“Klaus i ragazzacci” di David Almond
Alzi la mano chi non ha mai incontrato un bulletto sulla propria strada.
A qualcuno capita di incontrare dei veri e proprio bulli, di quelli dalle cui spire è difficile sottrarsi.
A Klauss è successo. Gli è successo di incontrare un pessimo ragazzaccio capo banda e anche di non farsi minimamente toccare dalla sua nefanda infuenza.
Ma chi è Klauss?
Klauss è un ragazzo tedesco, trapiantato in inghilterra, orfano di madre e con il padre in prigione, una storia alle spalle che nessuno conosce esattamente ma che puzza di politica autoritaria, di controllo delle vite e limitazione delle libertà personali.
Klauss arriva nella nuova scuola e, nonostante canti arie d’opera e sia eccentrico, il suo piede perfetto nel calciare gli garantisce un posto all’interno de “I ragazzacci” il gruppo di bulli della scuola che si diverte ad organizzare piccoli atti vandalici. I ragazzacci altro non sono che ragazzini che invece di salvare il mondo, come avrebbe voluto la Morante, abbozzano un’identità non ancora trovata all’ombra dell’obbedienza al capo Joe. Joe è l’unico che una sua identità ce l’ha e l’ha costruita proprio sulla debolezza dei suoi discepoli pronti a seguirlo perché riparati dalla forza di Joe pronto a menarli se disubbidiscono ma anche, e qui c’è il fascino più grande, a difenderli dall’esterno del gruppo.
Ma cosa volete che tutto questo possa interessare o impressionare ad un ragazzo che mangia pane e sofferenza a colazione, che passeggia fischiettando per esaudire il più grande desiderio del padre carcerato “camminare da uomo libero”?
Sarebbe il colmo finire in un Paese libero, essere nel pieno delle proprie possibilità di vita, e perdere il proprio libero arbitrio per un gruppetto di ragazzacci di paese, non trovate?
Beh, non è proprio così, il potere dei carnefici sta nel far leva sulla debolezza delle vittime, sarebbe bastato che Klauss avesse una debolezza visibile e attaccabile da Joe e…ma questa sarebbe stata un’altra storia.
No, Almond ci ha voluto raccontare la storia di un ragazzo che sperimenta (fuori scena) sperimenta la perdita di libertà e che proprio di essa è disposto a fare la propria bandiera identitaria.
Il potere di dire no.
Mica da tutti, a 10, 11,13 anni e nemmeno da adulti!
Infatti la vera vittoria di Klauss, la vera storia di questo libro, non è nella consapevolezza di se stessi da parte del ragazzo ultimo arrivato, bensì nella capacità di far scattare l’orgoglio del libero arbitrio in uno dei ragazzacci. Una di quelle vittime che resta vittima anche nel gruppo incapace com’è di opporsi al leader e dunque pronto a sottomettersi e a perdersi nelle nefandezze del gruppo.
Klauss ha il vero potere di fare da catalizzatore positivo, in realtà Klauss non fa proprio niente di esplicito, se non dire all’amico che si può dire di “no”, ma l’esistere basta a dare il coraggio di prendere una strada diversa.
Klauss e i ragazzacci di David Almond, edito da Sinnos è un libro per ragazzi dai 9 anni, suppergiù, in cui si ritrovano i temi cari al grande scrittore, spero che ne parleremo anche sabato 14 ottobre al corso sui grandi scrittori per giovani adulti a cura di Hamelin. La libertà qui diventa vero e proprio tema portante della narrazione e non trama sotterranea, intreccio tra gli intrecci narrativi come nei suoi capolavori. Il respiro non è quello di libri come Skellig o La storia di Mina ma leggere un Almond ha sempre un suo perché e forse, a questa età, incontrare Klauss, il valore esplicito e programmaticamente tematizzato del NO che rende liberi, dell’opposizione alla sottomissione, quella vera, la ribellione e il risveglio della propria coscienza senza paura – o anche con un po’ di paura ma anche con la forza di accettarla – è esattamente ciò che ci vuole!