“Andrea non ha più paura”
Titolo curioso ha l’ultimo libro di Lorenza Farina Andrea non ha più paura, edizioni Paoline.
Come si fa a non avere più paura? Credo qualsiasi bambina o bambino sarebbe pronto a farsi una domanda del genere, a dispetto di ciò che piacerebbe ai genitori che invano sperano di togliere le paure ai propri figli.
Un titolo senz’altro attraente per il genitore che deve affrontare un problema, un problema serio: la paura da distacco, da abbandono temporaneo o meno non ha importanza, come ci spiega Silvia Vegetti Finzi nel suo splendido Una bambina senza stella, i bambini sentono ogni ferita sulla propria pelle, anche la più piccola, con l’intensità di una mutilazione. Il tema, dunque, è di quelli importanti e Lorenza Farina, con l’aiuto iconografico di Manuela Simoncelli, lo affronta in punta di piedi, con una narrazione metaforica, volutamente metaforica in cui i personaggi sono se stessi ma soprattutto qualcos’altro.
Andrea, sta elaborando la perdita del papà, scopriremo alla fine che si tratta di una perdita temporanea, il papà, anche se non lo vediamo mai (così come la mamma del resto), torna (forse per poco forse per tanto, non ci riguarda, la storia ci racconta qualcosa di diverso); questa assenza naturalmente turba Andrea facendo insorgere delle paure notturne che vengono alleviate dall’abbraccio di un vecchio albero, chiamato Nonno Ulivo nella storia, i cui rami Andrea può facilmente raggiungere dalla sua finestra. Andrea si accoccola tra i rami nodosi e lì, insieme alla sua coperta, si ricrea un nido, reale, in qualche modo, ma soprattutto simbolico.
Le illustrazioni di Manuela aiutano il racconto rendendo esplicite le metafore narrative, indicandoci sin dai risguardi un piccolo nido, un uccellino che in ogni pagina ci accompagna nella storia di Andrea, fino alla mattina in cui Andrea, ancora addormentato tra i rami del nido che si è creato, non sente il cancello che si chiude e i passi sul sentiero…qualcuno torna. Nei risguardi ora il nido non è più vuoto.
Ho provato a chiedere a Lorenza Farina, l’autrice, se ha deciso sin da subito il finale di questa storia o meno, mi ha risposto che l’elaborazione del racconto ha subito, come naturale che sia, diverse fasi di elaborazione. Mi domando se sia proprio necessario che il papà torni… la storia di Andrea ci racconta di un bambino che ce la fa, che in se stesso, certo attraverso la figura dell’albero, trova il proprio posto, impara ad autoconsolarsi, questo mi pare l’importante.
Andrea il nido se lo costruisce da solo, e tutto sommato, naturalmente con un contorno di affettività profondo, con degli adulti presenti ed attenti, è questo che dovremmo augurare ad ogni bambino: di riuscire a trovare il proprio modo di stare al mondo, anche di rispondere alle paure, anche di superare le paure. Non credo sia vero che Andrea non ha più paura, credo invece che Andrea adesso sa cosa fare quando la paura lo coglierà di nuovo.
Un albo illustrato metaforico sia nel testo che nelle illustrazioni secondo una precisa scelta delle autrici (perchè autore e illustratore negli albi hanno lo stesso valore) che speriamo riesca a parlare lo stesso linguaggio metaforico dei bambini attraverso la figura universale del nido e dell’albero: la casa in cui stiamo al caldo e al sicuro, amati, e la vita che ci accoglie e cresce.