“Il buio”
“Il buio”
Età: da 4 anni
Pagine: 44
Formato: 24,5×20,5
Anno: 2016
Editore: Salani
Autore: Lemony Snicket
Illustratore: Jon Klassen
Le paure sono emozioni, emozioni forti, a volte controllabili altre ingovernabili. A volte durano poco, altre moltissimo. Esistono paure superficiali e paure molto più profonde.
Le paure dei bambini.
Quali sono? Quanto pesano? Quanto pesano per il bambino? E quanto per un genitore? Come affrontarle?
Io oggi ve le racconterò a modo mio, partendo da… un libro in cartella, ovviamente! L’albo di cui vi narrerò oggi la lettura è un libro piuttosto esile, formato rettangolare, tutto nero, eccezione fatta per uno spiraglio di luce. Anche i risguardi sono neri e pure la quarta di copertina. Tutto nero.
Questo albo si intitola “Il buio” e da questo ho preso spunto per una delle paure più comuni tra i bambini di ogni età… “Quelli che per dormire hanno bisogno degli occhi gentili e di una lucina accanto al letto” [B. Alemagna, “Che cos’è un bambino”].
Che cosa è la paura?
Se ripenso a una possibile definizione di paura riemergono nella mia mente due flash. Il primo al Liceo quando il professore di latino (personaggio “sui generis” molto simpatico e a suo modo saggio, che padroneggiava bene la materia ma meno bene rendeva nell’insegnamento… ma questi sono dettagli, di fatto conosceva tutti gli intrighi amorosi avvenuti tra i personaggi storici narrandoceli con linguaggio colorito) chiese quali fossero le nostre paure. Varie risposte abbastanza comuni, poi una mia compagna disse: “Io non ho paura di niente” e il professore rispose con i suoi modi coloriti: “Solo un cretino non ha paura di niente”.
Il secondo risale ai tempi dell’università, seguivo il Corso di Psicologia dello Sviluppo 1 e la prof.sa Daniela Lucangeli spiegò la paura come meccanismo di difesa, legato alla sopravvivenza, comune a noi esseri umani e agli animali. L’amigdala, una ghiandola grande quanto una mandorla, sede delle emozioni, ha una funzione di allerta nei confronti dell’organismo e manda impulsi al cervello in base alla situazione che si trova ad affrontare. Ad esempio se percepisce una sensazione di pericolo invia automaticamente il comando “scappa”. A ciò si aggiungono una serie di emozioni e reazioni del corpo quali ad esempio sudorazione o tremori, tachicardia o tensioni muscolari che la accompagnano e nel peggiore dei casi immobilizzano la persona stessa o l’animale e impedendole di scappare.
Il buio
Comprai questo libro un paio di anni fa, in occasione di un incontro con il gruppo di lettura de “Il libro peloso” sul tema “il buio, la notte e la nanna“.
Prima di iniziare a leggerlo in classe ho fatto un piccolo sondaggio sulle paure dei bambini:
“A me fanno paura i rumori forti e improvvisi”
“Io ho paura del buio” “Anch’io…” “Anch’io…” “Anche io…”
“Invece io ho paura quando il papà corre veloce in barca e facciamo i salti sulle onde”
“Io ho paura dei tuoni”
“E io ho paura dei cani grandi”
“Ho paura quando il papà è via per lavoro”
“E io ho paura dei palloncini che scoppiano”
“Io non ho paura di niente, infatti guardo anche i film dell’orrore”
A questo punto mi siedo sulla cattedra (lo so, lo so… “non si fa”) e mostro il libro che ho portato.
“Ce lo leggi?”
“Certo!”
Tengo in mano il libro, leggo il titolo, apro la prima pagina, mi soffermo un secondo, volto pagina.
“Ma è tutto nero?”
“Ah no, ecco, un bambino”
“Ha una torcia in mano…”
(Silenzio…)
Inizio a leggere.
“Lucio aveva paura del buio.”
“Il buio viveva nella stessa casa di Lucio, un grosso edificio dal tetto scricchiolante, con gelide finestre uniformi e parecchie rampe di scale.”
