“Storie in frigorifero” l’umanità del cibo

“I have a dream that one day […] the sons of former slaves and the sons of former slave owners will be able to sit down together at the table of brotherhood.”

“Io ho davanti a me un sogno, che un giorno […] i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.”

Da un passaggio fondamentale del rivoluzionario discorso di Martin Luter King  del 1963 prende le mosse il racconto L’umanità nasce a tavola di Storie in frigorifero. 
E’ vero, nessuno ha mai scritto una convenzione, una dichiarazione dei diritti o fondato Nazioni in piedi, star seduti a tavola è da sempre il modo per condividere, metter in tavola (appunto) cibo che nutra in ugual modo ogni essere umano e ogni legge che lo riguardi.

La riflessione non è banale, anzi, e mi pare fondamentale aver tentato di sottoporla a bambini attraverso un libro che oltre questo raccoglie molti racconti e aneddoti di cultura alimentare che sono poi di Storia della cultura, ciascuno fondamentale di per sé se è vero che la Storia è fatta dalla risposta che ogni popolo ed ogni individuo ha saputo trovare alle basi della vita materiale.

Storie in frigorifero, ultimo titolo della collana “Ci provo gusto” di Editoriale Scienza (nata in concomitanza con l’EXPO per promuovere una reale riflessione ad altezza di bambino, sul cibo, trovate la presentazione qui), propone 26 brevi storielle per raccontare episodi e aneddoti su cibi ed oggetti legati all’alimentazione che normalmente trangugiamo/utilizziamo – o tentiamo  – di far trangugiare/utilizzare ai nostri figli.

L’idea di questo libro di Emanuela Bussolati (tra le massime autrici italiane che in questo caso ha curato il progetto e le illustrazioni) e Federica Buglioni (esperta di cultura alimentare) è quella di far leggere come se fossero delle fiabe le vere storie che hanno composto la Storia della nostra cultura alimentare e non solo.

Se le fiabe sono vere allora anche le storie possono diventare favole e se siamo ciò che mangiamo (e come lo mangiamo) allora questi racconti vi diranno molto ma molto di più di quanto possiate immaginare sulla nostra umanità e su di noi e i nostri figli.

Dalle carote che danno la super-vista ai super-piloti della RAF durante la seconda guerra mondiale (che invece godevano dell’invenzione del radar e la tenevano nascosta con questo piccolo gioco da bambini), alla spremuta di arance che ha salvato centinaia di pirati dallo scorbuto, alla forchetta osteggiata come invenzione diabolica, queste piccole Storie vi sorprenderanno e soprattutto sorprenderanno i bambini raccontandogli il mondo (alimentare e non) come non lo hanno mai visto, attenti qualcuno potrebbe cominciare giustificatamente a ruttare a tavola adducendo spiegazioni dotte in merito alla cultura giapponese!

La realizzazione grafica di questo libro è curatissima ma anche per la puntualità dei riferimenti storici e l’evidente ricerca che c’è dietro ogni racconto mi ha colpito molto! A corollario di ogni racconto troverete anche altre piccole indicazioni legate al tema trattato e che forniscono ulteriori spunti di riflessione; mentre alla fine di ciascuna storia una piccola domanda in font e colore diverso coinvolge il lettore in prima persona rendendolo partecipe del racconto e riconoscendogli il proprio posto nella Storia.

Le operazioni editoriali che puntano alle micro-Storie in questo modo non sono molte, per bambini poi ancora meno e questo già basterebbe per fare di questo libro di Bussolati e Buglioni un buon libro; il livello poi di qualità delle autrici e dell’edizione Editoriale Scienza lo rendono un testo davvero interessante, e mooolto bello qualsiasi uso vogliate farne, come letture della buona notte o come testo scientifico con cui lavorare a scuola… a voi la scelta.

L’età di lettura è indicata dai 7 anni e indubbiamente a quell’età bambini e bambine apprezzeranno ogni specificità anche della cura editoriale del testo ma io l’ho letto alla mia grande di 5 anni e se l’è ugualmente goduto!

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