“Forse l’amore” e non solo. Due libri di Silvia Vecchini e Sualzo

Ma ve lo ricordate?

Ve lo ricordate quel giorno, quei giorni forse, in cui inatteso, incompreso, è arrivato l’amore?

Ricordate i dettagli, ricordate la sensazione, l’impazienza e la pazienza, e soprattutto il dubbio: sarà o non sarà?

E questo o non è questo?

L’amore?

Forse.

Di sicuro Forse l’amore è, proprio come accade nella realtà e proprio come accade nei libri quando la letteratura ti fa entrare in un’altra realtà, un libro che su questa questione – dell’amore da ragazzi intendo – ha molto da raccontarci, quasi mi viene da dire, ha molto da evocarci.

Scritto da Silvia Vecchini e Sualzo (Antonio Vincenti per l’anagrafe) ed edito per i tipi di Tunuè nella collana Miriari Forse l’amore è un libro strano a definirsi…non è proprio un graphic, non è nemmeno proprio un albo, non è nemmeno proprio una poesia illustrata. E’ se stesso e basta, ecco perchè, forse ha trovato sede nella collana Miriari insieme ai libri di Shau Tan e non nella collana di graphic Tipitondi come l’altro libro dei due autori su cui tornerò a breve.

Il testo di Forse l’amore è una poesia, lo si intuisce tra le pagine e ne si ha la certezza alla fine quando la si può leggere tutta di fila, senza girare pagina, con i suoi a capo messi al posto “giusto”. La poesia è una cifra stilistica importante della scelta di scrittura di Silvia Vecchini che qui si piega, nel senso letterale del termine e senza nessuna accezione negativa, alle vignette di Sualzo, ogni a capo è un’illustrazione o più illustrazioni, spesso ad un unico verso corrisponde una mini sequenza narrativa in cui…qualcosa cambia, esattamente ciò che il verso evoca e che l’illustrazione ci può mostrare senza parole, anche grazie alla scelta di come le immagini vengono tagliate e incorniciate.

Come cambia la percezione quando non sentiamo la voce che desidereremmo sentire, come cambia il senso delle priorità, come tutto acquista senso in virtù di un unico pensiero.

La narrazione si svolge nel corso di una mattinata di scuola, penso alla traduzione che Sabrina nel film di Billy Wilder fa della canzone di Edith Piaff La vie en rose:  sto guardando la vita con occhiali colorati di rosa.

Ecco, i due protagonisti attraversano la loro giornata come se avessero questi occhiali di rosa, questo filtro speciale che dà senso alla lezione di latino, di matematica, di scienze e di musica. Questo pensiero assoluto capace di interpretare ogni frazione del reale. Che potenza che hanno i ragazzi da questo punto di vista!

E che potenza hanno questi libri che riescono a diventare tutt’uno col lettore sin dalla copertina.

Forse l’amore è uscito da pochissimo, 2017, ma Sivia Vecchini e Sualzo più volte si sono cimentati con libri a 4 mani, così come nella vita che condividono insieme, con albi illustrati di vario formato e contenuto, e con un vero e proprio graphic nel 2012 sempre per Tunuè, con Fiato sospeso.

Un titolo che solo a dirlo ti fa trattenere il fiato, provate a pronunciarlo!

Questo sì che è un vero graphic, un vero fumetto, con tanto di baloon ecc, qui l’illustrazione sembra farla da padrone e invece non è così, i due linguaggi non solo si amalgamano perfettamente ma la mano di chi scrive si sente fortissima nel non detto, nei silenzi, nel taciuto. Il silenzio, elemento essenziale di questo racconto che per tanta parte avviene in acqua, là dove i pensieri escono come bolle ma le parole restano dentro; ma anche elemento essenziale, ancora una volta della pratica poetica a cui Silvia non rinuncia nemmeno in questo caso. Alla fine del libro infatti, tra i “materiali” scritti dalla protagonista troverete il suo tema a cui si allude all’inizio della narrazione, e diverse poesie che Olivia va scrivendo per lo più mentalmente mentre il suo corpo esegue qualche movimento: nuota, pedala ecc.

Quel suo corpo che tanti problemi le crea per via delle allergie che le tolgono l’aria, quel corpo con cui bisognerà pure fare i conti un giorno o l’altro e non solo per l’allergia, ma perché cambia, perché cresce, perché la vita cambia e crescere è un tuffo.

La narrazione è divisa in capitoli che riprendono le fasi di allenamento di nuoto, Olivia trascorre molto tempo in piscina, nell’acqua, senza ossigeno, non si sente di perdere il respiro, in acqua, ovattata non sente di poter cadere, ha imparato a dominare la tecnica e il fiato trattenendolo prima che qualcosa glielo tolga.

Ora Olivia deve imparare a uscire dall’acqua deve riprendere aria senza farsela togliere dal suo corpo o dalle preoccupazioni di chi le sta attorno, deve imparare a dominare la tecnica dello stare fuori dall’acqua trattenendo il fiato giusto il tempo di…uscire dall’acqua.

Due libri simili e diversi Fiato sospeso L’amore, forse.

Due libri che raccontano l’adolescenza e i suoi ritmi, le sue paure, la sua incredibile forze senza mai cadere nel didascalico, senza mai annoiare, puntando tutto con fiducia sulla forza della narrazione, scritta o disegnata che sia.

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