Lettura animata, qualche riflessione a caldo

Una delle parole, o meglio delle locuzioni, che più mi fanno venire l’orticaria e il mal di pancia è “lettura animata”.

Cosa vuole dire lettura animata e, soprattutto, che cos’è questa cosa che imperversa in ogni attività dove compaiano libri siano belli, brutti, letti bene o letti male? Provate a mettere su google lettura animata, eseguite la ricerca per immagini e guardate le porcherie che vengono fuori…. vi farete un’idea di quanto ci sia bisogno di mettere un po’ d’ordine in questa idea confusa di lettura. Ho già scritto di questo argomento qui e qui e oggi ci torno a caldo dopo il corso di ieri con Susi Danesin.

La lettura animata dovrebbe essere una lettura ad alta voce in cui la storia prende vita, attraverso la voce e la mimica del lettore, la narrazione prende respiro, letteralmente. Insomma è una lettura in pubblico, tendenzialmente, un po’ più movimentata di quella che ognuno fa sul proprio divano con i propri figli, forse, in cui il lettore legge con partecipazione.

Ecco, avete visto? Non riesco nemmeno a spiegare bene con le parole cosa è la lettura animata perché la realtà è che non credo affatto all’esistenza di una lettura che NON sia animata dunque tutto ciò che c’è nel significato di lettura animato per me sta nel semplice “LETTURA”.

Una volta che si legge un libro lo si legge con occhi voce cuore, come dal titolo dello splendido corso di Susi Danesin conclusosi ieri qui da noi in Querini. La differenza dunque non sta nell’aggettivo che si accosta a “lettura” ma nella competenza responsabile che anima il lettore e che comprende una serie di considerazioni.

Chi legge per un pubblico, ovvero chi fa degli incontri di lettura con i bambini, ovunque essi siano, deve avere una preparazione professionale importante che consiste nello studio dei libri che si leggono, nella non improvvisazione, nella preparazione fisica per reggere tempi di lettura e voci a cui dare forma ma, soprattutto, consiste nella disposizione rispettosa e sincera nei confronti del lettore che ascolta. I lettori bambini poi sono sempre i più esigenti, se non sei lì con loro con la testa e l’emozione, se non stai provando insieme a loro ciò che vuoi mettere in scena con la lettura loro lo sapranno e non ti seguiranno più.

Leggere per bambini, in fondo, è come scrivere per bambini ovvero, come diceva Buzzati, è come farlo per adulti solo molto più difficile.

Innanzitutto viene la responsabilità di avere a che fare con dei lettori piccoli e giovani che entrano, attraverso di noi lettori, nei mondi che i libri aprono. In questa responsabilità è compresa la scelta del libro che deve essere un libro di grandissima qualità, che il lettore deve amare e sentire profondamente per poter emozionare attraverso la lettura, deve essere pensato per la situazione e contesto in cui la lettura ha luogo e deve essere preparata con attenzione.

La lettura di un genitore, di un nonno o di una qualunque figura familiare fortemente connotata in maniera affettiva per il bambino è sempre una lettura che ha anima, per il bambino che in quel momento è figlio o nipote, ma non è affatto detto che quella stessa lettura sia significativa per gli altri… Nelle situazioni familiari è la relazione che può prendere il sopravvento o quanto meno aiutare il contesto della lettura e far passare la qualità della stessa. Ma nei contesti fuori da quello familiare no è e non può essere così.

Bisogna saper leggere.

E’ un po’ come quando, in continuazione ve lo assicuro, mi arrivano mail di genitori che raccontano storie ai figli e che le amano così tanto da decidere di scrivere un libro per bambini.

Ma stiamo scherzando?

E’ come se io facessi i conti della spesa a casa e mi proponessi come ragioniere di una grossa azienda. “Sa, faccio sempre i conti per la spesa a casa….”

“Sa, racconto sempre storie ai miei figli e gli piacciono tanto….”

No, guardi, mi dispiace, ci vuole qualcosa di più per poter svolgere un mestiere, specie se questo mestiere riguarda dei bambini e specie se questo mestiere ha così tanto a che fare con il piacere e con la lettura in cui, nei primi momenti di incontro, si gioca tutto il futuro di lettore di un bambino.

Ma torniamo a che cosa vuol dire fare una lettura (animata)

Vuol dire mettere in scena? Non direi anche se qualcuno utilizza molto la mimica.

Vuol dire fare le voci dei personaggi? Può darsi, ma solo se sappiamo farlo molto bene altrimenti il libro, se è buono, ce la fa anche senza interventi posticci.

Vuol dire manomettere il testo per “adattarlo”? Mai, questo mai. E qui torna la questione della scelta del libro: il lettore che legge, così come il lettore che ascolta hanno una responsabilità nei confronti dell’autore del libro e se lo hanno scelto per la loro qualità devono dargli fiducia completamente.

Un bravo lettore, ne abbiamo avuto riprova in questi due giorni con Susi Danesin, lavora con competenza AL SERVIZIO del testo. Tutto ciò che decide e valuta di mettere in campo nella lettura è finalizzato a far emergere il testo e la storia non altro.

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