Un libro in cartella. “La tigre e il gatto”

La tigre e il gatto

 Età: da 3 anni

Pagine: 36

Anno: 2010

Editore: Babalibri

Autore: Eitaro Oshima

Titolo originale Mukashi Mukashi Tore To Neko Wa – Chugoku No Mukashibanashi Yori (The tiger and the cat – a chinese folk tale).

 

La tigre e il gatto è un albo di formato quadrato medio che narra una leggenda popolare proveniente dalla Cina dove vivono molte specie di tigri e dove si conoscono bene le abitudini delle tigri e dei gatti. Tigri e gatti infatti, come riportato nell’ultima pagina del libro, appartengono entrambi alla famiglia dei felini. In generale i felini sanno arrampicarsi sugli alberi. I gatti, i puma, i leopardi…   Anche i leoni riescono a farlo. Solo le tigri fanno eccezione, quasi mai si arrampicano sugli alberi.

Vi starete chiedendo le ragioni per cui ho scelto di leggere questo libro…

…non stupitevi, se vi dirò che le ragioni sono molteplici:

  • i bambini adorano questa categoria di animali. Amano le tigri e i felini in generale, adorano i loro balzi veloci e i loro ruggiti spaventosi… dai 3 anni in poi;
  • i bambini, quelli di oggi in particolar modo, faticano a perseverare nel conseguimento di un obiettivo. Ovviamente il loro modo di agire e pensare è solo una conseguenza della società in cui vivono. Nell’era dell’immediato, del tutto e subito, dell’esaltazione inverosimile delle potenzialità e della negazione dei limiti, per un bambino diventa veramente difficile impegnarsi con costanza o fare scelte durature nel tempo. Pertanto la possibilità di rafforzare l’importanza dell’impegno preso e la costanza nell’allenamento, oggi, ha senso più che mai;
  • infine il potere narrativo di questa leggenda

Una brevissima nota sull’età di lettura consigliata (3anni)

Ricordo sempre che “consigliata” sta per “indicativa”, non “assoluta”! Molto infatti dipende dall’argomento, dalla vicenda, dalla storia trattata nell’albo, se capace o meno di suscitare l’interesse del lettore. Segue la capacità di ascolto e la soglia di attenzione, ossia, se i bambini sono più o meno abituati a leggere in autonomia o a farsi leggere da un adulto. Infine la capacità della voce narrante di coinvolgere i bambini nella lettura. Io ho letto questo libro a bambini di 7 anni ed è piaciuto moltissimo, così tanto che dopo un bel po’ di tempo mi hanno chiesto di rileggerlo.

Un buon albo…

Mi incuriosisce capire perché alcuni albi funzionano più di altri: perché ci sono storie che i bambini amano riascoltare? Quale potere segreto nascondono? Dipende dalla forza intrinseca della storia? O dipende forse da chi da voce al testo e spazio alle illustrazioni? O forse dal tono della voce? O dal luogo in cui vengono lette? …o forse da tutte queste cose insieme?

Un buon albo, ho capito per esperienza, che sussiste autonomamente e non necessita di alcun tipo di ausilio (lettura interpretativa ad alta voce, uso di voci diversificate, burattini, altro) e qualora vi fosse la possibilità di quest’ultimo certo non interferisce con la lettura, tuttalpiù ne rafforza l’effetto.

Un albo funziona quando linguaggio iconico, verbale e grafico si intersecano fra loro in maniera bilanciata e complementare creando una sinergia che ha come effetto un incontro autentico con il lettore. Per lettore ovviamente non si intende un lettore unico o un cliché di lettore, ma ogni lettore possibile ed immaginabile. Più tipi di lettore l’autore è capace di incontrare, maggiore sarà l’efficacia e la buona resa dell’albo.

Altre volte capita invece che l’albo mostri alcuni punti deboli, in questo caso l’ausilio nella lettura, una sorta di interpretazione del testo o delle immagini, è inevitabile e auspicabile. Può avvenire attraverso l’interpretazione dei personaggi e l’uso diversificato delle voci.

Il mio primo incontro con “La tigre e il gatto”

Prima di passare alla lettura vera e propria vi racconto dove e quando comprai quest’albo.

All’epoca ero ancora veramente inesperta in materia… non che ora lo sia, ma otto anni fa avevo appena cominciato a scoprire il vastissimo mondo degli albi e da esso lasciarmi affascinare.

Due mie care colleghe appassionate di libri per l’infanzia mi convinsero ad “andare in gita” in una libreria in un paesino sperduto di periferia patavina (per un veneziano è sempre un po’ difficile andare in terraferma: un tratto a piedi, poi vaporetto, poi treno, poi il passaggio in auto). La libreria era abbastanza grande e molto ben fornita, ma soprattutto aveva una libraia che adorava il suo lavoro e amava i libri. Era lì, a disposizione. Potevi chiederle consigli o cosa cercavi… lei prima ti ascoltava attentamente, poi si assentava qualche minuto… La vedevi girare tra gli scaffali e poi tornava con una pila di libri… Velocemente ti mostrava la copertina e te li riassumeva, mostrando padronanza in materia. Poi ti chiedeva se volevi ascoltare qualche lettura e… se l’albo te lo leggeva lei, era impossibile poi non decidere di comprarlo. Ovviamente lei leggeva i libri che più amava e questo amore arrivava direttamente al cuore di chi ascoltava che a sua volta se ne innamorava… Mi ha letto letto 7 libri… secondo voi quanti ne ho presi?!?

