Più libri più liberi 2015 la fiera della piccola e media editoria
Una fiera è sempre un girone infernale, su questo mi pare possiamo trovarci d’accordo.
Come ogni girone infernale una fiera ha dei lati positivi: ti mette di fronte un molteplicità di possibilità;
Come ogni girone infernale ha dei lati negativi: spesso non ti fa vedere la vera faccia.
Più libri più liberi, come molte altre, sottostà a entrambe le regole dando moltissimi spunti di riflessione, permettendo di incontrare molte persone che SONO le case editrici, nel caso della piccola editoria, ma allo stesso tempo dando anche un’illusione di esaustività da cui credo bisogna stare attenti a non farsi ingannare. La fiera della piccola e media editoria per definizione dovrebbe dar voce alle piccole imprese ma il mercato editoriale è tale che una piccola casa editrice spesso non può permettersi si mettersi in mostra in una fiera. O forse, dovendo scegliere, seleziona le più importanti del settore e magari tralascia quella proprio dedicata a lei…alla piccola impresa editoriale che sopravvive e resiste non si sa come nonostante tutto.
Ma si sa, business is business, ed in questo l’editoria, nonostante girino infinitamente meno soldi di altri tipi di industrie, non fa eccezione. Come credo avvenga ogni anno ci sono state polemiche sui grandi invitati agli incontri con gli autori, grandi nomi che servono a richiamare pubblico, indubbiamente, ma allo stesso tempo ci si domanda cosa abbiano a spartire con la piccola e piccolissima editoria. Una vetrina però deve essere bella, fare vetrine brutte è decisamente non solo contrario al marketing ma soprattutto controproducente, dopo tutto i piccoli editori non sono mica artisti contemporanei a cui è dato mettere in scena il brutto del postmoderno!
Alcune assenze di sono fatte notare, quella de Le Nuove edizioni romane della Armando per esempio, a cui ha dato voce un post di Orecchio Acerbo, casa editrice che ha fatto la storia dell’editoria per ragazzi italiana ma che sta fallendo nel silenzio generale; ma anche quella de Lo Stampatello, che stenta e resistere agli urti dell’idiozia delle varie censure anacronistiche, oppure, tra le tante, Zoolibri, Camelozampa, Rue Ballu, RRose selavy, e molte altre.
Poco male, nell’era del quasi 3.0 ci tanti e tanti modi per fare marketing oltre le fiere!
Però credo che la cosa meriti una qualche riflessione: che una piccola casa editrice manchi all’appello ad un mega salone delle major ci sta, che manchi nella situazione e nell’occasione creata apposta per lei, per dire che anche se sei piccolo con i tuoi libri contribuisci alla libertà di questo popolo…beh, mi pare la cosa abbia un altro senso e peso,
Nel vagare tra le file parallele degli stand però un’altra cosa salta agli occhi: tenendo conto dei presenti ed immaginando gli assenti il numero dei piccoli editori è comunque abnorme e se più libri senz’altro vuol dire più liberi, più libri brutti e mal fatti non vuol dire libertà proprio per nessuno, se non per chi non sa fare il proprio mestiere.
Lo so, sono decisamente drastica ma vedo pubblicare delle cose che non sono brutte perché seguono le mode del momento o schifezze varie, ma solo perché chi lo sta facendo non ha nemmeno idea di cosa sia un editor o un correttore di bozze ed allora mi domando: perché dedicarsi all’editoria?
Come sempre è la qualità a fare la differenza e, se non è detto che grande è bello, anzi – tante grandi editrici producono prodotti davvero di basso livello (volutamente, s’intende) – non è nemmeno però detto che piccolo è bello, e pure buono!
Di stand belli naturalmente ce ne sono stati tanti, ho potuto godere di ritrovare Kalandraka in ottima forma con tutte le novità editoriali finite allo stand, Artebambini, Orecchio acerbo, Logos, Uovonero, Clichy, Topipittori e le edizioni Corsare con la bellissima novità freschissima della Murgia che proprio in quei giorni è andata a firmar copie in ferie: L’attesa albo splendido di cui vi ho parlato qui. Dalle edizioni Corsare mi sono anche presa Fridolin, piccolo albo che non vi ho ancora raccontato ma lo farò presto. E moltissimi, davvero moltissimi altri che mi perdoneranno se non nomino tutti (ma li ritroverete nel post in programma dedicato alle piccole case editrici ed alcune già nel Piccolo breviario delle edizioni per l’infanzia italiane a cui mi ero dedicata mesi fa.
Una cosa è certa, che più libri belli ci sono più liberi siamo, credo che tutto si giochi, davvero, sul “belli”!
Molto significativo e vero questo articolo Roberta! Davvero il mondo editoriale è una grande fatica per tutti coloro che ci lavorano con passione e generosità, malgrado l'innegabile aumento di blog e appassionati anche adulti dell'editoria illustrata. Che dire? Sarà tempo di Kaliyuga anche qui? Più liberi è più importante di più libri. Ma bisogna tornare a raccontare… Almeno questo!