“La sedia blu”: l’apparenza inganna
Dedicherei La sedia blu, capolavoro di Claude Boujon, edito da Babalibri, a tutti i bambini e le bambine, naturalmente, che vorrei lo incontrassero a frotte, ma anche a tutti quegli adulti (la maggior parte temo) che hanno dimenticato cosa voglia dire giocare, immaginare e, in una parola, pensare con la propria testa.
Bruscolo e Botolo passeggiano nel deserto
“non c’è molta gente” disse Bruscolo,
“E’ un vero deserto”, borbottò Botolo che amava la precisione
… quando da lontano compare qualcosa di nuovo… una sedia…una sedia blu per la precisione, che in un attimo diventa tutto ciò che serve per giocare e divertirsi.
Quante cose può essere una sedia?
un nascondiglio,
un banco di un negozio,
un aeroplano,
una attrezzo per le acrobazie…..
Va tutto bene fino a quando non li scorge da lontano un camelide che urlando li richiama alla realtà e spiega:
Una sedia è fatta per sedersi!
E dando prova della sua saggezza, o meglio della sua ottusità, si siede per non rialzarsi più.
Fine del gioco per Botolo e Bruscolo che indignati se ne vanno:
” -Andiamocene -, disse Bruscolo all’amico, – questo cammello non ha nessuna immaginazione. –
-Oltretutto non è neanche un cammello, è un dromedario. Ha una gobba sola! – aggiunse botolo che amava la precisione”.
Morale della favola? Ricordarci che una “sedia è qualcosa di magico. Si può trasformare in qualsiasi cosa si [voglia]”, di qualsiasi colore sia, aggiungerei.
La sedia blu di è un libro che ho sempre nel cuore ed è l’esempio perfetto della differenza tra letteratura e didatticismo: è divertente, è realistico (nel senso migliore del termine: dà spunti di gioco) e soprattutto perché insegna senza lezioni la differenza tra la precisione che vive di immaginazione e la pedanteria ottusa…
Dal giorno in cui abbiamo avuto la fortuna di incontrare questo bellissimo albo un nuovo lemma si è aggiunto al nostro lessico familiare:
Camelide: essere (generalmente umano) privo di immaginazione.