A partire da un libro
Quando ho scoperto il libro di Franco Lorenzoni I bambini pensano grande e soprattutto la sua straordinaria esperienza di maestro e della Casa Laboratorio di Cenci, mi si è aperto un mondo di possibilità di insegnamento, o almeno ho immaginato una nuova scuola possibile. Una scuola in cui anche i libri possano avere un ruolo decisamente e completamente diverso da quello a cui siamo soliti pensare.
Lo stesso Franco Lorenzoni mi ha segnalato questo libri di cui vi parlo stasera, insegnati questo post è soprattutto per voi: A partire da un libro di Roberta Passoni edito da Edizioni Junior con la prefazione di Andrea Canevaro.
Sottotitolo: imparare a leggere e imparare ad amare i libri nella scuola primaria.
Sottosotto titolo che aggiungo io: spunti e appunti per un uso diverso del libro, e non solo alla scuola primaria.
Regola numero uno e sola davvero importante: orecchi acerbi bene aperti per ascoltare i pensieri grandi dei bambini.
Solitamente, mi spiace doverlo notare, a scuola si legge poco, soprattutto si legge pochissimo in maniera gratuita. Molte e molti insegnanti sono ancora irretiti dal canto delle sirene del didatticismo e quelli/quelle che non lo sono non vedono nella lettura un impiego di tempo “produttivo” a fronte di un programma da svolgere.
E invece è proprio nella scuola, in cui solamente è possibile un tale tipo di esperienza di gruppo, che il libro, la lettura gratuita possono dare il meglio del loro potenziale diventando, come dice la Passoni, una vera e propria zona franca del gruppo classe. Un non-luogo, un luogo non fisico in cui le tensioni del gruppo si scontrano, si confrontano, si ricompogono facendo scoprire individui diversi di volta in volta. Le emozioni messe in moto, sulla base del principio di piacere, l’unico che dovrebbe muovere ogni atto di lettura e l’unico in grado di portare alla iterazione di ciò che ha dato piacere, possono mostrarci i bambini e le bambine come non li abbiamo mai visti. Tra i vari esperimenti che la Passoni fa nella gestione anche di una piccola biblioteca di classe i cui bibliotecari sono gli stessi bambini a turno, ce n’è uno che mi ha colpito per l’efficacia e l’intelligenza dell’operazione: ciascun bambino, quando riporta il libro, consiglia quello stesso libro ad un suo compagno e il compagno, quando va a scegliere un nuovo libro da leggere innanzitutto verifica che qualcuno non gli abbia lasciato dei suggerimenti. E’ molto bello, ci dice quanto conosciamo qualcuno ma soprattutto ci parla di quale parte di quel qualcuno abbiamo conosciuto e riconosciuto in un racconto e che i bambini siano in grado di farlo tra di loro evidentemente ci fa capire quanto siano disposti e predisposti all’ascolto profondo l’uno dell’altro.
Ogni libro, lo diceva Proust, in realtà parla di noi, leggiamo sempre qualcosa di noi stessi e anche in questo l’approccio alla lettura dei bambini anche in forma solitaria e poi nel confronto di gruppo è fondamentale, ogni lettore darà una lettura diversa dello stesso libro nella misura in cui ognuno vi avrà trovato dentro un pezzetto di sè che tutto sommato si stava già cercando. Se vi pare che mettere in modo questo tipo di dinamiche sia facile….la letteratura in tutto questo può aprire un mondo vero, per l’adulto educatore, ma anche genitore o mediatore, e soprattutto per il bambino lettore. Conditio sine qua non, ovviamente, la qualità dei testi proposti ma uno che sceglie la lettura integrale dei poemi omerici o della Pitzorno, della Nanetti o di Seuss mi pare che sappia esattamente ciò che sta facendo, e se non l’ha saputo a priori ha avuto il coraggio di tentare ed ha avuto ragione nella riuscita dell’esperimento.
La lettura dunque diventa “un grande tramite per allargare la comunicazione in classe e ci ha fatto da ponte in un viaggio verso noi stessi”e, attenzione, questo vale tanto più quando la classe è “problematica” complessa al suo interno, le esperienze della Passoni non sono decisamente di quelle che chiameremmo “semplici.
