“Favole in wi-fi. Esopo, oggi”
I social media sono ormai una realtà per ragazzi e ragazze, nella stragrande maggioranza dei casi però l’approccio a questi strumenti non è accompagnato né mediato dalla consapevolezza della potenza costruttiva e distruttiva che li caratterizza.
Soprattutto per teenager, preadolescenti e adolescenti, l’attrazione della socialità mediatica che non implica relazioni reali, responsabilità dirette, contatto fisico ma dà in cambio un sacco di relazioni la cui essenza effimera non interessa, ammesso che se ne rendano conto, sta diventando un problema che da più parti si sta cercando di affrontare in maniere più o meno efficaci.
Cyberbulli al tappeto si poneva come un manuale a misura di ragazzo per affrontare il world wild web consapevolmente, Favole in wi-fi. Esopo, oggi, ha invece tutto un altro tipo di approccio che mi pare interessante raccontarvi. Christian Stocchi ha tentato un’operazione interessante rispolverando un genere arcaico per eccellenza com’è la favola, rimasticandola in gomma postmoderna e proponendo i classici brevi racconti in prosa con protagonisti animali ambientati all’epoca dei social media. Il lupo, la volpe, l’agnello, il topo e tutti i protagonisti che hanno abitato le favole da Esopo in avanti popolano e spopolano su Facebook, postano video su You tube, bazzicano twitter allo scopo di perseguire i propri interessi.
Come in ogni favola che si rispetta la morale interviene a mettere ordine, ad esplicitare la metafora narrata, oggi come millenni fa la fiaba racconta di noi, ci mette in guardia; evidentemente l’autore di queste favole ha pensato che oggi valesse la pena di scomodare nuovamente un genere speciale come la favola per arrivare in maniera più mediata ma forse anche più diretta ai ragazzi a cui si rivolge. Questa è la potenza della favola, l’imprimersi e restare dentro facendo far strada alla morale dentro ciascuno.
Che ve ne pare?
Io, lo ammetto, non amo particolarmente il genere, mi batto da sempre, lo sapete, per l’assenza o la sovversione della morale nelle storie per bambini e ragazzi e non cedo di una linea su questa posizione. Ma proprio per questo Favole in wi-fi mi ha interessata in quanto operazione intelligente, ben riuscita e di buon livello per mediare un contenuto in cui è essenziale fare una morale, o almeno dare delle regole a cui tuttavia da sempre i ragazzi e le ragazze in crescita sono allergici. Il passare un contenuto attraverso la narrazione, si conferma sempre la scelta migliore per parlare con le persone, per arrivare ai ragazzi cercando di avvicinarsi ai loro interessi, alla loro voce.
Insieme alle favole regolari ci sono anche le tweet-favole in cui in 120 caratteri la narrazione di adatta alla nostra quotidianità di fruitori della rete, di creature perennemente connesse.
I lupi delle favole sono tornati, anzi, non sono mai andati via, in qualche modo nel mondo reale dei nostri bambini e ragazzi è possibile incontrarne di più in rete che per strada anche perchè purtroppo nelle città (ad eccezione di Venezia) si è perso del tutto il tempo all’aperto, il gioco libero in strada.
Credo nella potenza rivoluzionaria delle storie, non è il caso delle favole in wi-fi, ma credo anche nei libri che fanno bene quello che devono fare: il problema di come avvicinarsi al web è reale, non serve farsi prendere dal panico, nè cedere a terrorismi.
L’antidoto alla paura è sempre lo stesso, la conoscenza, il mezzo migliore per tramandarla, sempre lo stesso, da millenni: la narrazione.