“La gatta con gli stivali” Beatrix Potter e Quentin Blake

Avete presente quei libri che appena li vedete DOVETE assolutamente averli per le mani?

Ecco, con La Gatta con gli stivali mi è accaduto, di nuovo, domenica scorsa Beatrice Masini l’ha presentato sull’inserto del Sole 24 ore, ieri l’ho trovato in libreria e oggi eccomi qui, per iniziare al meglio la settimana.

Perché tanta fretta?

Perché, lo confesso, nonostante faccia sempre programmi su programmi per i post da scrivere poi vince la mia urgenza interiore, questo libro illustrato è un’operazione editoriale interessantissima e come tale mi interessa ragionarci sopra con voi.

In secondo luogo in queste settimane imperversano i consigli per Natale ed io mi sento proprio decisamente di caldeggiare una Gatta con gli stivali sotto l’albero per tutti!

La gatta con gli stivali è un inedito della grande Beatrix Potter venuto alla luce qualche tempo fa che finalmente oggi possiamo leggere in una veste interessantissima: Kitti in the boots è stato scritto nel 1914, mentre il mondo si preparava ad una guerra devastante, ed era quasi pronto per la stampa quando qualcosa ha bloccato il progetto e l’elaborazione delle illustrazioni da parte dell’autrice. E’ così che Beatrix Potter, che spesso illustrava anche le lettere che scriveva,  ha lasciato un testo privo di immagini in cui, a sua insaputa, gli illustratori posteri avrebbero potuto sguazzare. Già, ma mica è facile sguazzare nel mare di una come la Potter, uno dei mostri sacri della letteratura per l’infanzia inglese e non solo. Come e chi poteva fare i conti con un’eredità del genere?

Come racconta la responsabile dell’edizione originale del libro della Penguin, la scelta è ricaduta quasi automaticamente su Quentin Blake apparso subito come il più adatto a confrontarsi con l’ironia british della Potter. Non so come la pensi la Potter ma mi pare che il risultato sia un libro che fa onore ad entrambi in cui non solo nessuno perde niente ma sia la scrittrice quanto l’illustratore postumo guadagnano qualcosa.

Nel narrare la storia di questa raffinatissima gatta nera dalla doppia vita, che si fa addirittura chiamare Miss Cathrine Mc. Quintin (Quentin ci ha visto un ulteriore segno del destino che lo chiamava ad illustrare la nobile gatta), l’illustratore è riuscito a conservare il proprio indistinguibile tratto rifacendosi al tempo stesso alle illustrazioni della Potter. Si ha insomma la sensazione di un’omaggio al limite della citazione letterale da parte di Quentin Blake alle creature animali nate dalla matita di primo Novecento della scrittrice.

Guardate ad esempio l’istrice lavandaia che lava i nobili vestiti di Miss Mc Quintin

assomiglia in tutto e per tutto ad un personaggio di pugno della Potter:

Anche sir Tod la volpe e lo stesso coniglio con la giacchetta blu riportano inequivocabilmente alla mente le illustrazioni originali di Beatrix Potter. Quentin cita esplicitamente e in maniera studiata certo per omaggio all’autrice ma credo anche per armonizzare l’impatto delle illustrazioni con il testo.

La storia è delicata e divertente, adatta anche i bambini dai 4 anni in su, e racconta la doppia vita di Miss Cathrine che, approfittando evidentemente della poca perspicacia della padrona umana, trova un gattaccio nero di strada pronto a obbedire alla nobile dama e a farle da controfigura mentre lei in tweed, stivali col pelo e fucile va a caccia.

 

La verità però è che la gatta, nonostante la mise, della cacciatrice di frodo non ha proprio l’indole, non sa nemmeno maneggiare il fucile e si fa catturare facilmente dalla furba, per antonomasia, volpe. E chi interverrà a salvare la raffinata gatta? La proletaria istrice, lavandaia graziata dalla Miss in virtù della sua utilità di subalterna!

Il finale è sorprendente e se penso che la Potter scriveva tra fine Ottocento e primi del secolo scorso…chapeaux, a lei e a Blake che l’ha inconfondibilmente fatta rivivere oggi.

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