“Il giardino delle meraviglie”. Le piante di Lucia Scuderi

Natura è Poesia.

Se vogliamo è tutta questione di un accento.

Sì, di un accento, che non è solo un segno grafico, ma è soprattutto uno sguardo. Uno sguardo diverso, capace di accenderli i nostri occhi di fronte alla meraviglia che la natura ci offre.

Ed io in questo momento ho gli occhi fulminati, pieni di luce e di stupore davanti a un “giardino delle meraviglie”, un giardino tutto speciale. È fatto di carta, ma emana profumi e odori a me molto cari. Quelli di “un’isola, al centro del Mediterraneo, che ha tante storie da raccontare fatte di fiori e di foglie, di frutti e di profumi”.

È la Sicilia! La mia Sicilia! Ma anche quella di Lucia Scuderi, autrice e illustratrice straordinaria di questo “giardino delle meraviglie”, appena edito da Donzelli.

Ed è la Sicilia di tutti gli scrittori, naturalisti e viaggiatori che nel corso dei secoli sono stati attratti e rapiti da questa terra. Come in una magica serra fatta di sola carta e colori, questo albo illustrato è uno scrigno di poesia, suggestioni e biodiversità.


Sfogliando queste pagine ci si immerge nella storia, ma anche nella botanica, nella letteratura e nella cucina. Divulgazione scientifica che convive con storia, poesia, letteratura ed anche con tradizioni e ricette popolari. In un intreccio di sensazioni multiple, che mi rendono estasiata, come in un viaggio. Un viaggio è sempre un’esperienza “multimodale/polisensoriale”, fatta di ricordi visivi, ma anche di tracce olfattive e gustative. E io le ritrovo tutte queste tracce esplorando questo giardino, che ha tutto il sapore della mia infanzia, della mia terra, della mia memoria, delle mie radici e della mia identità.
Primo tra tutti: il gelsomino.

“Piacciono tanto a nonna Rosa quei gelsomini di bella notte! Ha su nell’armadio a muro, una cassettina piena di spighe a ombrello di rizomolo, seccate; ne prende una ogni mattina, prima di scendere in giardino; e quando ha raccolto i gelsomini con la sua cannuccia, siede all’ombra del pergolato, inforca gli occhiali e infilza uno ad uno quei gelsomini…finchè non ne forma una bella rosa bianca, piena, dal profumo intenso e soave…”.

Queste parole di Pirandello si intrecciano con un’illustrazione meravigliosa e con una ricetta che svela il trucco per realizzare la “sponza”, “una sorta di fiore tradizionale fatto a mano e rigorosamente di sera, utilizzando i boccioli di gelsomino colti sul punto di sbocciare e di sprigionare il loro profumo”.

Ma non manca l’attenzione alla cucina e ai sapori più autentici e forti. Ritrovo infatti il mio amato, adorabile, cappero: “pianta perenne e cespugliosa”, che ama il clima arido e asciutto e che è capace di crescere “nelle crepe dei vecchi muri e sulle rocce”. “Mangiandoli con uva passera i capperetti rallegrano il cuore e destano l’appetito” (parola di Michelangelo Buonarroti il Giovane, pronipote di quello famoso). E naturalmente tra le righe trovi anche una deliziosa ricetta; o se invece non vuoi mangiarli quei capperetti puoi ammirarne il fiore, tripudio di bellezza, come testimonia l’illustrazione realizzata dalla Scuderi.


Ma forse è una sola la parola che racchiude la Sicilia e la sicilianità. È quella che, entusiasta, dice: “Benvenuto!”.

Questa parola mi somiglia molto e sapete quale pianta simboleggia questa calda accoglienza?

La Bougainvillea, romantico cespuglio rampicante che è stato portato in Sicilia da un esploratore francese vissuto nel settecento (Louis de Bouganville appunto) che in Brasile era rimasto affascinato da quella coltre cremisi di “fiori” (che in realtà sono foglie modificate, brattee).
Nell’immaginario di noi tutti c’è anche l’azzurro a simboleggiare il paesaggio mediterraneo, i colori del cielo e del mare. L’azzurro del Plumbago, definito anche gelsomino azzurro, e che catturò l’attenzione persino di accademici francesi dell’Ottocento:

“il mio primo pensiero, quando ricorderò Siracusa, non sarà per i resti del passato, ma per i rampicanti dai grandi fiori blu, che si appoggiano sui muri, sugli alberi degli aranci e poi scendono in cascate di verdi catene”,

così scriveva Renè Bazin, nel suo viaggio in Sicilia, del 1893.
E io consiglio a tutti un viaggio in Sicilia. E se ancora non lo avete messo in programma, iniziate a farlo sfogliando questo ammaliante albo illustrato. Sentirete il profumo delle polpette cotte alla griglia su foglie di limone, e troverete il gusto delle scorzette di arancia candite, e il peso leggero dei semi di carrubo, che hanno dato il nome a quell’unità di misura tanto preziosa, che è quella dei “carati” dell’oro. Come in una sorta di “teca della biodiversità” in questo albo troverete ben 23 piante, sia endemiche che esotiche, che testimoniano quanto la sicilia sia stata terra d’incontri, fruttuosi e fecondi.
Una volta chiuso il libro, vi domanderete: “ho letto di natura o di poesia?”.

E sentirete la mia risposta gioiosa:

“Natura è Poesia!”. Albi come questi lo testimoniano: il segreto risiede in un accento, traccia grafica di uno sguardo attento.

E io ringrazio Lucia Scuderi, per il suo sguardo illuminato che ha incantato anche il mio.

Chiara Sallemi

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