“Storia di panini”
Oggi ho ritrovato un libro di quando ero bambina, o meglio un libro di mia cugina che ricordo di aver letto tante volte quando ero bambina e le cui illustrazioni mi sono sempre rimaste impresse nella memoria anche se non ne ricordavo affatto la storia.
Oggi l’ho ripreso in mano per tornare indietro con la memoria e l’ho visto con occhi nuovi, mi sono trovata tra le mani un albo talmente interessante dal punto di vista della storia della nostra letteratura per l’infanzia e della società italiana in generale che ho pensato di provare a dargli nuova vita riportandolo qui.
Storia di panini di Adela Turin e Margherita Saccaro è stato edito dalla storica e ormai da molto tempo scomparsa casa editrice Dalla parte delle bambine. Già dal nome della casa editrice sappiamo evidentemente cosa aspettarci dagli albi pubblicati, un nome programmatico che negli anni delle lotte femministe e delle rivoluzioni, o almeno così si pensava, sociali indicava quelle pubblicazione dedicate a dar voce alle donne sin dalla loro infanzia.
Ogni epoca combatte i propri fantasmi, pare che con quello del sessismo la battaglia civile ma soprattutto culturale non sia stata ancora vinta, oggi il posto di questa interessante casa editrice degli anni Settanta l’hanno preso, se così si può dire, Settenove e Lo stampatello. Certo, le modalità sono diverse, ma la programmaticità nel dar voce a storie diverse per modelli sociali diversi rivolti all’integrazione è ancora lì… E credo non sia un buon segno.
Storia di panini è una metafora esplicita della disparità di trattamento ma soprattutto della disparità di considerazione tra il lavoro maschile e quello femminile; si giustappongono una città di dimensioni lillipuziane abitata da sole femmine di ogni età, ed una grande città di soli uomini. Nella città delle donne si preparano gli enormi panini per gli enormi uomini che lavorano tanto per scrivete quotidiani, settimanali, semestrali e chi più ne ha più ne metta solo che nessuno nelle due rispettive città si è mai posto il problema di conoscere cosa accada nell’altra. Le donne convinte di assolvere ad un ruolo immodificabile si vantano dei panini che fanno senza sapere chi e dove e come li mangerà; gli uomini da canto loro non si accorgono nemmeno che i panini arrivano da lontano, non si occupano del gusto che hanno figuriamoci di chi li ha fatti!
Fino a quando una bambine più curiosa delle altre, azzittita e esplicitamente respinta come stupida da donne e da uomini indifferentemente non decide di andare a vedere. Si nasconde dietro ai panini e arriva nel palazzo degli uomini, la impiegano come temperamatite e la cosa la gratifica pure…per un po’…per molto poco, ovvero fino a quando vede gli uomini trangugiare i panini, frutto di tanta fatica e amore, senza nemmeno accorgersi che stanno masticando!
Allora finalmente scatta qualcosa, chiamatelo orgoglio, chiamatelo senso della giustizia ma Tia si arrabbia e davanti agli enormi uomini che la ignorano e la insultano capisce di avere il modo di riparare a qualche torto, sale sul furgone, torna dalle donne, racconta loro tutto e…pochi giorni e la rivolta dei panini inizia. Le donne scioperano, gli uomini non hanno più da mangiare e…., indovinate un po’, le donne cominciano a crescere, ma a crescere in centimetri per davvero! Arrivano all’altezza degli uomini e voglio vedere ora come si mettono le cose!!
Il messaggio è sin troppo esplicito, la metafora sin troppo adulta ed è per questo che oggi forse la storia (per le illustrazioni è diverso) risulta datata, ma resta intatto il valore dell’albo come tentativo di educazione sociale in qualche modo rivoluzionario. Chissà come leggeremo tra 40 anni i libri dedicati alle famiglie arcobaleno, forse come contenuti ci sembreranno datati (non i capolavori come piccolo uovo credo) ma oggi, e lo vediamo nelle polemiche assurde di tutti i giorni, la storia la stanno facendo!
