Un libro in cartella. “Un po’ più lontano”
“Un po’ più lontano”
Età: da 5 anni
Pagine: 40
Formato: 21×30,5
Anno: 1996 Paris, 2018 Milano
Editore: Babalibri
Autore: Anais Vaugelade
Illustratore: Anais Vaugelade
Traduttore: Tanguny Babled
Quando non conosco bene i bambini che ho di fronte faccio sempre un po’ fatica a scegliere gli albi da mettere “in cartella”. Con l’indice della mano tocco il dorso dei vari libri racchiusi nella mia piccola libreria di casa, piego la testa di 45 gradi antiorari e rileggo i titoli…
Come un riflesso incondizionato, automaticamente ripenso alla storia che racchiudono e penso se è “adatto” o “non adatto” alla classe, a ciascun bambino. Fortunatamente mi ridesto e torno in me! Un albo illustrato, se è di qualità…
non può non piacere,
non può non funzionare,
non può non scaturire interesse, curiosità, ascolto.
Quindi, libera dall’esito, scelgo cosa portare… Sicuramente, nel momento in cui scelgo, ci metto parte di me. Leggere per il puro piacere di leggere, che sia ad alta voce, sottovoce o a mente leggo qualcosa che mi piace e spero che a sua volta piaccia, qualcosa che magari mi ha colpito o semplicemente divertito.
L’albo di cui vi narrerò oggi la lettura l’ho scelto per 2 motivi:
1) “affettivo”: l’autrice è la stessa di “Una zuppa di sasso”, uno tra i miei libri preferiti in quanto riesco a ricordare nitidamente la prima volta che lo ascoltai, chi lo lesse e l’emozione che provai e poi, tutte le volte che a mia volta l’ho riletto ad altri piccoli uditori. Ho avuto il piacere e la fortuna di poter ascoltare Anaïs Vaugelade dal vivo qualche settimana fa invitata a Mestre dalla libreria “Il libro con gli stivali” e mi ha colpita per la sua autenticità. Davvero una splendida persona, oltre che una brava autrice e illustratrice.
2) “continuità didattica”: inizio della scuola, tema “il viaggio”… e se di viaggio si tratta è ancor più azzeccato.
Un po’ più lontano, rispetto a cosa, rispetto a chi…?
Il mettersi in viaggio presuppone un punto di partenza e un ipotetico punto di arrivo. Presuppone ci si lasci qualcosa alle spalle e contemporaneamente si sia disposti ad accogliere elementi di novità. Quindi una crescita personale, una maturazione che suppone la capacità di vivere e rielaborare il distacco in modo da permettere il viaggio in sé, grazie ad uno stato d’animo positivo e creando lo spazio per un nuovo incontro.
Veniamo quindi alla lettura vera e propria.
Classe prima, abbastanza numerosa, bimbi inevitabilmente chiacchierini.
Ambiente-classe fisicamente troppo piccolo per contenere un bel po’ di bimbi con tutti i loro zaini, trolley, cartelle, sacca con le scarpe per la palestra, sacca con i piatti per la mensa, sacca con i cambi di sicurezza. Un po’ troppo piccola davvero, tanto da amplificare suoni, rumori e il brusio continuo che si fa vociare e si trasforma presto in confusione. Esausta per la cornicetta incompiuta, la scheda non ancora completata, il disegno colorato con un pastello impazzito che ritiene i contorni solo buffi segni neri da non prendere in considerazione… l’ennesima pipì, l’ennesimo attacco di sete, l’ennesimo pastello spuntato. A questo punto il bivio, scegliere di “sbraitare” sperando di riportare l’ordine e la concentrazione o leggere un bel albo. Ho optato per la seconda, ma devo dire che non è semplice e non sempre ci riesco. La tentazione di farsi sopraffare dalla propria voce, a volte, non è facile da gestire, soprattutto quando si è un po’ stanchi. Almeno per me è così.
E allora la lettura vera e propria:
Prendo il libro, mi siedo sulla cattedra (lo so, lo so… non si fa!), reggo il libro tra le mani.
Presto la confusione si fa vociare, poi brusio, poi silenzio.
Apro il libro e comincio a leggere…
“Era estate e la scuola era finita.
Lorenzo se ne stava tutto solo in cucina;
giocava con il trattore, con il carretto,
con il passeggino delle bambole.
Ma si annoiava, perché erano giochi da piccoli”.
Così Lorenzo chiede alla mamma di uscire e lei gli da il consenso, ma pone anche un limite “non superare lo steccato”.
Lorenzo esce e va un po’ più lontano. Poi torna e lo dice alla mamma che acconsente e sposta il limite un po’ più in là, al castagno. Ancora una volta il coniglietto si spinge un po’ oltre. Poi torna dalla mamma e racconta e dice che l’indomani sarebbe andato al fiume e la mamma riconosce che ormai il coniglietto è cresciuto e semplicemente consiglia prudenza. Così il coniglietto si inoltra sino al fiume e oltre, partendo così per un viaggio. È un viaggio tra i colori, colori intrisi di emozioni, dal rosso caldo del focolare al verde chiaro della vallata, al verde scuro che fa da sponda al fiume da guadare, al giallo intenso del tramonto che colora tutta la valle… infine un tocco buio, la notte, la paura, qualche risentimento, per poi accogliere i toni rosacei delicati ma caldi dell’alba, per poi tornare al verde con una nuova consapevolezza. Ed ecco il ritorno degli altri per contrastare la solitudine e un nuovo bell’incontro che da al viaggio tutt’altro significato.
Commenti vari dei bambini:
“Maestra io ce l’ho quel libro nella libreria che mi ha costruito mio nonno” – wow… questo bambino ha dei bellissimi albi in una libreria costruita direttamente dal nonno 🙂
“Maestra… questo libro inizia con “era estate e la scuola era finita”, ma noi la scuola l’abbiamo appena cominciata!”
“E siamo in autunno!!!” aggiunge un’altra bambina
“Anch’io a volte mi nascondo sotto al tavolo”
“Mio fratello fa giochi da piccoli”
“Perché è tutto rosso?”
“Quando il coniglietto ha scritto sulle foglie gli inviti per la festa sembravo io quando ho preparato con la mamma gli inviti per il mio compleanno”
“Anche a un matrimonio che sono stata c’erano le lanterne come Rapunzel”
“A me è piaciuta tanto la coniglietta”
Ultime personale considerazioni dopo la lettura di quest’albo:
Gli albi di Babalibri sono una garanzia perché dietro a ciascun albo c’è un progetto, non una storia, non un’illustrazione ma un progetto completo e ciò si riconosce come marchio di fabbrica perché i libri, singoli o collane, pur essendo tra loro estremamente diversi funzionano sempre e alla grande.
Una breve riflessione sul senso del limite.
Colgo due aspetti diametralmente opposti, da un lato il bisogno del limite, della regola, dall’altro la voglia di andare oltre, di superarlo. Senza il limite non si può avere un riferimento, non si può capire quanto si è andati oltre. Senza limiti, senza regole, tutto perde di senso. Interessante. Soprattutto nell’era odierna dove per lasciare i bambini liberi di scegliere si tende a non dare limiti, a non mettere paletti. Paradossalmente, essendo totalmente liberi di scegliere non sanno scegliere.
Nel frattempo è giunta l’ora di fare ricreazione…
“Maestra possiamo lanciarci gli aerei di carta?!?”
“Sì rispondo io, ma… un po’ più lontano”
Mi guardano e sorridono.