Il paese dei balocchi. Utopia del lunedì di Adofina de Marco

Ecco, prima o poi ci saremmo arrivati, nell’ex cursus sull’utopia propostoci da un paio di mesi da Adolfina de Marco per la rubrica del lunedì non poteva mancare Pinocchio con le sue avventure.

 

Le avventure di Pinocchio è il capolavoro letterario di Collodi conosciuto in tutto il mondo che Felice Paggi libraio ed editore in Firenze diede alle stampe nel 1883 con le illustrazioni di Enrico Mazzanti. Diremo di più: non solo è “la fiaba” italiana per eccellenza ma, come i capolavori assoluti, è la fiaba di tutti, perché in tutto il globo, ad esempio, dire le bugie equivale ad essere come Pinocchio.

Non poteva mancare questo testo nella ricerca di utopie tra le pagine letterarie perché tra i mondi ideali il Paese dei balocchi è luogo che corrisponde alle aspettative di impiego del burattino come egli stesso cita nel capitolo IV rivolgendosi al grillo:

“Fra i mestieri del mondo non ce n’è che uno solo che veramente mi vada a genio. (…) Quello di mangiare, bere, dormire, divertirmi e fare dalla mattina alla sera la vita del vagabondo”.

Allora, quando l’amico Lucignolo e gli altri ragazzi, passando con il carrozzone dell’Omino di burro diretto al Paese dei balocchi, insistono per farlo salire con loro, Pinocchio non ha grandi dubbi e li segue. Il resto della storia lo conosciamo ma in questa sede interessa mettere a fuoco il senso che ha questo luogo per costruire una visione della società a partire dall’infanzia.

Il romanzo, scritto nell’Ottocento in una nazione appena nata, raccoglieva le testimonianze di un vissuto remoto e le aspettative di un popolo. Il Paese dei balocchi, tolto il contesto storico e sociale al quale si riferisce, rappresenta ancora oggi nell’immaginario un luogo deputato alla gioia e al gioco, allo spazio libero e alla totale assenza di regole, di imposizioni.

Ancor oggi l’offerta qualitativa del Paese dei balocchi è attuale, anche se mutata nella forma non  libertaria, per costruire una visione utopica dell’infanzia ma, all’opposto, un chiaro segnale che indica assenza di prospettive educative, assenza di informazione, forme varie di povertà (intellettuale, economica).

Considerata l’infanzia una “nuova classe sociale” portatrice di modelli alternativi di comportamento collettivo, il Paese dei balocchi è il senso da dare al tempo libero che è diventato un importante tempo sociale. Secondo il mio personale punto di vista, il valore pedagogico del Paese dei balocchi sta proprio nel poter essere considerato un luogo ideale da valorizzare per rendere il tempo libero l’autentica dimensione del possibile.

Adolfina De Marco

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