Ma veniamo allora alla lettura de “La tigre e il gatto”…

Entro in classe ed appoggio un bel po’ di libri e quaderni sulla scrivania e propongo: “Bambini, guardate un po’ cosa ho portato oggi, dei libri nuovi… che ne dite se prima lavoriamo e poi ne  leggiamo almeno uno, che ne dite?!?” Risposta all’unisono “Sìììììììììì, bell’idea!”. Aggiungo io: “Dai scegliamo già il libro e poi vi consegno i quaderni di geometria…” Mostro alcuni albi, alcuni miei, altri presi in prestito in biblioteca… “Maestra possiamo rileggere ‘La tigre e il gatto’?” e io “Davvero?!? L’abbiamo già letto…”. “Per favore maestra…”. “Se va bene a tutti, d’accordo “”… “”… “Sì, anche a me piace molto” aggiunge un bambino in ultima fila. Così ci mettiamo di buona lena al lavoro e, poiché ogni promessa è un debito, dieci minuti prima della fine leggiamo l’albo prescelto.

“C’erano una volta una tigre e un gatto che vivevano sulla montagna. A quei tempi la tigre non era come la conosciamo noi oggi; era un animale stupido che nemmeno sapeva cacciare. Nessuno la temeva, anzi, veniva spesso presa in giro: “Come sei tonto MesserTigre!” gli dicevano”.

 “Il gatto, invece, era l’opposto della tigre; molto veloce e abile nella caccia. Era anche molto più piccolo della tigre, eppure, tutti i giorni catturava un sacco di prede. E tutte le volte che la tigre vedeva il gatto, pensava: ‘Ah, come piacerebbe anche a me essere un bravo cacciatore…’”

E così inizia la storia. Messer Tigre stufo di essere deriso, decide di cambiare e implora il signor Gatto di insegnargli a cacciare. Mostra molta ammirazione nei suoi confronti.

Dapprima il gatto si mostra scettico, ma data l’insistenza della tigre alla fine cede e acconsente ad insegnarle ciò che solitamente si tramanda da padre gatto a figlio gatto. Informa la tigre dei sacrifici a cui dovrà andare incontro, dopodiché vedendo la tigre così convinta decide di accettare e di metterla alla prova con duri allenamenti.

Come prima cosa insegna alla tigre “come avvicinarsi alla preda senza fare rumore”.

Come seconda cosa le insegna “come correre veloce”.

Come terza e ultima cosa le insegna “come saltare da grandi altezze”.

Malgrado le difficoltà incontrate la tigre non demorde. Per ogni insegnamento c’è un segreto che ne permette la buona riuscita. Ogni nuovo insegnamento prevede la ripetizione dell’esercizio, ossia l’allenamento con costanza.

Bello lo scambio di dialoghi tra gatto e tigre e vedere pagina dopo pagina come la tigre applicandosi riesca ad ottenere risultati.

Il programma di allenamento per gli insegnamenti indispensabili sembra concluso quando la tigre ha un’ultima curiosità da soddisfare ossia “..sapere…”.

La pagina termina così. Bambini con fiato sospeso che aspettano con curiosità che giri la pagina, ad un bambino sfugge “E dai maestra gira…”. Effetto suspance riuscito alla grande.

Volto pagina.

“… che sapore ha il gatto”.

Ad una bambina sfugge “…nooo e adesso lo mangia?!?

L’albo prende un nuovo ritmo più incalzante. Il lettore è coinvolto nella vicenda come fosse presente sul campo

“Il gatto corse.

La tigre gli corse dietro”

E poi, colpo di scena…. Le pagine che sino ad ora hanno seguito uno svolgimento della storia “in orizzontale” da sinistra a destra, passa “in verticale” dal basso verso l’altro, mostrando un’illustrazione a doppia pagina, la metà di grande albero che si sviluppa in altezza e rende concretamente l’idea.

A questo punto il gatto conclude: “Accidenti messerTigre, sono stato distratto. Mi sono completamente dimenticato d’insegnarti un’ultima cosa: come arrampicarsi sugli altri”.

Magnifica conclusione. Bambini un po’ basiti, un po’ soddisfatti che il gatto sia riuscito a salvarsi.

Poi silenzio seguito da un “…bello!

Già, bello sì… Dove sta il bello di questo libro?!?

Credo che ai bimbi questo albo piaccia molto perché… anche a me piace molto. Ma perché? Ci ho pensato su parecchio.

Quando leggo questo albo ad alta voce lo leggo interpretando un po’ le voci degli animali, così come era stato letto a me. Certo, il testo non ha assolutamente bisogno di un “ausilio”, ma letto così rende ancora di più. Mi è  davvero piaciuto “scoprire” un bambino, dalla lettura solitamente “esitante”, leggere il libro da solo ad alta voce imitando le voci, con un’insolita sicurezza. Nel leggerlo assomigliava molto a me quando ho letto il libro alla classe. Mi ha fatto piacere. Non credo di aver condizionato il modo di leggere di quel bambino, credo piuttosto di aver spronato la sua capacità di lettura e di sentirsi adeguato nel farlo.

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