L’ utopia di Peter Pan secondo Adolfina de Marco

Tommaso Moro immaginava la sua Utopia come un’isola che non c’è ma non fu il primo. Prima di lui e dopo, sono state tante volte concepite delle isole felici, tanto che l’espressione stessa è quasi divenuta proverbiale.

Alle origini della cultura occidentale tramandataci per iscritto, Omero indica in un’isola un mondo felice: l’isola dei Feaci, un popolo felice ai confini del mondo, un popolo che sa essere concreto e conosce i limiti assegnati all’Uomo, ma vive in pace e sa accogliere Ulisse con gli occhi di Nausicaa, pieni di coraggio.

La letteratura ci ricorda però che nelle isole chiuse e perfette il viaggiatore non si ferma per restare e anche Ulisse, pur sapendo di perdere la felicità, decide di lasciare l’isola. Secondo Dante neppure a Itaca Ulisse si fermerà, e sarà un’isola non destinata ai viventi a fermare la sua navigazione coraggiosa.

L’isola, dunque, rappresenta per l’immaginario il luogo ideale per realizzare un progetto di vita, lontano dalla realtà quotidiana, lontano da quella concretezza che non corrisponde alla mappa che ognuno ha disegnata dentro di sé.

Sembra sia arrivato il momento, in questo nostro percorso nell’utopia, di citare un romanzo che più di altri ha inteso cosa significhi idealizzare l’infanzia e circoscriverla in un’isola raggiungibile seguendo “La seconda (stella) a destra, poi sempre dritto fino al mattino”, una rotta che “…nemmeno gli uccelli, che hanno con sé carte geografiche per dirigersi durante le loro migrazioni, sarebbero stati capaci di scoprirla con quella indicazione”.

Peter Pan scritto da James Matthew Barrie appare appena accennata per la prima volta nel romanzo del 1902 in The Little White Bird (L’uccellino bianco). L’avventura più nota del personaggio debuttò invece il 27 dicembre 1904, nello spettacolo teatrale “Peter Pan, o il ragazzo che non voleva crescere”. Questa storia venne adattata, ampliata e trasformata dall’autore in un romanzo pubblicato nel 1911 con il titolo Peter e Wendy, poi Peter Pan e Wendy e infine semplicemente Peter Pan. Con questo romanzo Barrie ha regalato un topos nel quale tutte le persone possono riconoscersi in quanto Peter è il bambino che non vuole crescere e che trascorre un’infanzia senza fine nell’Isolachenonc’é. Al di là delle avventure con gli abitanti dell’Isola (fate, pirati, pellerossa, ecc…), ognuno di noi, in età adulta rincorre l’idea di ritornare ad essere bambino semplicemente nell’intercalare dei dialoghi quotidiani. L’Isola è un progetto ambizioso che suppone regole e un capo (Peter Pan) indiscusso che pretende rispetto, laboriosità e tanto altro dai suoi “sudditi”. Trasposto su un orizzonte educativo, il romanzo è ricco di spunti per una profonda discussione sui temi dell’utopia. Nel saggio Gli amici ritrovati (Bur ragazzi), lo studioso Antonio Faeti sostiene che il più eloquente è sicuramente il tema della “…libera scelta, che tiene conto però di come la libertà sia un fatto interiore, tutto riferito al possesso dei nostri sogni”. Lo dicono in molti -ma ancora pochi lo fanno- che Peter Pan è un libro dei migliori per adulti e… bambini.

Adolfina De Marco

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