Che sbaglio di Erik Kessels

Non so voi che rapporto abbiate con gli errori, gli sbagli e il fallimento, io ce l’ho pessimo.

Faccio piccoli errori in continuazione, una cosa da diventare matti ad accorgersene, ma gli sbagli, quelli veri, quelli grandi, mi imbarazzano oltre misura, tendono a mandarmi in blocco, come la caldaia.

Non so se sia questione di perfezionismo, indubbiamente ci sono persone che tendono al tentativo di perfezione più di altre, tuttavia credo che il punto sia il fare i conti con se stessi, ammettere i proprio limiti e, dunque, le proprie capacità.

Già perchè tendiamo a pensare, credo, che siano gli sbagli a limitare, a segnare il limite finale della creatività di ognuno (in qualunque campo essa si esprima, potrebbe anche essere nell’organizzazione quotidiana); e invece secondo Kessels così non è.

Gli sbagli sono esattamente il punto in cui la creatività fa il balzo in avanti, dimostra se stessa al meglio perché raccoglie la sfida e la rilancia.

Certo bisogna essere in gamba…bisogna accettare non solo di vedere lo sbaglio, ma coglierlo come l’occasione per andare oltre.

Che sbaglio. Come trasformare i fallimenti in successi mandando tutto all’aria è un libricino geniale di Erik Kessels edito da Phaidon e sbagliato sin dall’impaginazione: si apre al contrario, sembra di avere in mano un libro ebraico invece hanno solo montato la copertina al contrario…volontariamente al contrario!

Non si tratta di un libro per bambini o ragazzi nè di un saggio legato all’infanzia…forse è uno sbaglio, appunto, proporlo in questo blog e tuttavia ho deciso di farlo perché incontrare un libro del genere, per chi ha a che fare con bambini e ragazzi può essere fondamentale.

Educarsi all’errore al riconoscimento delle creatività più nascoste, al cambiamento del punto di vista, all’accettazione dell’imperfezione propria ed altrui e alla spinta a fare di quella imperfezione la propria carta vincente, credo sia qualcosa di importatissimo sin da bambini.

Che sbaglio è anche un inno all’individualità nel senso migliore del termine: non quella egoistica, chiusa e decisamente rovinosa per i destini umani, bensì quella che i destini umani può sostenere e migliorare a partire dal riconoscimento della dignità dello stare al mondo di ognuno. Dimenticatevi la mentalità del successo, la lotta per la sopravvivenza…o meglio questa ricordatevela ma immaginatela combattuta a suon di errori, di cadute e risalite vertiginose.

sono i lapsus che rendono affascinante l’ovvietà, lampi di irrazionalità che creano un’insolita imperfetta bellezza.

L’intero discorso di Kessler è sostenuto attraverso l’uso della fotografia, il suo campo privilegiato: per tutto il libro l’imperfezione e la sua rinascita creativa sono dimostrate attraverso foto “sbagliate”. Avete presente quelle foto con le dita davanti, o quelle in cui le teste sono tagliate, le luci tutte sbagliate ecc. ecc?

Ecco, proprio quelle sono il trampolino di lancio di Kessler e di altri artisti…il prossimo che mi dice che non sono in grado di fare una foto (cosa assolutamente vera) me lo mangio.

Ho incontrato questo libro grazie a Massimiliano Tappari che, nel programma del corso che terrà qui a Venezia il 15 aprile, aveva consigliato la lettura di questo libro. E se conosciamo un po’ come e cosa fotografa Massimiliano la scelta mi pare evidente. La poesia impropria di Tappari si eprime attraverso la reinvenzione di sbagli, dettagli e ovvietà.

Devo molto a Massimiliano e anche a Kessels e spero di avervi convinto a cercare questo librino che divorerete e a farne bagaglio quotidiano, anche in classe, anche con i vostri figli, anche…

E non dobbiamo sottovalutare un fatto che tendiamo a dimenticare: anche un milione di persone possono prendere un abbaglio.

Non c’è da fidarsi delle folle.   

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