A cosa servono i libri. Ovvero la lettura per i più piccoli
Spesso mi capita di sentire o di leggere commenti di genitori che constatano il disinteresse da parte dei propri figli (penso a quelli molto piccoli, diciamo alla fascia 0-3 se proprio vogliamo individuarla) per i libri e la lettura, talvolta con rammarico, tal’altra con la falsa consapevolezza che “queste non sono cose da bambini piccoli”. Mi sono sempre domandata in che cosa il ragionamento non filava, qual era la nota stonata e poi ho capito: l’errore sta nel punto di vista. La considerazione viene fatta ovviamente da adulti, magari lettori, magari amanti dei libri, ma, appunto, adulti; ma qual è il punto di vista di un bambino molto piccolo in proposito?
Un bambino che usa il libro come lecca-lecca o come muro per una casa, o che legge al contrario “disubbidisce” alle regole della buona lettura? Tutt’altro!
Credo che la cosa fondamentale sia che il libro entri nell’orizzonte visivo e ludico del bambino, che questi possa farne esperienza fisica, direi empirica; che ne possa sperimentale la straordinaria duttilità in qualità di oggetto in grado di farci conoscere il mondo con le sue immagini e parole ma anche, e in questa fase forse soprattutto, con la sua fisicità.
Certo la concentrazione è importante e poche cose aiutano di più a svilupparla che l’abitudine ad ascoltare storie, a sedersi e sfogliare in cerca dei dettagli, a memorizzare interi libri, tuttavia ogni bambino ci arriva a suo tempo e con un suo modo; qualcuno magari lo farà anche grazie all’esempio di altri bambini, o dei genitori, qualcun’altro invece proprio dopo aver esperito tutte le possibilità fisiche e pratiche offertigli dall’oggetto libro.
L’importante è non demordere, non rimandare pensando che il bambino non sia pronto…ma pronto per cosa? Per quello che vogliamo noi, non certo per ciò che a lui serve per costruire la propria personalità e competenza!
Qualche giorno fa un bel post di Milkbook mostrava delle bellissime immagini di bambini immersi nella lettura in posti a dir poco inconsueti (ai nostri occhi), si può cadere in un libro, come l’Alice di Rodari, in ogni luogo e, aggiungerei, in ogni modo. Che senso ha riprendere un cucciolo di un anno perché sta sfogliando il suo libro preferito al rovescio? beato lui che ci vede qualcosa di interessante anche così! Poi di sicuro arriverà a chiederci di leggerlo e allora sì, gli mostreremo il dritto. Perché alcuni piccoli corrono a vedere la fine della storia? Ecco, questo forse vale la pensa domandarselo, forse cercano la catarsi, la rassicurazione che tutto va bene e in questo momento magari non reggono la tensione (pensiamola sempre dal suo punto di vista e non dal nostro!) della narrazione, pazienza, sbirceranno la fine e poi torneranno a chiederci di riprendere la storia con animo più sereno.
Allora? Come ci si comporta?
Con cura,
pazienza
senza fare troppo i camelidi (per la spiegazione di questo straordinario termine rimando al mio post l’apparenza inganna)
ricercando in noi quell’orecchio acerbo che pure da qualche parte si deve essere nascosto
e soprattutto proponendo libri di ottima qualità!!!
Credo che anche per un mini-micro lettore possano e debbano essere rispettati i diritti enunciati da Daniel Pennac (in Come un romanzo, Feltrinelli, 2000): anche se facciamo una fatica bestiale a riconoscerlo il bambino è competente! A noi sta creargli il contesto adeguato!
Alessandro Sanna, Castelli di libri, Franco Cosimo Panini. |
Buona lettura!