Alla fiera di Bologna

Come ogni anno siamo riuscite a dedicare una giornata alla Children’s book fair di Bologna.

Un giorno è troppo poco, è una specie di corsa ad ostacoli (tra le persone) ma almeno è qualcosa e come ogni anno vi racconto con cosa ne siamo venute fuori, di libri e di impressioni.

Vado con i libri: alcune novità belle che piano piano vi racconterò in singoli post ma soprattutto la fiera è l’occasione per trovare quello che regolarmente non trovi ovvero, per me, dei bei saggi.

Me ne torno a casa con un numero della rivista di Hamelin dedicato all’infanzia dal più che significativo titolo L’incompreso, un saggio di Equilibri dedicato ai lettori bambini con dentro delle cose di Chiara Carminati e Giusi Quarenghi imperdibili: Nel giardino segreto: nascondersi, perdersi, ritrovarsi. Itinerari di lettura nella tana dei giovani lettori; poi ho preso un libri dedicato all’esperienza della biblioteca di Silent book di lampedusa che a brevissimo troverete su mediterraneo migrante ed infine il catalogo di una mostra di diversi anni fa dell’accademia Drosselmeir dedicata alla disabilità.

Insomma, ho da studiare e piano piano vi racconterò i miei studi.

Quanto ai libri da leggere vi segnalo alcune novità, solo italiane perché per gli stranieri ci sarebbe voluto almeno un altro giorno, che hanno catturato la mia attenzione: innanzitutto l’albo di Fausto Gilberti il circo del nano e della donna barbuta delle edizioni Corraini;

poi 3300 secondi di Fred Paronuzzi, Camelozampa,  I fiori della piccola ida Marcel di Daniela Iride Murgia editi rispettivamente da Edizioni corsare e Topipittori, Sangue da naso di Nadia Budde Topipittori, L’apprendista stregone illustrato da Fabian Negrin per le meravigliose edizioni Donzelli….e diversi altri che vi racconterò via via nelle prossime settimane.

Detto questo vorrei condividere qualche pensiero sull’esperienza della fiera.

Perché si va in fiera?

O meglio, perché va in fiera un appassionata come me che non deve comprare o vendere diritti, nè promuovere le proprie attività, nè mostrare delle tavole, nè fare incontri strategici, nè ecc. ecc.?

Ci vado perché nel girare tra gli stand degli editori mi pare si possa un po’ “sentire”, fiutare, in maniera assolutamente non oggettiva, cosa succede in questa parte dell’editoria: gli stand di editori che anno dopo anno hanno esattamente gli stessi libri mi dicono qualcosa di loro, quelli che producono valanghe di novità mi dicono qualcos’altro, quelli in cui le persone si accalcano o addirittura gli stand mancanti mi pare dicano qualcosa. Le assenze, di novità, di presenza, di autori ecc. mi pare possano essere significative quanto le presenze.

 

Quindi ci vado per questo, innanzitutto, ma negli anni mi sto accorgendo che più e oltre girare negli stand italiani vale andare in fiera per gli eventi che si organizzano, ascoltare le parole della oxembury,

seguire la premiazione del silent book contest, passare in tutti quegli incontri in cui si ragiona con amore e competenza di libri per bambini, pur nel caos galattico della fiera che sempre mi mette in difficoltà, mi pare possa valere assolutamente una discesa agli inferi fieristici.

Infine mi piace andare in fiera per respirare l’aria di chi vuole raccontare qualcosa ai bambini e ragazzi e qui….può anche “cascare il palco”, ovvero: la fiera è fatta, oltre che dagli stand degli editori, delle associazioni o riviste ecc. di chi lavora nel settore, dagli autori ed illustratori e dalla moltitudine di aspiranti tali, specie degli aspiranti illustratori. Non so se avete mai visto il muro su cui gli illustratori e le illustratrici alla ricerca di lavoro segnano i loro numeri e recapiti, o se avete mai assistito alla processione di persone in cosa fuori da uno stand con le tavole sotto braccio da mostrare all’editore prescelto (o forse nemmeno prescelto), o le facce di chi a volte con assoluto scetticismo e disinteresse osserva in velocità queste tavole in cui l’autore, bravo o non bravo che sia, ha riposto tutte le sue speranze.

Ebbene a me, nell’osservare tutto questo pare di avvertire spesso una lontananza dall’infanzia, dai ragazzi, dai lettori che dovrebbero essere non il prodotto secondario della creazione editoriale bensì il punto di partenza di ogni autore o editore che con essi voglia entrare in contatto. Girando tra i padiglioni, tra le tavole della mostra d’illustrazione, spesso mi è capitato di chiedermi: dov’è in tutto questo la cura all’infanzia, all’adolescenza, quanto sono presenti nei pensieri di chi è qui per chiudere affari, di qualsiasi sorta siano, i lettori finali?

Con questa domanda mi fermo e aspetto l’anno prossimo, la prossima fiera vorrei giararla meno e seguirla di più negli incontri, questo è il buon proposito che mi faccio, chissà se ce la farò!

Seguiteci come sempre nei prossimi giorni vi racconteremo libri e altre cose che sono venute dalla fiera!

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