Noccioline – Graphic che?! Parte 1: Nascita dei fumetti
Ho deciso di iniziare l’anno con una nuovo capitolo per la mia rubrica (si, mi sa che sto facendo una rubrica nella rubrica). Non tutti conoscono bene i fumetti ed è difficile riuscire a conoscerne i diversi generi, per cui ho pensato di provare a dare un’organizzazione sintetica del panorama attuale e passato di quest’arte.
Facile dire che questa rubrica parla di fumetti, ma effettivamente cosa sono? Hanno dei generi? Perché per la stessa cosa ci sono così tanti nomi diversi?
Se per chi non è un lettore abituato al fumetto certi termini come graphic novel, manga o bande dessineè possono risultare assurdità, non è che all’interno del mondo del fumetto la situazione migliori. Quando sono diventata una lettrice più “esperta” mi sono resa conto di quante possibilità e differenze ci sono nei fumetti a seconda di dove li si vanno a pescare. Questo mi ha spinto ad indagare e cercare di capire effettivamente cosa tutte queste brutte parole significassero.
Una cosa che va messa sicuramente in chiaro è che dicendo fumetto si dice tutto e niente: è un modo di raccontare, ma non definisce un genere particolare. In genere nel pensiero comune, il fumetto è quell’albo spillato che si compra in edicola ai bambini.
Spesso in Italia si tende a non andare oltre l’idea di Topolino come fumetto (senza nulla togliere a questa rivista che raccoglie spesso grandi capolavori), visto come qualcosa di legato all’infanzia, guardato magari con nostalgia, ma che ad un certo punto si deve abbandonare perché si è “grandi” e si devono leggere libri da “grandi”. Beh a me è capitato l’esatto opposto: ho iniziato da Topolino e non ho fatto altro che peggiorare.
Tutta questa gran digressione per spiegare come in realtà il fumetto sia il mezzo per raccontare ciò che si vuole, come si vuole. Vedremo come le tecniche e gli stili usati siano i più disparati: da semplice inchiostro a collage di oggetti assurdi.
Se si parla di “teoria” del fumetto non si possono non citare autori come Will Eisner o Scott McCloud che hanno contribuito a definire il fumetto tramite loro saggi per far comprendere a tutti, anche in modo immediato, come funzionino e anche, volendo, come farne uno.
“Arte sequenziale” è la definizione data da Will Eisner, ampliata poi da Scott McCloud, in quanto il fumetto nasce come una serie di vignette in (per l’appunto) sequenza dove poi ogni autore è libero di mettere la sua creatività e la sua storia.
Prima di far rabbrividire qualche docente di fumetto, ci tengo a sottolineare che ovviamente la strutturazione del fumetto ha le sue regole, soprattutto per chi è un principiante, ma non è di questo che volevo trattare in questo post, magari ci tornerò più avanti.
Ma parliamo un po’ di storia. L’arte sequenziale non ha una vera e propria data di nascita in realtà, basti pensare a quanto le immagini siano state utilizzate per narrare in tutta la storia dell’umanità, a maggior ragione in periodi in cui la lettura non era accessibile a tutti. Sin dalla preistoria l’uomo ha utilizzato immagini in sequenza per rappresentare momenti della propria vita o anche per comunicare, come per esempio facevano gli egizi con i geroglifici.
Sarò sincera, prima di leggere questi saggi, non avevo considerato il fumetto altro se non un’arte nata nell’ultimo secolo per puro intrattenimento. Questo vale per la definizione più stretta di questo mezzo di comunicazione, caratterizzato proprio da vignette e ballon, ma come ho già segnalato possiamo in realtà ritrovare arte sequenziale ovunque.
Per convenzione si associa la vera e propria nascita del fumetto con la pubblicazione di Yellow Kid, che fa la sua prima apparizione nel 1894. Per la prima volta Richard F. Outcault, l’autore delle vignette, decide di permettere alle illustrazioni di comunicare a parole per rendere più scorrevole la narrazione. Non vi incontriamo ancora i classici baloons: i dialoghi sono invece scritti sulla lunga casacca gialla indossata dal bambino.
In realtà ho letto anche di un’altro “primo fumetto”: La storia del signor Jabot. Pubblicato nel 1833, non è ancora come noi ci immaginiamo il fumetto adesso, ma è dato da una sequenza di immagini con una didascalia sotto.
C’è chi attribuisce la data di nascita del fumetto all’uno o all’altro. Non ho trovato qualcuno che mettesse d’accordo le due posizioni, per cui ve le ho presentate entrambe.
Da qui in poi vedremo la creazione delle più disparate tecniche e storie di fumetto in tutto il mondo, anche se ognuno con il proprio stile.