“Un giorno un nome iniziò un viaggio” di Angela Nanetti e Antonio Boffa
Ieri, 20 dicembre, come anno ricorreva la giornata mondiale dei diritti dei bambini, Adolfina de Marco che cura il lunedì di teste fiorite a proposito ci propone un libro che ben rientra in un diritto fondamentale di quelli sanciti nel 1985 dall’Onu: il diritto di ogni bambina e bambino ad avere al momento della nascita il proprio NOME.
Un giorno un nome incominciò un viaggio. Era un nome di tante lettere e suonava dolce
e morbido come l’erba dell’altopiano dopo le piogge.
Si perdono nel cuore le parole di Angela Nanetti; si spandono negli occhi le immagini di
Antonio Boffa in Un giorno un nome incominciò un viaggio, Angela Nanetti, Antonio Boffa, Torino, Edizioni Gruppo Abele, 2014, prefazione di Fabio Geda.
Che cosa è un nome? Il nome è la nostra identità, in un certo senso e il senso è il significato che noi diamo alla nostra vita e quella che gli altri danno alla nostra. Questo gioiello editoriale racconta di un viaggio che nasce, come tutti i viaggi, dal cuore. È la storia di una bambina che nasce e cresce sentendo pronunciare il proprio nome: “Quella che danza coi narcisi”, che suona familiare come l’altipiano, la terra nella quale è cresciuta. Gli autori la nascondono dietro un nome; di lei non ci dicono quasi nulla; non sappiamo il colore dei suoi occhi, non sappiamo se la sua pelle è fresca e
nemmeno se le sue mani sanno tenere altre mani.
Pagina dopo pagina, il nome ci racconta che la bambina è costretta a lasciare la sua terra per affrontare un lungo viaggio durante il quale le parole del suo nome vengono spezzate finché del loro suono, alla fine del viaggio, non rimane nulla e bisogna metterne un altro sulla croce “per poterla riconoscere nel cimitero che guarda il mare”. Fabio Geda, nella prefazione, invita il lettore a vedere in questa storia la metafora della vita: un cerchio disegnato dalla forza con cui l’amore genera la vita e la getta con un nome nel quale verrà accolta, qualsiasi sia il suo nome, qualsiasi sia il suo destino. Il finale è amaro, ma la storia non si conclude.
Il nome nato tra l’erba e il vento non va perduto, infatti, gli autori sussurrano che ogni nome cerca un posto…nella culla di un bimbo per ridisegnare il cerchio della vita. Un racconto intenso, scritto con un linguaggio essenziale, con “parole dolci e affilate” come dice Geda, che invitano a fare capolino dalle nuvole per spalancare lo sguardo sulla realtà quotidiana dei nomi che vengono spezzati e gettati in mare assieme alle loro vite, assieme a possibili identità. Per questo racconto, Angela Nanetti ha disposto sulle pagine parole che incontrano la crudezza della realtà con la poesia; Antonio Boffa, con mano virtuosa, ha mescolato tinte cupe assieme ad altre solari e delicate che accompagnano il lettore
verso un viaggio che parte dal cuore: quello della vita.