Tenebrossa

A Tenebrossa ci sono 1275 anime, 270.300 ossa.

Un piccolo paese come tanti in cui però accadono

 cose inusitate, anzi, accade UNA cosa inusitata ma MOLTEPLICI volte.

Tutto sembra filare tenebrosamenre liscio in questo paese di poche anime e tante ossa quando…alcune ossa iniziano a sparire.

Un osso per ogni abitante…o quasi. Insomma, fate voi i conti, in un corpo adulto ci sono 212 ossa e se sono scomparse ben 211.

Un caso davvero eccezionale per il quale ci vuole l’investigatore più famoso del mondo: Sherlock Holmes….pardon…Sherloss.

Il famosissimo investigatore, con tanto di cappello a scacchi e pipa (e gatto, anzi, scheletro di gatto, nello studio) se ne va in giro a raccogliere le deposizioni dei malcapitati a cui qualcosa….una sottilea linea rossa, fulminea, ha sottratto un osso. A chi un omero, a chi un perone, a chi una clavicola e via così fino al 211 osso.

La creatura in fuga prende di volta in volta la forma delle chimere di ognuno, nei racconti delle vittime. Mostro a tre teste, 

grifone, 

e chi più ne ha più ne metta. 

Qualunque cosa sia, questa creatura rossa in un mondo di blu e nero è velocissima. E’ impossibile da catturare e, soprattutto, non ha paura di niente!

Che abbia una missione da compiere?

Beh, non sarò mica io a svelarvelo, vi lascio a questo gustosissimo racconto giallo-tenebrosso in rima.

Tenebrossa è l’ultimo albo nato dalla casa Orecchio Acerbo, è scritto da Jean-Luc Fromental e Joelle Jolivet, la coppia super collaudata di albi divertenti e ironici come 365 pinguini 10 piccoli pinguini (editi entrambi dal Castoro). In Tenebrossa non ci sono pinguini ma il bianco e nero fanno ancora una volta da padroni, insieme ad un rosso-arancione vitale e significativo.

Le ossa, sono la struttura non solo dei protagonisti e della narrazione, ma anche del libro, che ha una bellissima copertina che si apre e che diventa un poster dello scheletro umano, e soprattutto, della narrazione. I giochi di parole si sprecano, dai nomi dei protagonisti, alla Ossa Nova che si balla nel night club della città, allo stadio chiamato Ossiseduti. Persino gli autori non sono rimasti indenni dal gioco ossuto e in copertina si ritrovano con un os in più nel nome!

Vogliamo giocare con morti ed ossa? In questi giorni in cui anche nei negozi di vestiti per bambini imperversano felpe e tute ossute?

Ebbene facciamolo, ma in modo divertente, leggero di quella leggerezza che solo la grande qualità sa darci. Ricordo che da bambina un piccolo libro dedicato ad un paese di ossa mi colpì altrettanto, mi è rimasto nella memoria per tutta la vita come spero resterà Tenebrossa: si intitolava Giochi d’ossa, scritto e disegnato dai coniugi Ahlberg e edito dalle edizioni Emme. Anche lì si giocava con i morti, con le ossa, con scheletri di umani e animali, in maniera spassosa e acuta, decisamente sarcastica e esorcizzante.

Dimenticavo, ma che fine avrà mai fatto Watson…o forse dovrei dire Watsoss?

Questa storia ora è finita,

vanno via verso nuove avventure

detective, cane e dottore.

Tenebrossa riprende la sua vita

di città dalle ossa sicure 

nel suo inerte e quieto torpore.

 

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