Niente di niente.

Niente.

Ma proprio niente.

Niente di niente.

Questa mattina mi sono svegliata prestissimo e tra caffè, chat, messaggi e lavatrici ( un giorno che sembrava un giorno qualunque, niente in più, invece…) ho scoperto un altro libro bellissimo di Yael Frankel che conosciamo grazie al suo libro Il buco, recensito qui.


Niente di niente ( Nada de nada, Yael Frankel) Ed. KITE, è la storia di una pietra alla quale non succede niente. Nessuno la guarda, non ha amici, né mamma né papà, né giochi né divertimenti, insomma niente. Non mangia, non sente né freddo né caldo né niente, non cammina, non va né a teatro né al parco, non si muove, insomma non fa niente. Ma proprio niente. Nada de nada.
C’è anche un bambino al quale come alla pietra non succede niente. Niente in primavera e niente in autunno, niente di niente. Che il bambino del libro non abbia invece niente da raccontare, questo non mi pare. Infatti le immagini di Yael Frankel ci svelano un mondo tenero fatto di figure geometriche quasi elementari che come sagome sospese addobbano con silenzio e solitudine. Quali siano i piaceri di questo bambino, i suoi fastidi, i suoi timori, la sua rabbia, i suoi sogni questo non lo sappiamo perché come perfettamente sostenibile dalle parole che si ripetono: al bambino non succede niente, ma proprio niente, niente di niente.
Verso il finale del libro accade qualcosa, la pietra e il bambino si incontrano a causa di un evento in apparenza sfortunato ( il bambino inciampa nella pietra) e niente sarà come prima. Una veduta alle ultime pagine del libro ed ecco che troviamo il bambino che ha preso in mano la pietra e… Il blu infiamma la illustrazione finale è afferma la bellezza del loro incontro.
L’incontro con l’altro è un argomento ricorrente nei libri della autrice.

Ma non sempre, come accade in questa storia, l’universo complotta a nostro favore facendoci inciampare nelle cose, tante volte bisogna impegnarsi nel far sí che qualcosa accada.

Ma come?

Penso al magnifico libro Rimanere  di Gek Tessaro, Carthusia Edizioni.


Far sì che qualcosa accada vuol dire soffermarsi, guardare il mondo con più attenzione, cogliere un piccolo dettaglio, concedersi tutto il tempo di vederlo, rimanere.
Nel mio laboratorio “Esploratori della Natura Selvaggia” al Museo di Storia Naturale di Venezia mi soffermavo a lungo sulla pratica concreta del “rimanere” come requisito indispensabile per diventare un vero e proprio esploratore, capace di osservare e scoprire delle cose.
Superbo è stato per me, e per ogni piccolo aspirante esploratore, il suggerimento di Gek Tessaro nel suo libro, appunto, Rimanere. Il nostro sguardo è spesso superficiale e frettoloso, si presume che quel che ci entra dentro gli occhi sia facilmente recepito, capito, compreso. In realtà quel che facciamo per lo più è dare un’occhiata in giro. Va a finire che, con atteggiamenti piuttosto preventivi dei pericoli, semplicemente guardiamo per non sbattere sui muri. “Se invece vogliamo vedere davvero, incontrare, fare esperienza, è necessario un’osservazione attenta ed una misura di tempo da poter dedicare. Occorre rimanere.”

Ma come? A testa in giù, seduti, sulla punta dei piedi, strizzando un occhio, pensierosi o commossi, per scelta, mai obbligati. Un osservare lungo che somiglia all’attesa e che con tutti i sensi, orecchie, naso, bocca, occhi, mani, va molto lontano.
“In ogni momento, dovunque tu sia esistono centinaia di cose interessanti intorno a te, che vale la pena scoprire, documentare. Cari bambini, osservate il mondo con più attenzione! Diventate Esploratori !” – così concludevo il laboratorio.
Traggo ispirazione da Gli uccelli, di Zullo e Albertine, Topipittori, per proseguire:
“Perché quello che potrebbe sembrare un oggetto qualunque potrebbe nascondere un qualcosa in più, solo un piccolo dettaglio minuscolo. Di solito non si fa caso. Perché un piccolo dettaglio non è fatto per essere notato, ma per essere scoperto”.

E questo lo sanno bene gli esploratori.
Mi mancavano all’appello questi due altri libri straordinari: Gli uccelli e Niente di niente.

Per dire che un piccolo dettaglio è un tesoro, un vero e proprio tesoro che può illuminare la giornata, può cambiare il mondo.
E che la vita senza questi tesori, per chi si concede tutto il tempo di scoprirli, di incontrarli, è proprio niente. Niente di niente.

La strada che non andava in nessun posto, Favole al telefono, Gianni Rodari
Rimanere, Gek Tessaro, Carthusia Edizioni.
Gli uccelli, Zullo-Albertine, Topipittori
Niente di niente, Yael Frankel, KITE.

Questo post è di Sabrina Cardi, amica e testa fiorita che ringrazio per aver condiviso alcuni dei suoi semi.

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