“Che cos’è un bambino?” di Beatrice d’Alemagna
Ecco, se uno pensa ad un classico degli albi illustrati secondo me con buona probabilità sta pensando a questo libro: in Che cos’è un bambino di Beatrice Alemagna, edito da Topipittori c’è tutto. Lei è una grandissima illustratrice, il libro è, per l’appunto, ormai un classico, e allora perché tornarci su e ribadire il noto?
Forse anche perché questo libro, come ogni grande libro, parla a ciascuno di noi di cose diverse, diciamo che funziona un po ‘ come uno specchio in cui il genitore, o l’adulto che lo legge, si ritrova perfettamente nelle sue manie, nel suo essere stato bambino e nella scoperta di quale adulto sia diventato; d’altra parte il bambino vi si riconosce a propria volta in tutte le tipologie esistenti, tutte degne della felicità di essere tali, tutte vere ciascuna al pari delle altre.
Il titolo Che cos’è un bambino già semanticamente è di per sé strano, se ci pensiamo, perché non CHI è un bambino? La scelta mi pare chiara, l’autrice ha voluto rifarsi alle enciclopedie, intercettare le tipologie dell’esistente del mondo dell’infanzia, dai cani gialli (o qualunque tipo di pezzetta-nanna esista) ai bambini moccolosi, a quelli sulla sedia a rotelle (e già ci sono anche loro nel normale apparato dell’esistente e nessun bambino lo noterà se non glielo farete notare), da quelli con l’apparecchio ai denti, a quelli che non vedono l’ora di crescere per diventare….l’adulto che gli sta leggendo i libri.
No, un attimo, allora il libro può essere letto anche al contrario, mostrarci il “bestiario” degli adulti, che piangono di rado e solitamente senza farsi vedere, di quelli che vorrebbero tornare bambini e di coloro che non cresceranno mai e si commuoveranno per un fiocco di neve.
Io da che parte sto? Tu da che parte stai?
Io amo incondizionatamente ogni bambino mi capiti a tiro, e anche quelli che non mi capitano, avevo un lupo come cane giallo, sono contenta di essere cresciuta ma, come forse avrete capito dalle Teste fiorite, mi tengo aggrappata al mio “orecchio acerbo” a quella bambina che c’è ancora e che mi permette di ascoltare ancora i bambini “con gli occhi sgranati” come dice Alemagna, perché ricordo di esser stata dall’altro lato dello specchio.
Qualunque bambino abbiate davanti, qualunque bambino siate stati, un bambino è qualcosa che dura solo per un po’ e poi di colpo cambia, ma quel po’ lo influenzerà per tutta la vita!
Devo ammettere che i miei figli non riescono ad amare questo libro, nonostante io glielo riproponga spesso, Rimangono come inquietati o infastiditi. Io invece lo leggo e lo rileggo spesso, mi aiuta nel mestiere di mamma, mi aiuta a ritrovare la prospettiva dei bambini che spesso nel quotidiano sembro perdere per strada. Questo libro mi riporta invece con i piedi ben saldi per terra. E il lavoro di mamma scivola di nuovo liscio liscio…