“Il treno di Bogotà” di Roberto Piumini

In tempi di Frecceargento e bianche e rosse e conigli Italo che corrono velocissimi leggere di un treno capace di sentire il piccolo freno di un desiderio è qualcosa di impagabile.

Il treno di Bogotà  -scritto da Roberto Piumini, illustrato da Cristina Solè e Gisela Voloria ed edito dalle Nuove edizioni Romane – ha un formato caratteristico che indubbiamente contribuisce alla bellezza del racconto, si tratta infatti di un libro lungo e stretto a fisarmonica in cui ogni lato è un vagone che si alza e sotto mostra l’illustrazione del passeggero e la storia del suo desiderio “frenante”. Piumini spesso ha collaborato con questa storica casa editrice che non poco ha contribuito alla storia dell’editoria per l’infanzia dagli anni Settanta ad oggi.

Piumini, poi diventato uno dei maggiori scrittori per bambini e ragazzi italiani, ha addirittura esordito nella casa editrice di Gabrielle Armando e se volete sapere com’è andata e capire qualcosa in più di questo originale marchio editoriale vi consiglio il contributo della  stessa Armando, fondatrice delle Nuove edizioni Romane, in I nostri anni 70 libri per ragazzi in Italia edito da Corraini qualche mese fa.

Narra la storia che un giorno si mosse dalla stazione di Bogotà, in maniera del tutto imprevista, un treno di 10 vagoni senza cartelli di destinazione. Questa specificazione dei cartelli potrebbe sembrare oziosa qui come nella narrazione e invece il segreto di questo piccolo miracolo della narrativa di Piumini sta proprio lì. Il treno di Bogotà non può avere una destinazione perché ne ha almeno uno per ogni suo passeggero, la sua dote è quella di sentire i desideri, di percepire i moti dell’animo di chi sta sopra di lui e di assecondarli lasciando ogni vagone in un punto diverso, esattamente lì dove il suo essere lo fa frenare un po’ rispetto agli altri. I pescatori vicino al mare, il vagone pauroso fuori dalla galleria, i golosi di ciliegie vicino ai campi di ciliegie e via dicendo.
Generoso ed altruista il treno rinuncia volentieri dopo un piccolo richiamo fischiato ad una parte di sé per consentirle piena autonomia, non si dispiace né si ferma, piuttosto sappiamo che prima o poi il treno ripasserà per Bogotà a prendere altri vagoni che lo aspettano “perché il mondo è tondo e perché è il treno della libertà”. Il piccolo treno di Bogotà realizza i desideri di ciascuno dei suoi vagoni!

E voi su che vagone vorreste salire? Io indubbiamente su quello dei mangiatori di ciliegie!

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