“Sonno gigante sonno piccino”

Questa sera sul cuscino

non trova sonno il mio bambino

forse si è perso in un posto lontano

forse ha preso l’aeroplano

forse è andato a fare un giro

forse ha incontrato un ghiro

forse c’è traffico anche là

forse più tardi arriverà

forse guarda una camomilla

forse beve qualcosa che brilla

forse vola su un cammello

forse galoppa su un uccello

forse è ancora in mezzo al mare

forse non smette di nuotare

forse piove forse si bagna

forse salta una montagna

forse s’arrampica su un muretto

forse inciampa in un berretto

forse aspetta una sorpresa

forse la luna è troppo accesa

forse gli balla qualcosa in testa

forse ha voglia di fare festa

forse non so forse chissà…

piccolo sonno passa di qua.

sonno gigante sonno piccino

scivola accanto al mio bambino

prendilo in braccio, convincilo piano:

dormire di notte non è così strano!

Benvenuti nel Paese di Sonno gigante sonno piccino, per entrarci è necessario appartenere ad una di queste due categorie: 1) essere un piccolo senza sonno; 2) essere un più o meno grande pronto a richiamare la memoria piccina.

Sonno gigante sonno piccino è uno degli albi illustrati di Topipittori che preferisco, a mio personalissimo parere uno dei più riusciti. E questa armonia che vi si respira è data, mi pare, dalla convivenza dolce di poesia e prosa: la poesia di Giusi Quarenghi e la prosa dell’illustrazione di Giulia Sagramola.

Il testo della Quarenghi si fa nenia stringendo in un ritmo anaforico più serrato di altre volte l’amato verso libero.

L’assonanza e la rima si rincorrono per suonare meglio all’orecchio del piccolo lettore e suggerirgli possibilità che solo in sogno possono darsi, surreali piuttosto che irreali. La ripetizione con le varianti verso per verso culla il sonno, o la memoria del sonno.

Frattanto, mente ogni  2/4 versi si volta pagina, delle foto in bianco e nero (la sguardia di chiusura ci fa sapere che sono della famiglia dell’illustratrice) ritoccate con incursioni di colori e oggetti e situazioni surreali (da sogno, appunto, forse ricordo), catturano l’occhio del lettore che così immagina mondi sui quali guardare.

La poesia ci parla del qui e ora intriso dell’immaginazione che solo un bambino può mettere nel qui e ora e la Quarenghi come pochi sa restituirci il sentire profondo dell’anima che dimora nei piccoli; le illustrazioni dal canto loro, parlano un’altra lingua benchè perfettamente consonante: parlano la lingua del ricordo dell’infanzia più o meno prossima, un futuro anteriore, non un presente,  e riproducono quell’immaginazione che solo un bambino può mettere nel ricordo.

In queste foto che potrebbero essere quelle delle famiglie di tutti noi (avete mai notato come si somigliano le fotografie?), in questi versi che possono diventare litania della buona notte di ogni bambino, è racchiusa la profonda dolcezza di questo albo sopraffino.

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