Stupido libro!
Gli imperdibili di Teste fiorite
Esistono dei libri, in questo caso dei libri a figure, imperdibili?
Ebbene sì, ne esistono, e quelli che vi propongo nella serie di post chiamati “Gli imperdibili”
sono proprio i 10 albi illustrati imperdibili secondo teste fiorite!
Attenzione: tra questi 10 non troverete i “classici” perché la selezione è stata operata tra opere più contemporanee.
Ci sono libri che colpiscono immediatamente per la potenza delle immagini e della storia.
Poi ci sono libri la cui forza sta nella leggerezza e semplicità, benché apparenti, della storia.
Direi che i libri di Ruzzier, quelli sin qui arrivati in Italia almeno, si inseriscono in questo secondo filone. Libri che si insinuano in punta di piedi, che ti innamorano con la dolcezza dei colori in acquarrello improbabili, lontani da ogni riferimento realistico; con le reminiscenze artistiche delle tavole in cui spesso si nascondono citazioni pittoriche; e, soprattutto, con la semplice essenzialità delle storie ad altezza e finezza di mente bambina.
Dopo Una lettera per Leo e Due topi oggi vi racconto Stupido libro! (tutti editi da Topipittori) e del perchè mi è diventato indispensabile nel lavoro con gli albi illustrati.
Iniziamo dal titolo, fatemi essere una volta tanto, ordinata!!
Come racconta Lisa Topi nel contributo sul blog dei topipittori, il titolo originario dell’edizione americana di questo libro era This is not a picture book che già di per sé conteneva un’informazione interessante e contraddittoria, ed ironica in parte, dichiarando di non essere ciò che di fatto è: un libro con le figure, un albo illustrato.
L’edizione italiana ha deciso di cambiare il titolo privilegiandone uno che richiamasse un aspetto puramente infantile e non censorio dei bambini: la possibilità di prendere per stupide anche le cose più care.
L’albo si apre con i risguardi, come tutti gli albi, direte voi, sì, certo, ma qui i risguardi ce la dicono lunga di dove stiamo entrando, di quale soglia stiamo attraversando (sui risguardi vi rimando al post qui).
I risguardi iniziali sono letteralmente illeggibili, le parole hanno le lettere mescolate al loro interno impedendoci di fatto ogni tipo di lettura e comprensione: “un giorno, un tanaorcloco spasgieava ble bleo pre ecc.ecc”
Così, un po’ storiditi e frastornati ci sembra di iniziare a comprendere il titolo (stupido libro!) e giriamo la pagina là dove, ben prima del frontespizio, ma dopo i risguardi, inizia la storia. Una storia a sfondo bianco in cui un anatroccolo incontra un libro rosso, lo prende, vede che non ha le figure, lo apostrofa “Stupido libro!” (e qui finalmente c’è il frontespizio) e lo calcia via.

Subito però si pente, lo raccoglie, e inizia a sfogliarlo, compare anche un aiutante del lettore, una spalla, direi quasi, un tarlo (probabilmente inquilino del libro lanciato) che gli chiede:
che cos’è?
E’ un libro. Ma non ha le figure.
Strano. Lo sai leggere?
Si volta pagina, con un “Non lo so”, l’anatroccolo evidentemente inizia a decifrare le lettere ed ecco che lo sfondo da bianco si colora e ci porta in un mondo diverso attraversano un tronco su un crepaccio che simboleggia il passaggio dal mondo reale a quello interno al libro, di fatto rappresenta metaforicamente il patto narrativo e la sospensione dell’incredulità, l’anatroccolo accetta la sfida del libro e lo segue tra le sue pagine provando a decifrarne le parole.
Anatroccolo e tarlo attraversano tanti mondi diversi che mettono in scena le parole che immaginiamo siano scritte.


Le parole sono molto difficili, però qualcune l’anatroccolo le conosce: certe fanno ridere, certe sono molto tristi, altre ancora sono piene di furia o piene di pace eppure, TUTTE ti portano lontano per poi riaccompagnarti a casa per rimanere con te per sempre.
Arriviamo alla fine, scopriamo di essere nella stanza dell’anatroccolo e il tarlo, voltata pagina, ci invita a rileggere il libro, ecco, siamo alla fine, voltiamo la pagina e, sorpresa, i risguardi finali sono questa volta perfettamente comprensibili e, indovinate un po’, raccontano, con un altro stile – uno stile narrativo adeguato ad un libro senza parole – la storia dell’anatroccolo che un giorno incontra un libro rosso che non ha le figure ……
Si tratta dunque di un libro sul piacere della lettura? Sì, certo, ma si tratta di un libro che ha dentro molto di più: innanzitutto l’invito alla lettura e al viaggio ma, soprattutto, una riflessione simpatica (alla lettera, che entra in empatia col lettore) sulla difficoltà della scoperta della lettura, sulla magia che sprigionano le parole una volta che abbiamo imparato a decifrarle e…sul rapporto testo-immagine e persino sulla differenza così difficile da spiegare tra un testo che vive insieme alle immagini ed un testo che deve stare da sé e bastare a se stesso come un “normale” testo narrativo fa.
Tutto in così poche semplici pagine?
Sì, se un dono grande Ruzzier ce l’ha è quello della sintesi, una sintesi in cui c’è tutto, si parteggia sempre per il bambino lettore e si attraversa la realtà a partire dal suo punto di vista. In questo caso, in realtà, si attraversa la finzione, attraversiamo i libri sulle parole suggerite dalle immagini, ma al tempo stesso si attraversa la realtà di quel difficile momento in cui si scopre che le lettere non sono solo significanti ma significati, che le immagini possono venire meno ed allora deve intervenire il pensiero. Ecco, è come se in Stupido libro! assistessimo ad un’oggettivazione del pensiero dell’anatroccolo che legge, non conosciamo le storie che attraversa ma vediamo ciò che l’anatroccolo sente nell’attraversarle, cullati dalle tavole al limite del surreale eppure perfettamente congrue e a loro modo realistiche di Ruzzier.