“L’isola del nonno” di Benji Davies
Nessun uomo è un’isola ma qualcuno sulle isole, reali o immaginarie, ci vive sopra. Io, ad esempio, vivo a cavallo di 124 isole, Syd invece non vive sopra un’isola e nemmeno il suo nonno.
A quanto pare condividono lo stesso quartiere di casette a schiera con i giardinetti sul retro con tanti vasi di fuori sotto cui lasciare le chiavi per entrare a casa del nonno quando si vuole.
Un giorno però il nonno di Syd pare essersi annoiato di vivere in una città anche se magari sul mare, decide di andare in un’isola lontana e di condividere la traversata con il nipote che stupefatto scopre un intero transatlantico proprio dietro la porta la soffitta del nonno.
L’isola in cui approdano è bellissima, decisamente tropicale, il nonno sta talmente bene che non gli serve nemmeno il bastone. Anche il gatto di Syd si adatta ai tucani e agli animali autoctoni, il peluche di scimmia che si trovava in soffitta finalmente può diventare reale e sgranchirsi sugli alberi così come la vecchia teiera fatta a forma di tartaruga finalmente può diventare una tartaruga vera.
Reale e fantastico si uniscono perfettamente e indefinitamente. Ma Syd sa che non può durare e il nonno presto annuncia di voler restare da solo sull’isola.
Nessuna paura, non si sentirà solo, piuttosto Syd, è il momento di affrontare il viaggio di ritorno da solo….con il gattino.
Il viaggio questa volta è tempestoso, il mare è dello stesso umore di Syd, il cielo è dello stesso colore dei pensieri di Syd ma Syd riporta la nave sana e salva a destinazione.
Syd ce l’ha fatta.
Il nonno ne era più che sicuro visto che l’ha lasciato solo nell’impresa più grande di lui. Nell’impresa più grande di tutte.
Le giornate riprendono, le chiavi di casa del nonno sono sempre lì, sotto il vaso, solo il nonno non c’è più. Ma tranquilli, lì dove sta sta benone e Syd ne ha le prove…Certo, questo non vuol dire che il nonno gli manchi di meno.
Il nuovo albo di Benij Davies, L’isola del nonno, edito come gli altri da Giralangolo, è un tripudio di colori, la quintessenza della vita che vive anche quando qualcosa, o qualcuno, si perde per strada. E’ palesemente, per un adulto, un albo sulla perdita di una persona cara. Ma è altrettanto palesemente per un bambino un albo su una grande avventura che è nulla di più e nulla di meno la vita.
Senza alcuna retorica, senza nessuna esplicitazione il testo e le illustrazioni di Davies, come già accaduto alla Balena della tempesta, parlano direttamente il linguaggio dei bambini.
Vi perderete nei colori e nei dettagli di quest’albo, nel cercare cosa c’è all’inizio e alla fine nella soffitta del nonno e poi nell’isola…se avete adorato la Balena come noi, e ne aspettate con ansia il seguito, qui scoprirete che è sempre lì dove un bambino ha bisogno. Due code fanno capolino mentre Syd attraversa da solo la tempesta muta della disperazione inconscia.
Davies torna a trattare temi essenziali per l’esistenza di ogni bambino con un tratto, una delicatezza e una armonia sorprendenti per l’assoluta sintonia con il modo profondo di sentire dei bambini.