“Mi scusi, per trovare Dio? domandò il piccolo maialino”
![]() |
Michael Schmidt-Salomon e Helge Nyncke, “Mi scusi, per trovare Dio?”, domandò il maialino, Asterios, 2008. |
Quando durante il bellissimo convegno Albi illustrati e animazione alla lettura tenutosi un mesetto fa qui a Venezia Livio Sossi nominò questo libro le mie antenne si rizzarono…ne parlò, come di fatto è, dell’unico albo illustrato sull’ateismo mai pubblicato in Italia e francamente credo in Europa almeno.
Non ho potuto resistere, da laica assoluta che da 9 anni lavora con l’ebraismo e che ha per passione a che fare con la letteratura per l’infanzia, dovevo assolutamente avere quel libro!
Oggi l’ho avuto, l’ho letto avidamente, più volte e sono rimasta molto perplessa sul raccontarvelo o meno poi mi sono detta che, come ci ha ricordato il professor Sossi, la cosa più importante è far girare le informazioni anche se a volte non è facile come sembra.
Dunque, partiamo dall’inizio: questo piccolo albo, dalla grafica e dall’impostazione classica, è uscito in Germania nel 2007 ed ha scatenato un putiferio tale che il Ministro tedesco per la famiglia ne chiede la messa al bando, fortunatamente l’epoca della messa all’indice dei libri è passata (non da molto, ma passata) e un grosso movimento di scrittori, lettori, pedagogisti, filosofi, psicologi ecc. al motto di “Salvate il piccolo maialino” (che sembra uno slogan del movimento vegetariano) è fortunatamente riuscito a salvare il libro dall’oblio.
In Italia l’albo approda un anno dopo nel 2008, grazie ad un piccolo ma storico editore Triestino Aterios che si occupa generalmente di saggi di natura filosofica, economica, religiosa ecc. ma che per questo albo illustrato per bambini decide di fare un eccezione. Operazione rischiosa, almeno dal punto di vista commerciale, nella cattolicissima Italia in cui già il laicismo delle istituzioni ci crea grossi problemi, figuriamoci i libri sull’ateismo rivolti ai bambini!
Grande merito dunque al coraggio e all’importanza di questa scelta, nessun libro deve essere bandito, se di qualità, e questo indubbiamente lo è, tra i suoi meriti, non ultimo l’unicità.
La storia ci racconta di due inseparabili e felici amici Maialino e Riccio che un giorno incuriositi da una scritta che trovano attaccata alla loro casa e che recita “A chi non conosce Dio manca qualcosa” decidono di mettersi in marcia alla ricerca di Dio perché non vogliono farsi mancare proprio nulla! Si incamminano e si imbattono in 3 luoghi sacri con 3 relativi rappresentanti del culto delle religioni monoteiste, un rabbino, un vescovo e un muftì. Ne sentono di tutti i colori, il maialino e il riccio, e rischiano anche la pelle con le loro domande e soprattutto commenti ingenui e sacrileghi. Scappano a casa e concludono che quello che manca a chi non ha Dio è la paura e che di quella, possono farne ben volentieri a meno, e il manifesto diventa tanti piccoli aerei di carta.
Cosa non mi è piaciuto di questa pur meritevole e coraggiosa pubblicazione: il fatto che vuole dire ai bambini la verità sulle religioni (la verità degli atei, s’intende) e dire loro che si può essere felici anche senza dogmi, verità rivelate e pensieri stereotipati (e questo mi va benissimo), ma lo fa scegliendo una strada fortemente stereotipata. Rabbini come quello che incontra il maialino sono davvero rari, il vescovo grasso e l’impressione provata dai protagonisti davanti del sangue di Cristo odorano un po’ di cliché come il ritratto del muftì.
Ai bambini bisogna dire tutto! Anche la laicità, anche l’ateismo (non bisogna certo convincermi di questo) ma demonizzare in maniera stereotipata le religioni non mi pare il modo migliore per convincerli, condiziona una scelta, non la permette. Uno dei grandi limiti delle religioni, mi è sempre parso, è che nel considerarsi portatori della verità rivelata snobbassero gli altri, di altre religioni o atei che fossero, qui si fa il contrario, nel farsi portatori della verità razionale si scrive un libro “per quelli che non se la bevono”, insomma si usa in sostanza lo stesso linguaggio, e non mi è piaciuto, siamo scesi allo stesso livello…forse si poteva fare di più….osare un approccio più…alto benché diretto, umoristico ma non denigratorio.
Quanto all’ultima pagina in cui tutti gli uomini e le donne, religiosi e non, vengono rappresentati letteralmente a nudo sotto la rima del post scrictum “[…] Le fedi sulla terra son presenti / sono misera magia,chiacchiere suadenti. / “Scimmie nude” lo siamo tutti in fondo / anche i rabbini, i muftì, e tutti i preti del mondo / solo che lori ai fantasmi devono credere e i loro abiti fanno, invero, un po’ ridere […]”, l’unico pensiero positivo che mi fa venire in mente, invece, e che sottoscrivo in toto è una battuta di Quando la moglie è in vacanza di Billy Wilder pronunciata all’inizio del film dalla cameriera militante del movimento nudista:
Gli abiti sono il nemico! Senza abiti non ci sarebbero malattie né guerre, provi, signore, a immaginare due grandi armate sul campo di battaglia senza uniformi, completamente nude, chi distingue l’amico dal nemico? Tutti amici!
Che la soluzione sia davvero stare nudi?