Bullerby

Ogni tanto accadono quelle cose belle e inaspettate: rispunta un libro della Lidgren dalla memoria delle case editrici e scopri che c’è ancora qualcosa di sicuramente bello da leggere che ti aspetta.

Ci era successo qualche tempo fa con Greta Grintosa ci è risuccesso questa estate con Il libro di Bullerby edito da Salani e che mette insieme i 3 libri dedicati ai bambini di Bullerby editi negli anni Settanta in italia da Vallardi e poi andati nel dimenticatoio.

Il primo libro di Bullerby venne pubblicato in edizione originale nell’ormai lontanissimo 1946, poi ha atteso decenni per arrivare in Italia, poi ha atteso altri decenni per tornare in Italia e ora spero proprio che ce lo terremo stretto.

La teoria letteraria sostiene che un classico sia, tra l’altro (molteplici sono le sue definizioni e non posso non ricordare il famosissimo contributo di Calcino a riguardo) un libro in cui lettore implicito e lettore reale coincidono indipendentemente dall’epoca: in poche parole è un classico quel libro che non porta il segno dell’età, che suona e risuona familiare all’anima del lettore anche se è stato scritto molto tempo prima e in luoghi e circostanze molti diverse.

Direi che i libri della Lindgren hanno questa caratteristica, sono dei classici: leggere le avventure dei bambini di Bullerby (6 in totale perché a Bullerby ci sono solo 3 case) oggi dà la stessa emozione che, suppongo, abbia dato ai bambini e alle bambine leggerlo molti anni fa. L’ambientazione completamente naturale, in questo minuscolo villaggio di 3 case con il bosco, il lago, gli animali, le piantagioni, la scuola da raggiungere a piedi nel paese vicino e una macchina che passa di lì per caso ogni morte di papa, potrebbe sembrare lontana anni luce dai nostri piccoli lettori e invece tanto è distante la realtà del nostro mondo da quello di Bullerby, tanto quesy’ultimo è prossimo ai luoghi dell’anima del lettore.

Leggevo l’altro giorno un saggio bellissimo di Nicola Galli Laforest su Hamelin 44 intitolato Maria Parr sotto il segno di Astrid (pp. 136-140),  che vi consiglio vivamente, in cui analizzando l’opera della Parr (che come sapete mi piace moltissimo, è l’autrice di Cuori di Waffel, per intenderci) torna alla Lindgren, modello assolluto della giovane scrittrice norvegese, sottolineando come sia fondamentale costruire spazi immobili e silenziosi per garantire l’autonomia totale dei bambini protagonisti.

Bullerby, in questo senso ancor più di Pippi calzelunghe, è il paradigma di questo assunto: uno spazio straordinariamente bello, naturale e protetto, poco toccato (rovinato verrebbe da dire) dall’uomo adulto e dunque molto adatto e pronto ad accogliere ogni tipo di avventura dei cuccioli di uomo,

Cosa accade ai bambini di Bullerby degno di essere raccontato in tante storie e libri? Nulla di speciale e, allo stesso tempo, tutto ciò che vi può venire in mente. Ciò che accade è la vita nella sua pienezza e sregolatezza in cui 6 bambini inventano e sperimentano ogni tipo di gioco, sia pur quello di andare a far la spesa al paese vicino.

Non sono i fatti narrati a colpirci, benchè siano divertenti e godibilissimi, bensì il modo della narrazione che rende questo libro della Lindgren una volta di più un grande incontro con la grande letteratura per l’infanzia.

I 3 libri, Tutti noi bambini di Bullerby, Altre storie su noi bambini di Bullerby, A Bullerby ci si diverte e basta, che vennero originariamente pubblicati separatamente sono stati ora riuniti in questo bel volume da Salani con le illustrazioni di Vang Nyman, la separazione tra i 3 tuttavia è segnalata e i richiami interni tra i vari capitoli dei singoli libri e i libri tra di loro non mancano per quanto, si intende che i libri erano pensati originariamente in maniera autonoma perché il primo racconto di ogni libro presenta i protagonisti e il villaggio come se fosse la prima volta.

La voce narrante che unifica l’intero progetto narrativo è quello della piccola Lisa di 8 anni, sorella di Lasse e Bosse, futura moglie di Olle e amica del cuore di Anna e Britta, e con questo abbiamo introdotto l’intera popolazione bambina di Bullerby.

Non so se vi ho convinto ma penso proprio che Bullerby sia uno di quei libri che non dovrebbe mancare in una libreria di casa!

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