La pratica per incuriosire ed allenare la capacità d’attesa dei futuri lettori è geniale e implica grande lavoro da parte dell’insegnate/mediatore: il libro non viene quasi mai presentato direttamente, non si entra in classe con il libro, ci si siede e si inizia a leggere perchè non tutti sono nati lettori, non tutti i bambini potrebbero essere catturati da un approccio del genere. E invece quello che interessa è proprio catturare i bambini con la curiosità: ogni giorno una parola nuova proposta, “buttata lì” di cui magari i bambini non conoscono il significato ma che sono chiamati ad immaginarlo, un significato, una serie di indizi che apparentemente non conducono da nessuna parte, poi brani separati tra loro di un libro (che è lo stesso ma nessuno lo sa) che ognuno legge di per sè per sciogliere l’arcano, scoprire di che cavolo si sta parlando. E poi, dopo giorni, settimane, se necessario mesi, arriva la maestra, tira fuori il libro, gli occhi brillano, i dubbi si sciolgono, le orecchie si tendono e tutti, nessuno escluso, cadono nella narrazione.
Certo ci vuole tempo e se il nostro primo pensiero e chiudere il programma forse non troveremo il tempo per pensare grande come i bambini, la stessa autrice racconta come ogni anno, all’arrivo di nuove insegnanti, questo tipo di approccio ormai divenuto d’istituto per il progetto lettura, susciti dubbi e timori che però puntualmente vengono nel corso dell’anno superati dalla passione che ogni maestra e maestro infondo deve avere dentro di sè.
Leggere A partire da un libro mi ha dato anche la forza di continuare a sostenere il progetto “nutrire lettori” che da quest’anno ho proposto alle scuole di ogni ordine e grado ma che, nonostante gli apprezzamenti, nessuna scuola ha ancora “adottato” per problemi di tempo e programma. L’ipotesi di poter leggere gratuitamente, senza soluzione di continuità con un gruppo di bambini per un periodo di tempo relativamente lungo e lasciare libero sfogo al confronto, a chi non sembra perdita di tempo sembra comunque utopia e dunque meglio il laboratorio dove il manufatto finale ci rassicura sull’esser riusciti a f-a-r-e qualcosa con i bambini. Anche per questo sempre di più mi convinco che le potenzialità che un mastro, una maestra, un insegnate ha con u gruppo classe sono quasi infinite e per questo mi struggo, sì davvero, quando sento dire da una maestra, anche per altro brava, che dovrebbe insegnare matematica e musica nello stesso giorno perchè non riesce a collegare le materie in modo da rendere il tutto omogeneo per i bambini…ma se la matematica è musica che è filosofia che è pensiero e dunque letteratura!
Se solo imparassimo a vedere le discipline con un punto di vista olistico…il mondo ci apparirebbe senz’altro diverso.
Unica pecca di questo libro, mi dispiace dirlo ma spero di non perdere mai la mia onestà e libertà intellettuale, è l’edizione che rende davvero di difficile lettura il testo con le righe attaccatissime, i margini ridottissimi, una grafica che persino i saggi universitari stanno abbandonando perché respinge qualsiasi piacere dell’occhio che vi si deve applicare. E la cura del testo, alcune parti del libro ritornano quasi identiche, segno di un lavoro di “montaggio” del discorso che non previsto una buona revisione di bozze ed un ancor migliore lavoro di editing. Ma si può sapere perché libri del genere, va bene, forse per addetti al settore, debbano essere fatti in modo palesemente noioso? Comunque i libro è reperibile presso la casa editrice Edizioni Junior che spero possa mandarvelo direttamente a casa.
Chiudo solo dicendovi che la Passoni ha raccontato in prima elementare il Simposio di Platone insieme ai migliori albi e testi della letteratura per l’infanzia e, parafrasando la fine di “Casablanca”, maybe not today, maybe not tomorrow but soon and for the rest of our life, capiremo che questa è l’unica strada possibile per un mondo migliore possibile che deve iniziare a costruirsi, dovrebbe essere banale, dall’infanzia!
Grazi a te! Resta naturalmente la necessità di sostenere sempre il lavoro delle e degli insgenti agli occhi di bambini e figli soprattutto in un momento in cui la scuola è sotto attacco e i genitori si permettono riflessioni sulla didattica che non dotrbbero avere le competenze per fare. Una buona altra informazione e formazione credo sia una buona strada praticabile!