solitamente accade, i bimbi scelgono il libro che l’educatrice leggerà ad alta voce.

La seconda e la terza sono invece ad accesso libero e i libri cartonati, più o meno di qualità, sono a disposizione dei bambini.

 

Si può educare all’approccio al libro. Un bambino che non ha dimestichezza con un blocco di pagine, più o meno consistenti, rilegate assieme, inizialmente ne farà un uso improprio…

Ecco un breve elenco di “usi impropri” del libro che mi è capitato di vedere con i miei occhi:

  • libro: comodissimo oggetto che se posto sopra a un paio di suoi simili può essere utilizzato come sgabello per elevarsi in altezza e raggiungere la mensola (fuuuurbi i bambini);
  • libro: oggetto contundente usato spesso per la legittima difesa o come primordiale frisbee;
  • libro: comoda seggiolina bassa sulla quale sedersi per riposare;
  • libro: oggetto raffigurante immagini, piacevole da strappare con effetto antistress;
  • libro: oggetto che posto perpendicolare al pavimento e messo in equilibrio leggermente aperto può creare una magnifica galleria per treni o macchinine.

Come si educa all’approccio al libro?

È un processo graduale, che avviene per imitazione.

Se i bambini vedono l’adulto leggere anche loro vorranno leggere. Se l’adulto leggerà assieme a loro leggeranno ancora più volentieri.

Come?

Scegliendo un libro e trattandolo con cura perché i libri sono delicati e, come i fiori, più sono belli, più sono preziosi, più vanno trattati con cura.

Ecco allora motivata la ragione per cui i libri situati nella libreria “don’t touch” non possono esser presi liberamente. Ovviamente data la regola e spiegate le ragioni i bambini serenamente la interiorizzano (magari qualcuno ha i tempi un po’ più lunghi…) e la rispettano.

 

Ma veniamo al libro…

Il ciuccio di Nina” lo leggevo una decina di anni fa, quando la Biblioteca “L. Bettini” (Biblioteca Pedagogica Comunale del centro storico di Venezia) offriva la possibilità di prendere in prestito ben venticinque libri a educatrice per un anno intero. Al Nido avevamo così allestito una piccola, ma ben fornita, biblioteca interna con prestito nel weekend: ciascun bambino portava a casa un libro da leggere assieme a mamma e papà, un’occasione speciale per ricavarsi del tempo e creare una relazione esclusiva tra genitori e figli e, allo stesso tempo, un ponte tra nido e casa, una preziosa opportunità di alleanza educativa.

“Il ciuccio di Nina” era tra i libri più gettonati ma avevo rimosso i suoi strabilianti effetti!!!

L’altro giorno è arrivata al Nido la mia collega con il “suo” nuovo acquisto – “Il ciuccio di Nina”, appunto – dicendo: “Questo non può mancare nella nostra libreria”. Così ho cominciato a leggerlo.

Incredibile come certi albi funzionino da subito, dalla prima volta che li leggi… i bambini erano tutti zitti, a bocca aperta… stupendo!

“Il ciuccio di Nina” racconta di Nina, una bambina dal carattere forte e deciso che fa un uso smoderato del ciuccio. La mamma in vista dell’autonomia di sua figlia le pone una domanda più che lecita “Quando smetterai di tenere sempre quel ciuccio?” e la risposta di Nina non ammette repliche “Mai!”. Così la mamma le pone diverse ipotesi in vista futura a lungo termine: quando andrà a spasso, quando andrà in piscina, quando sarà grande e andrà a lavorare, quando si sposerà. Dopodiché Nina va a passeggio e incontra il lupo. Il lupo è affamato e non ha certo buone intenzioni nei confronti di Nina: diciamolo, intende proprio mangiarsela. Nina tuttavia non coglie alcun pericolo nella situazione: si rende conto che questo lupo è un po’ troppo aggressivo e… ha bisogno di calmarsi un po’ e rappacificarsi con il mondo (non a caso il “ciuccio” in inglese si chiama “pacifier”). Pertanto le offre il suo ciuccio. Subito il lupo si quieta e se ne va. Nina torna a casa e la mamma nota subito che è senza ciuccio e le chiede preoccupata che fine ha fatto temendo di dovergliene prendere un altro. Ma Nina la rassicura spiegandole di averlo dato a qualcuno he aveva più bisogno di lei.

Perché piace ai bambini?

Principalmente piace perché fa ridere, è ironico e per “qualcuno” autoironico. Va detto però che, al contrario di quanto un adulto potrebbe aspettarsi o in alcuni casi auspichi, tendenzialmente i bambini non la prendano sul personale.

Per loro “Il ciuccio di Nina” è un libro spassoso, una storia di ciucci e lupi, nulla a che fare con loro. Fa loro ridere il linguaggio usato quando parla Nina simulando le parole distorte dal ciuccio in bocca (es. “immerfioni” anziché “immersioni”). Ridono perché Nina fa anche i tuffi con il ciuccio. Alcune bambine si identificano con la sposa e, cosa tenera e curiosa (a confermare le teorie del buon Freud), l’uomo vicino a Nina vestita da sposa non né è il marito né il “principe azzurro” ma, dicono, il papà.

Adorano la scena in cui il lupo è illustrato tutto intero su fondo nero e sbraita contro la bambina con una rabbia inaudita e la calma assoluta della pagina seguente in cui Nina caccia il ciuccio in bocca al lupo. Infine la parte conclusiva in cui Nina racconta alla mamma di aver dato il ciuccio a chi ne aveva più bisogno. L’autore lasciando spazio all’immaginazione non specifica a chi ma i bambini ci tengono a specificare la risposta ad alta voce: “il LUPOOO!!!”. L’hanno capito e ne vanno fieri!

 

Per concludere mi permetto di aggiungere solo una considerazione sulle illustrazioni che danno ampio spazio ai protagonisti e ne evidenziano le ombre.

Nelle pagine in cui Nina viene proiettata nel futuro l’illustrazione si espande in doppia pagina per rendere l’effetto del pensiero. Le immagini sono molto realistiche anche se a metà albo si varca la soglia da realtà a fantasia. Questo mi piace perché rappresenta a pieno il mondo del bambino di questa età dove la soglia tra reale e fantastico è una linea sfumata e non un confine netto. Ecco allora che il connubio ciuccio-lupo risulta efficace, unisce reale e fantastico con ironia. Mette assieme un oggetto a cui molti bambini sono morbosamente legati con un animale che temono ma allo stesso tempo li affascina. Anche il linguaggio narrativo utilizzato è perfettamente adeguato, sia per quanto riguarda i toni tipici dei bambini, sia i toni di ammonizione utilizzati solitamente dalle mamme.

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