Oggi l’ho ripreso in mano per tornare indietro con la memoria e l’ho visto con occhi nuovi, mi sono trovata tra le mani un albo talmente interessante dal punto di vista della storia della nostra letteratura per l’infanzia e della società italiana in generale che ho pensato di provare a dargli nuova vita riportandolo qui.
Storia di panini di Adela Turin e Margherita Saccaro è stato edito dalla storica e ormai da molto tempo scomparsa casa editrice Dalla parte delle bambine. Già dal nome della casa editrice sappiamo evidentemente cosa aspettarci dagli albi pubblicati, un nome programmatico che negli anni delle lotte femministe e delle rivoluzioni, o almeno così si pensava, sociali indicava quelle pubblicazione dedicate a dar voce alle donne sin dalla loro infanzia.
Ogni epoca combatte i propri fantasmi, pare che con quello del sessismo la battaglia civile ma soprattutto culturale non sia stata ancora vinta, oggi il posto di questa interessante casa editrice degli anni Settanta l’hanno preso, se così si può dire, Settenove e Lo stampatello. Certo, le modalità sono diverse, ma la programmaticità nel dar voce a storie diverse per modelli sociali diversi rivolti all’integrazione è ancora lì… E credo non sia un buon segno.
Storia di panini è una metafora esplicita della disparità di trattamento ma soprattutto della disparità di considerazione tra il lavoro maschile e quello femminile; si giustappongono una città di dimensioni lillipuziane abitata da sole femmine di ogni età, ed una grande città di soli uomini. Nella città delle donne si preparano gli enormi panini per gli enormi uomini che lavorano tanto per scrivete quotidiani, settimanali, semestrali e chi più ne ha più ne metta solo che nessuno nelle due rispettive città si è mai posto il problema di conoscere cosa accada nell’altra. Le donne convinte di assolvere ad un ruolo immodificabile si vantano dei panini che fanno senza sapere chi e dove e come li mangerà; gli uomini da canto loro non si accorgono nemmeno che i panini arrivano da lontano, non si occupano del gusto che hanno figuriamoci di chi li ha fatti!
Fino a quando una bambine più curiosa delle altre, azzittita e esplicitamente respinta come stupida da donne e da uomini indifferentemente non decide di andare a vedere. Si nasconde dietro ai panini e arriva nel palazzo degli uomini, la impiegano come temperamatite e la cosa la gratifica pure…per un po’…per molto poco, ovvero fino a quando vede gli uomini trangugiare i panini, frutto di tanta fatica e amore, senza nemmeno accorgersi che stanno masticando!
Allora finalmente scatta qualcosa, chiamatelo orgoglio, chiamatelo senso della giustizia ma Tia si arrabbia e davanti agli enormi uomini che la ignorano e la insultano capisce di avere il modo di riparare a qualche torto, sale sul furgone, torna dalle donne, racconta loro tutto e…pochi giorni e la rivolta dei panini inizia. Le donne scioperano, gli uomini non hanno più da mangiare e…., indovinate un po’, le donne cominciano a crescere, ma a crescere in centimetri per davvero! Arrivano all’altezza degli uomini e voglio vedere ora come si mettono le cose!!
Il messaggio è sin troppo esplicito, la metafora sin troppo adulta ed è per questo che oggi forse la storia (per le illustrazioni è diverso) risulta datata, ma resta intatto il valore dell’albo come tentativo di educazione sociale in qualche modo rivoluzionario. Chissà come leggeremo tra 40 anni i libri dedicati alle famiglie arcobaleno, forse come contenuti ci sembreranno datati (non i capolavori come piccolo uovo credo) ma oggi, e lo vediamo nelle polemiche assurde di tutti i giorni, la storia la stanno facendo!
Se vi può interessare approfondire la storia dei nostri meravigliosi anni Settanta e della casa editrice Dalla parte delle bambine vi rimando al bellissimo libro edito da Corraini I nostri anni Settanta di cui vi ho accennato anche qui.
Siccome queste chicche editoriali sono ovviamente fuori catalogo ma anche introvabili o quasi in biblioteca vi ripropongono il testo in tutta la sua bellezza!!
i dettagli delle ultime pagine da non perdere assolutamente!
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