“L’Ultimo elfo” di Silvana De Mari
L’Ultimo elfo di Silvana de Mari ha ormai 10 anni, il suo successo è stato planetario ed è un fantasy.
Sì, senza ombra di dubbio fantasy.
Strano, avrei giurato che non sopporto i libri fantasy….quante cose si scoprono è?! Non c’è niente da fare un grande libro è tale qualsiasi cosa ci racconti perché…forse più che la storia in sé ciò che fa la grandezza della narrazione è il modo di raccontare e la lingua, poi una volta tanto ci possiamo godere un bel testo in lingua originale senza il filtro traditore delle traduzioni!
Per una volta sono caduta risucchiata dal racconto di elfi e draghi, letteralmente risucchiata, la storia complicata e ricchissima di colpi di scena ha una facilità di lettura straordinaria. Poche righe e la credulità è bella che sospesa in un mondo altro, che però sa proprio di mondo…nostro anzi di storia, anzi di Storia con la S maiuscola. Per una volta mi convince ciecamente la teoria degli scrittori di fantasy secondo cui questo genere è un filtro perfetto per parlare ai ragazzi in maniera diretta ed efficace del loro mondo interiore, e anche di quello esteriore (non per niente Silvana De Mari si occupa anche di psicoterapia).
Molti e diversi sono i libri per ragazzi di buon livello, per qualsiasi età e genere, ma davvero rari sono quelli in cui la mano dello scrittore diventa tutt’uno con la narrazione, la vera leggerezza di penna dietro cui solitamente si cela perfettamente un interminabile lavoro di limatura. In questo caso poi il continuo spostamento dei punti di vista crea uno straordinario effetto di straniamento tale per cui brani di storia si ripetono ma visti da diverse angolature, tutto cambia, la storia, il senso e il punto di vista.
L’ultimo elfo è puro piacere della lettura nonché una fonte di conoscenza, delle lingue runiche, del mondo degli elfi, della capacità dell’uomo di infierire sui suoi simili (questa in realtà la conosciamo bene, specie in questi giorni in cui la follia del terrorismo imperversa), e soprattutto dei draghi: ma voi lo sapete che il drago alla fine della propria vita cova un uovo per 13 anni durante i quali sta immobile a farsi leggere storie d’amore posticce per poter passare tutta la sua infinita conoscenza e sapienza al nascituro tramite il guscio? Pazzesco, è proprio vero che l’unico aggettivo per il drago è magnifico e, aggiungo io, sorprendente.
Tutto ciò che appare ribalta la sua essenza, la vita e l’amore per la vita contro ogni forma di oppressione sono l’essenza profonda di questa storia di cui, come avrete capito, non ho alcuna intenzione di svelarvi la trama che vale la pena essere letteralmente scoperta pagina per pagina. Proponete questo libro a qualsiasi ragazzo o ragazza dai 10 anni d’età e vedrete che Yorsh se lo porterà come un pifferaio magico nel regno della lettura esattamente come guida il suo seguito senza piffero ma con le fiabe.
“Il nostro destino è quello che noi vogliamo, non quello che è stato inciso nella pietra, è la nostra vita, non il sogno sognato da altri”.