“Sporche bestie” di Roald Dahl

Che giorno è oggi? 
Il lunedì di Dahl! Che oggi è dedicato a…
 
 
 
Sporche Bestie
 

Ce lo racconta come ogni lunedí Adolfina de Marco sempre più appassionata del Dahlpensiero!

Se le bestie sono sporche, noi perché le mangiamo? Non è più giusto che siano loro a mangiare noi?
Domande queste che svelano la filosofia di Dahl e ci impongono una postura rigorosamente allenata al pensiero per l’Altro che in questo caso non è l’essere umano ma l’animale. Domande che troviamo nella raccolta di short stories Sporche bestie edita da Nord-Sud nella collana “gli scriccioli”, illustrato da Quentin Blake e tradotto da Roberto Piumini.
Domande che il Roald Dahl bambino si sarà ripetutamente posto per tutto il periodo di permanenza nei collegi inglesi come riscatto dalle ingiustizie subite ad opera di quegli adulti pronti ad autocelebrarsi come indiscussi educatori. 
Esperienze che, come è stato ripetuto più volte in questa rubrica dedicata allo scrittore, hanno solcato profondamente la sua identità in tutte le direzioni, tali da formare un vero reticolo nel quale il lettore può facilmente trovare le coordinate tra esperienza e produzione letteraria. 

I nove racconti contenuti in Sporche bestie sono dedicati ad animali che hanno a che fare con gli essere umani; come spesso accade nelle storie dello scrittore, la prospettiva viene ribaltata e con un gioco di parole in rima (abile, molto abile, veramente molto abile, lo possiamo garantire!) sembra che il mondo vada così, come lui ce lo propone. 

Il Porcello, ad esempio, è un animale intelligente che si pone domande sul senso della vita:

Ora vi voglio raccontare, gente,
la storia di un Porcello intelligente;
era di testa fina, gran lettore,
molto istruito e buon ragionatore,
esperto di meccanica spaziale
e di ogni altra scienza in generale;
esperto di tutto, tranne una questione,
che lo mandava spesso in confusione:
giacché per lui, davvero, era un rovello
il senso della vita di un Porcello.

 Se ne pone a tal punto da capire le intenzioni del Fattore e di mangiarselo… senza rimorso. Seguono Il Coccodrillo (ve lo ricordate?) che preferisce i succulenti bambini, Il Leone e Lo Scorpione e anche Il Formichiere (mal) capitato in una famiglia che, quanto a soldi, stava a meraviglia ma con un figlio molto viziato che non si cura affatto della povera bestiola la quale, molto affamata, si divora la zia malcapitata. 
L’ultimo racconto, La bestia nello stomaco, è una metafora dell’ingordigia, sulla sordità del cuore: ci racconta di un bambino che ha una bestia nello stomaco che gli contorce le budella e gli chiede insistentemente del cibo. Il bambino chiede disperatamente aiuto alla mamma che si rifiuta di credergli finché non sente la voce della bestia!

Con l’ironia, l’allegria e l’inventiva che sono proprie dello straordinario Roald Dahl Sporche bestie come sempre ci parla di noi uomini…

Già, noi come siamo?
 

Teste fiorite Consenso ai cookie con Real Cookie Banner