“Improvviso scherzo notturno”
“Se Bartolomeo Cristofori non avesse inventato l’Arpicembalo col Piano e Forte, nessun viaggio avrebbe senso. Lo penso ogni volta che accendo il camion.”
Come premessa per un libro che si dichiara sin dal sottotitolo un “viaggio nella musica di Fryderyk Chopin” non è male: il riferimento dotto all’Arpicembalo di Cristofori come specie di metonimia del pianoforte c’è e il viaggio anche, solo una cosa manca: Chopin, e una stona: il camion.
Se avete notato queste due “dissonanze” vuol dire che in questo libro non avete ancora avuto modo di cadere a capofitto altrimenti sapreste che il protagonista di questa storia non è il grande pianista polacco – ingenui! – bensì un camionista, forse un po’ sui generis, forse particolarmente romantico se non altro in fatto di gusti musicali, ma un vero camionista che trasporta grossi rimorchi in giro per l’Europa. Quando si apre la narrazione, apparentemente ex abrupto (dovrete arrivare alle ultime pagine per scoprire che l’apparenza inganna più di quanto non sembri, più di quanto abbiate immaginato), il protagonista camionista narratore in prima persona è in viaggio da Varsavia a Parigi, questa volta ha con sé un trasporto speciale: un pianoforte. Un pianoforte come quelli che ascolta alla radio ininterrottamente durante i suoi viaggi, solo che questo è imballato e muto. O forse no?
Forse no. Inspiegabilmente un uomo infreddolito è riuscito ad entrare nel rimorchio del camion e…. non ha resistito, si è messo a suonare. Il suo nome è Fryederyk e due cose sole lo caratterizzano subito: l’essere un compositore e, soprattutto, la malinconia, minimo comun denominatore della vita e della musica di questo emaciato, tisico, fantasmagorico subdolo autostoppista che accompagnerà il protagonista dalla Polonia alla Francia.
Piano piano i due uomini si svelano l’uno all’altro, scopriranno, e noi con loro, che il pianoforte ed il camion hanno più cose in comune di quanto avremmo mai potuto supporre, il doppio scappamento, per esempio (e se come me non avete la più pallida idea di cosa sia…quanto meno per un camion, andate a pagina 77 del libro!). Non vi svelerò cosa i due protagonisti vivono e nemmeno i colpi di scena che trapuntano la narrazione perché certi piaceri non si possono frustrare. Questo è un libro che va semplicemente gustato lasciandosi sopraffare dalla più assoluta sospensione dell’incredulità.
Ho avuto questo libro in mano 2 giorni fa, ero in libreria, a lavoro, l’ho preso e non l’ho più lasciato, un’ora dopo l’avevo finito e da allora sto cercando il modo per dirvi quanto è bello questo libro che ha delle caratteristiche anche estetiche e sinestetiche di estrema raffinatezza.
Già, adesso che ci penso forse se provo a dire che è un libro sinestetico non mi allontano troppo da quello che spererei di dire: scrittura, illustrazione e musica si fondono, confondono e completano aggiungendo un “senso” in più alla caratteristiche di un buon libro illustrato. In questo caso le illustrazioni di Pia Valntinis, sempre discrete ma pungenti, danno il loro meglio, con il suo tipico tratto “disegnato”, se così si può dire, accosta alla narrazione un’interpretazione sottile, mai stucchevole, a volte stupefacente ma in maniera del tutto pacata, a tratti melanconica, mai stonata (ed è il caso di dirlo).
La cura direi quasi maniacale dell’oggetto libro, tipica delle edizioni palermitane rueBallu, racchiude perfettamente scrittura e illustrazione con dettagli esteriori e interni non secondari nella resa sinestetica del racconto: innanzitutto la carta raffinata e bellissima al tatto e dall’odore di stampa inconfondibile, l’elastico che chiude il libro come se fosse il diario del camionista, come in effetti in qualche modo è, infine il segnalibro, della stessa grana della carta della copertina e con ripresa una delle illustrazioni della
Valentinis questa.
Superato il piacere feticistico del libro apriamo il libro e scopriamo che la pagina che separa un capitolo dall’altro, ciascuna di un colore diverso, oltre al numero e al titolo del capitolo porta il nome di una delle composizioni di Chopin… Perché? Ma perché questo libro si può ascoltare! Ogni passaggio è pensato come se di sottofondo voi aveste esattamente quel brano del pianista, non altro! Non è bellissimo? Non oso pensare a quanto l’autore ci abbia lavorato su. Non so se abbiate mai provato a leggere con una musica strumentale di sottofondo: ad un certo punto testo e note diventano tutt’uno tanto che anche a distanza di anni a sentire un solo passaggio di quella musica vi tornerà in mente esattamente la sensazione che quel libro vi aveva dato. Una sorta di intermittenza del cuore data dall’udito invece che dal gusto della madeleine.
Come se non bastasse ogni capitolo è caratterizzato da un piccolissimo disegno, sempre lo stesso, che compare sopra il numero di pagina e che indica l’oggetto simbolo della narrazione di quel capitolo; una musicassetta, uno zaino, una torcia, una tavolozza, una margherita ecc. fino all’ultimo in cui resterete con in mano un vasetto pieno di terra.Quanto alla scrittura… beh, a me Corradini piace molto, ve l’ho raccontato in Annalilla e spero di avervi dato una pallidissima idea anche qui: la sua scrittura si rinnova sempre, sempre mescola generi diversi tanto da centrare nel segno da un lato sicuramente i gusti dell’età a cui la narrazione si rivolge, dall’altro la buona scrittura di qualità che fa di un ottimo libro per ragazzi anche un bel libro per chiunque, la più volte citata in questi post letteratura senza aggettivi!
Non so se vi ho incuriosito, spero di sì, motivi per prendere, leggere e innamorarvi di questo libro ce ne sono tanti, non ultimo avere la fortuna di incontrare per la prima volta, se già non l”avete avuta, un’edizione rueBallu e la sua collana “jeunesse ottopiù” su cui magari tornerò con calma senza togliere qui spazio a Chopin.
A, ecco, era di Chopin che forse avrei dovuto parlarvi…
Pazienza.
Vi lascio al viaggio nella musica di questo libro che spero proporrete a qualsiasi ragazzo e ragazza vi capiti a tiro dagli 8 anni in su senza timore di sbagliare: il camionista, Fryderyk, Matteo Corradini, Pia Valentinis e rueBallu sapranno conquistarlo.
Un piccolo aiuto però ve lo do, se volete provare fino in fondo la sensazione di caduta libera nella narrazione piccolo o grandi che siate: l’elenco dei brani capitolo per capitolo:
1) Studio op. 10 n.1 in Do
2) Improvviso op. 66 n.4 in do diesis minore
3) Polonaise po. 71/1 n. 8 in re minore
4) Notturno, op. 9 n.2 in mi bemolle
5) Preludio op. 28/4 n. 4 in Mi minore
6) Rondò op. 5 in fa maggiore
7) Barcarolle op. 60 in fa diesis
8) Preludio op. 28/3 n. 3 in sol
9) Studio op. 25 n.1 in la bemolle
10) fuga in la minore
11) Notturno op. 9 n. 1 in si bemolle minore
12) Scherzo op. 20 n. 1 in si minore.
p.s. Dimenticavo: e il titolo? Beh, il racconto vi svelerà il significato profondo ma intanto unite i nomi della composizione del secondo e dell’ultimo capitolo, metteteci insieme il notturno che necessariamente fa rima con Chopin e avrete risolto l’enigma… almeno questo, enigma.