Che figura!

Ci sto pensando da un po’ a come e cosa dirvi di questo libro che ogni due per tre riprendo tra le mani e decido: oggi lo metto su teste fiorite!

Oggi credo sia arrivato il suo momento!

E con grande enfasi, un po’ di pantomima, tanta ironia e nessun sarcasmo che vi racconto dell’esistenza di questo libro particolarissimo:

si intitola Che figura! è scritto e illustrato da Cecilia Campironi ed è stato edito da Quodlibet in partecipazione con Ottimomassimo nel  2016.

Si tratta di un libro fatto di figure retoriche.

Figure retoriche quelle che si studiavano a scuola quando si facevano le versioni latine e greche?

Proprio loro! Quelle che compaiono senza che ce ne accorgiamo ad ogni piè sospinto quando parliamo, scriviamo e comunichiamo in ogni modo. Cosa sarebbe il nostro modo di esprimesi senza Mago Ossimoro, sua maestà Metafora, Miss Enfasi e il cavalier Tautologia?

Non ce ne accorgiamo nemmeno eppure ognuno di questi personaggi ci abita, a nostra insaputa e con questo libro abbiamo la possibilità di dar loro un po’ di riconoscimento.

Come si fa a spiegare ad un bambino o ragazzino che cos’è un palindromo?

La personificazione (figura retorica fondamentale per la narrazione) è quel che fa per voi: ed ecco che sotto i vostri occhi di lettori e lettrici cose assai complesse diverranno semplici da raccontare e da comprendere e da ricordare come personaggi delle fiabe.

Più volte mi sono chiesta quale pubblico e quale uso sia stato pensato in rigine per questo libro. L’età dei lettori di riferimento è piuttosto ampia e diversa. Quanto alla lettura…beh credo che il libro potrebbe dare il meglio di sè in supporto di una didattica illuminata e divertente oppure in qualche disputa serale familiare in cui si tenta di dare senso e sostanza alle parole teoriche. A quei concetti astratti che mimano e condizionano tratti della vita reale come, appunto le figure retoriche senza le quali chissà se sapremmo parlare!

Certo avremmo poca enfasi, non useremmo le metafore (e chissà allora come chiameremmo le gambe di un tavolo), non avremmo il dono (raro comunque) dell’ironia e del suo fratellastro sarcasmo che ci punzecchia e chissà quante altre possibilità di espressione ci mancherebbero.

Un’ottima occasione per acquisire un lessico specifico giocando e raccontando storie di personaggi a dir poco inconsueti!

 

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