Quel fanciullino dell’autore

Oggi nel primo pomeriggio terrò una breve (troppo breve decisamente) lezione dedicata alla letteratura per l’infanzia nel corso del laboratorio del corso di letteratura italiana moderna e contemporanea.

Quest’anno ho intitolato questa mini incursione nel territorio dei libri per bambini “La lettura salvata dai ragazzini” giocando col titolo della Morante, ma il cuore del discorso sarà di tipo critico legato ai temi della lettura, dell’autore e della specificità degli albi illustrati. Nel preparare questo incontro, in cui sarà davvero impossibile lasciare più di qualche spora fungina per teste universitarie, sono tornata più volte su due questioni critiche e teoriche che mi stanno a cuore:

  • la specificità della definizione e del campo di azione di questo sistema letterario complesso che tende ad andare sotto il nome di letteratura per l’infanzia.
  • la questione dell’autore che scrive per bambini e della relazione che si pone con il pubblico.

Sul primo punto sono tornata più volte, ad esempio qui e qui, e ci ritornerò; ma sul secondo vorrei ragionare con voi di nuovo oggi. 

Parlando con chi legge, ma anche con chi scrive e con chi valuta i libri spesso mi capita di sentir dire che l’autore che scrive per bambini è un autore che pensa al suo io bambino, che in qualche modo l’ha tenuto in fresco per tutti gli anni della crescita e che ha ritirato fuori il se stesso bambino da adulto per poter tornare a parlare ai bambini da pari a pari. Sto esagerando un po’, d’accordo, ma la sostanza di tante cose che leggo e sento è un po’ questa e allora, siccome dal punto di vista letterario e critico un tipo di affermazione del genere è quantomeno ingenua, vorrei provare a mettere un po’ d’ordine e a cercare di capire quali sono i termini reali della questione autore per bambini-infanzia.

Ci provo con i miei strumenti, quelli critici, ma ci sono diversi approcci tutti molto interessanti e che, non poi così sorprendentemente, arrivano tutti alle stesse conclusioni: c’è molto oltre un atteggiamento di rimembranza del tempo passato.

D’accordo Picasso diceva che voleva saper disegnare come i bambini, come lui stesso sapeva già fare da bambino, Aidan Chambers e tanti altri grandi autori per bambini e ragazzi affermano di scrivere pensando a cosa gli sarebbe piaciuto leggere da bambini e ragazzi e che non c’era a disposizione; e Pascoli col suo fanciullino che ci ha perseguitato al liceo dove lo mettiamo? 

Ma tutto questo è ben altro dal dire che l’autore scrive col suo io bambino.

Certo, uno scrittore per bambini deve entrare in sintonia col punto di vista del suo lettore, deve possedere un buon orecchio acerbo, su questo non ci sono dubbi, dopodichè il resto è tecnica, è capacità di restituire in forma ciò che noi poi leggeremo come sostanza.

La forma, che ci piacciamo o meno, è più forte del contenuto e se uno scrittore riesce a parlare ad un lettore, che sia di 3, di 6, di 10 o di 16 anni, è perché trova la forma narrativa o poetica più adeguata. 

L’autore reale non è un bambino reale e nemmeno un se stesso bambino reale passato, è un autore che accetta di diventare implicito per parlare a lettori reali.

Sciolgo l’equazione critica: bambino lettore e autore non sono alla pari, l’autore è una persona adulta reale che da scrittore crea un testo con il quale arrivare al suo lettore, il quale a sua volta si farà, attraverso la storia, un’idea della persona che l’ha scritta (autore implicito). 

Alla base l’assoluto rispetto del bambino come tale, senza ammiccamenti all’adulto che vuole educare il bambino, senza il pensiero dell’adulto che quel bambino diverrà. Solo il bambino e la bambina che legge, qui e ora. Se sarà stato molto bravo il lettore bambino si ritroverà nella storia dell’autore anche in altre epoche e luoghi, e allora parleremo di una libro e di una storia che è un classico. 

Il fatto che agli autori per bambini e ragazzi, ad esempio, sia spesso possibile incontrare i propri lettori reali, comunque in modi e forme molto più consistenti che per gli “altri” scrittori, spesso crea un cortocircuito mentale tra lettore implicito e lettore reale; all’autore, quello reale, sembra che i due lettori, implicito e reale, coincidano .

Lo scrittore per bambini e ragazzi, in qualche modo, in qualche forma, con le dovute limitazioni ma sostanzialmente sa (o pensa si sapere) identificare il proprio lettore. L’incontrare faccia a faccia centinaia di lettori reali (pensate che un autore molto attivo in questo senso come Luigi Dal Cin incontra all’anno in media 60.000 bambini) influisce sull’idea del lettore bambino che l’autore si fa, ma non è affatto detto che dal punto di vista teorico, ovvero della costruzione della narrazione, le due componenti del messaggio letterario coincidano.
Uno scrittore deve fare i conti con alcuni dati oggettivi del proprio potenziale lettore reale (età e competenze ad essa legate, e talvolta il contesto), ma, allo stesso tempo, deve andar ben oltre, se vuole che la sua opera possa esser letta in ogni parte del mondo, tradotta in varie lingue, e possibilmente in tempi diversi. Una buona opera scritta, anche non pretendendo di diventare un classico secondo le famose definizioni che Calvino fornisce del termine , non dovrebbe pensare di esaurirsi nel giro di pochi mesi o anni: questo è un ragionamento, o una visione, che l’editoria sostiene, ma non può essere il punto di partenza della creazione narrativa di un autore.

La lettura non è mai un atto privo di conseguenze, ma implica sempre una diversa interpretazione per ciascun lettore . Per questo chi scrive deve possedere strumenti affinati e non ingenui che lascino la libertà al lettore senza che questo sia ingabbiato nella fisicità del lettore reale.

Più l’autore è bravo e –  l’ho dato sin qui per scontato ma esplicito, con autore si intende tanto lo scrittore di parole quanto l’illustratore –  più il lettore legge.

La qualità, non mi stancherò mai di dirlo e di scriverlo, è alla base dell’approccio con la lettura, prima del gusto c’è la qualità perché il gusto personale deve esercitarsi all’interno della qualità della proposta letteraria.  

Per questo, e per molto altro, alla letteratura per l’infanzia e l’adolescenza si deve lo stesso rispetto e la stessa attenzione che si deve alla letteratura senza aggettivi. Il lettore è lettore, qualunque età esso abbia.

 

2 pensieri riguardo “Quel fanciullino dell’autore

  • 6 Novembre 2017 in 18:09
    Permalink

    Grazie Roberta,
    per essere riuscita a farci “crescere” e tornare bambini allo stesso tempo…
    Arianna

    • 8 Novembre 2017 in 8:32
      Permalink

      Grazie a te, voi, Arianna, è stato un pomeriggio bellissimo! Mi piace molto lavorare con gli studenti su quest argomenti, peccato non capiti così spesso!

I commenti sono chiusi.

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