Silent book al gruppo di lettura “Libro peloso”

David Merveille, Il pappagallo di Monsieur Hulot,

Tema di gennaio al gruppo di lettura “Libro peloso” in biblioteca Bettini sono stati i SILENT BOOK, gli albi senza parole, quelli con solo illustrazioni che tanto fanno impazzire i catalogatori. Dove andrà messo un silent book? In narrativa, tra i primi libri, da che età?
Non credo ci sia risposta a queste domande per il semplice fatto che il silent non è un genere letterario ma una tipologia narrativa in quanto tale attraversa ogni genere ed ogni età, è per questo che assai saggiamente in Bettini hanno deciso di creare un apposito scaffale con un nuovo simbolo da aggiungere ai normali celbiv.

Il silent book è di per sè un ossimoro, ovvero un qualcosa che nel nome nega la sua stessa essenza perchè innanzitutto è un libro, cioè il luogo per eccellenza da cui da secoli si conservano parole, e poi perchè in realtà per raccontare un libro senza parole ce ne vogliono tante ed ogni volta diverse che nessuna scrittura potrebbe eguagliare.

Questo albi ci dimostrano dove possono arrivare l’illustrazione e la grafica senza il potere del linguaggio verbale…possono spingersi molto più in là riempiendo quegli spazi e quei luoghi che le parole necessariamente lasciano al loro passaggio e anche solo nella loro scrittura grafica.

Se è vero che il linguaggio verbale esiste là dove il silenzio si rompe, ovvero là dove si sceglie di dare una forma e una parola definite a ciò che vogliamo dire lasciando per ciò stesso inespresse tutte le altre infinite possibilità di espressione, gli albi senza parole fanno esattamente l’opposto lasciandoci liberi di dare al silenzio tutte le parole che vogliamo senza definirle una volta per tutte.

Si potrebbe obiettare che anche la scelta di un’illustrazione esclude di per sé le infinite possibilità di scelte illustrative alternative. Verissimo, a dimostrazione che anche il linguaggio grafico ed iconografico sono linguaggi a tutti gli effetti intagliati nelle infinite possibilità dell’esistente.

“Di ciò di cui non si può parlare si deve tacere”, recita l’ultima proposizione del Tractatus di Witgenstein, forse la filosofia dei silent book potrebbe sintetizzarsi in
“Ciò di cui non si può parlare può essere illustrato”.

Al prossimo post il funzionamento e l’importanza degli albi senza parole!

Questi incontri del libro peloso si fanno sempre più interessanti, il gruppo si affiata e maneggiando anche meglio gli strumenti che via via andiamo analizzando la discussione vale davvero la pena di dedicarsi due ore il terzo sabato del mese!
Il prossimo incontro sarà il 24 febbraio con un tema incredibile….la sedia, avete ben un mese per sbizzarrirvi in cerca storie con sedie o rappresentazioni iconografiche di sede e troni di ogni genere!

Piccola  bibliografia non ragionata anche se su alcuni singoli albi spero di ritornare più in là.

Telefono senza fili, Gallicci, 2014.

Il viaggio, Feltrinelli, 2014.

 

Il mare, LO edizioni.

IL bradipo dormiglione, Terre di mezzo (e la bella collana di piccoli senza parole). 

– Susy Lee, Ombra, Corraini.

 

– Iela Mari, Animali nel prato, Babalibri.

–  Molly Idle, Flora e il fenicottero, Gallucci.

– Gabrielle Vincent, Un giorno un cane, Gallucci

– Iela Mari, Mangia che ti mangio, Babalibri

 

– Iela Mari, Il palloncino rosso, Babalibri.

– Monique Felix, C’era una volta un topo chiuso in un libro 
e il suo sequel… Seconda storia di un topo chiuso in un libro 

– Van Ommen, Il regalo, Lemniscat.

– Martin Vidal, Little red,Logos

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