“L’immigrazione spiegata ai bambini. Il viaggio di Amal”

Il mare è un contenitore universale. Dentro sotto e sopra ci si trova un po’ di tutto; il nostro mare, il mare nostrum, il Mediterraneo è pieno anche di piccole barche e gommoni di fortuna che illegalmente, inumanamente e pericolosissimamente illudono persone disperate che provengono dai posti più lontani di poter affrontare il breve tratto che li separa dal primo Paese civile (!), il nostro, in cerca di pace e libertà. Sul civile non intervengo, credo che mai come in questi anni il tratto di mare che costeggia Sicilia e Africa sia stato tanto pieno di disperazione e di cadaveri.

 

 
Com’è come non è per chi viene da fame, guerra e disperazione l’Europa, l’Italia dell’Europa, rappresenta una qualche salvezza – almeno in linea di principio finché qualche demente non pensa di rimpatriare chi per mesi ha attraversato a piedi il mondo per tentare la partita con la morte in mare – e dunque anche l’azzardo più assoluto, il solcare il mare con imbarcazioni improbabili alla mercé del kapò di turno vale la pena di essere tentato.
 
Bambini, donne e uomini più o meno coscientemente si imbarcano e…il nostro dovere di esseri umani è quello di accoglierli!
 
Come raccontare tutto questo ai bambini? Come raccontare la disperazione più assoluta e il dovere di comprendere, aiutare e sostenere?
 
Ci prova coraggiosamente e con un ottimo risultato, secondo me, Immigrazione spiegata ai bambini. Il viaggio di Amal scritto e illustrato da Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso ed appena edito da Beccogiallo.
 
Amal è un gatto che insieme al cane Joe, alla capretta innominata (perchè le capre di solito non hanno nome) e al falco Alqmar si ritrovano in cerca di salvezza con i rispettivi padroni su una delle centinaia di carrette del mare che ogni giorni sperano nell’Italia.
E’ Amal il gatto a raccontarci come è trascorsa la traversata. Gli animali si scambiano racconti di fuga, chi dalla guerra e dagli scoppi (tutti sanno che gli animali temono moltissimo gli scoppi) chi dalla fame e dalla distruzione, chi da persecuzioni religiose o etniche.
Il racconto con delicatezza non manca di dire nulla dell’essenziale, nemmeno di far vedere, da altezza di animale (che poi è la stessa del bambino in fondo) l’uomo che guida la barca che mangia quando gli altri hanno fame, che simpatizza con il cattivo gabbiano che chiede cibo minacciando di buttare tutti in mare. Un cattivo nel vero senso della parola che la storia non esita a definire tale alla lettera, di quella cattiveria che solo un uomo può avere nei confronti di un altro uomo e su questo gli autori giustamente non cedono di un millimetro e usano le parole per quelle che sono.
Ma siccome questa è una bella storia capita che la capretta con un calcio ben assestato butti giù dalla barca il cattivo. Bene, meglio. Sì, certo, però adesso chi è che sa da che parte è la terra su cui poggiare i piedi dopo tanto ondeggiare?
 
Ed è qui che arrivano i nostri, quelli buoni!, che uno per uno salvano persone e animali, lavano, puliscono e…ricongiungono perché la salvezza è nell’amore che cura riconoscendo i bisogni umani.
 
 
Dopo tanto navigare e raccontare e temere per le proprie sorti la storia ci racconta la catarsi. Perchè sempre i bambini hanno bisogno di catarsi, ci deve essere assoluta fiducia nella risoluzione del bene.
Attenzione, può sembrare una banalità ma è essenziale. Fino alle soglie dell’adolescenza tutto ciò che si racconta ai bambini deve concludersi con la rassicurazione della vittoria del bene sul male, della soluzione sui problemi. Questo non vuol dire affatto che non si raccontano storie problematiche ai bambini, ANZI.
Ai bambini si racconta la complessità, si problematizza sempre ma la conclusione deve ricomporre le parti, deve dare fiducia e render forti del proprio potere di esseri umani. Solo così possiamo formare ed aiutare a crescere cittadini fiduciosi nella possibilità di cambiare il mondo, di perseguire il proprio dovere volto al bene civile.
La fiducia in se stessi è essenziale per lo sviluppo emotivo e cognitivo dei bambini e direttamente proporzionale alla coscienza civile e sociale che ogni bambino svilupperà da adulto.
 
Quindi….raccontiamo loro ciò che è davvero importante, le storie di immigrazione e l’accoglienza per i migranti lo sono.
Per questo libri ben fatti come Il viaggio di Amal sono fondamentali e impagabili. La scelta degli autori di raccontare storie di animali, con anche il punto di vista ribassato degli animali che fa solo vedere la faccia dell’unico bambino presente è assolutamente perfetta per raccontare senza angosciare. Mostrare senza far vedere. La narrazione a flash back da parte del gatto poi dà sin da subito la sensazione che tutto è andato bene, che la salvezza è arrivata e con essa la gioia di aver superato paura e cattiveria.
 
La piccola casa editrice Beccogiallo con questo piccolo albo per bambini conferma la grande cura e qualità della propria proposta editoriale e anche il grande impegno in senso politico e sociale che da sempre è la cifra delle pubblicazioni a merchio Beccogiallo. Gli autori sono gli stessi che per la stessa casa editrice hanno lavorato al graphic novel su Peppino impastato.
 
Non so a voi ma a me la pubblicazione di questo libro è venuta in soccorso per narrare quello che forse a molti adulti come me può sembrare irracontabile.
 
Questo libro è uno strumento per cominciare a parlare di immigrazione con i più piccoli.
 
E’ proprio così, adesso non abbiamo più scuse.
 
 
 
 
 
 
 

Un pensiero su ““L’immigrazione spiegata ai bambini. Il viaggio di Amal”

I commenti sono chiusi.

Teste fiorite Consenso ai cookie con Real Cookie Banner