“A volte si nascondeva nello sgabuzzino. Altre volte si accovacciava dietro la tenda della doccia.”
Testo semplice, come le illustrazioni che lo accompagnano. Pulite, essenziali, a tratti spoglie, in realtà contribuiscono a confluire l’attenzione, come un enorme occhio di bue sul palco, sul protagonista della storia: il buio. Un buio di cui si avverte prepotentemente la presenza soprattutto quando il giorno finisce e arriva la notte e volendo dargli una collocazione negli ambienti della casa sicuramente ha il sopravvento la cantina. Una storia avvincente del rapporto di amicizia tra un bambino di nome Lucio e il suo “amico” buio. Inevitabilmente i due si ritrovano presto faccia a faccia e dialogano. Così Lucio deve affrontare una volta per tutte la sua paura, scoprirla, viverla fino in fondo per conoscerla, e quindi superarla. Il bello di questo libro è il clima che crea pagina dopo pagina e come riesce a catturare l’attenzione esclusiva dei bambini. Adoro il finale a sorpresa che rompe le aspettative come un misunderstanding, una conclusione che spiazza e smorza la tensione venutasi a creare.
“Lucio non se l’era mai sentita, la notte, di scendere nella stanza del buio. “Avvicinati” disse il buio.”
Mi piacciono i bambini e il loro modo di affrontare i problemi perché a differenza degli adulti anziché accantonare e ignorare il problema da esso, in un certo senso, ne sono attratti, interiormente divisi tra una parte che intende sviscerare e vincere la paura e un’altra profondamente intimorita che si lascia proteggere e rassicurare dall’adulto.
Commenti a caldo dei bambini…
“Io ho smesso a quattro anni di aver paura del buio”
“A me a volte capita di avere una specie di paura… con il buio vedo cose che in realtà non ci sono, un filo mi sembra un serpente, un oggetto per terra mi sembra un grosso ragno e il cuore comincia a battermi forte. Allora penso a qualcosa che mi piace e mi fa star bene come ad esempio quando vado a vedere la partita di basket e così mi tranquillizzo”
“Io una volta quando ero piccolo avevo paura del buio ora che sono grande non ho paura” [Espressione detta ad alta voce più per convincere se stesso della veridicità dell’affermazione che non la classe]
“Io ho smesso di aver paura del buio quando mi hanno spiegato che accendendo la luce non c’era più e ho visto che funzionava”
“A me il buio non piace, infatti di notte dormo con la lucina accesa”
“A me una volta è capitato di trovarmi al buio, ero proprio tutto al buio, il buio mi toccava. Allora io ho detto: – Ehi buio, giù le mani!”
Le paure dei bambini, dalle più comuni alle più bizzarre vanno accolte e rispettate. Dall’esperienza ho imparato che le paure dei bambini sono un aspetto quasi “fisiologico” che caratterizza i vari passaggi di crescita. Come reagire di fronte alle paure dei bambini?
Effettivamente a volte le reazioni dei bambini ci colgono impreparati e spaventano noi stessi. La miglior cosa da fare in questi casi è prendere tempo. Io credo che l’importante sia dare il giusto peso, quindi non ignorarle, ma nemmeno sopravvalutarle. Sminuire le paure dei bambini significherebbe darci poca importanza e di conseguenza sminuire il bambino stesso. Sopravvalutarle significherebbe dargli più peso del dovuto, quindi nutrirle, renderle più forti e di conseguenza più pericolose. La cosa importante è invece ascoltare con attenzione i bambini, capire e cogliere le loro difficoltà. Poi supportarli ossia avere pazienza che crescano e che si prendano il tempo necessario per affrontare la loro paura, magari fornendogli i giusti strumenti e il giusto appoggio affettivo. Come ogni cosa io credo sia importante parlarne con i bambini. Il fatto stesso di affrontare l’argomento implica metterlo a nudo, sviscerarne i vari aspetti. Così facendo il più delle volte una paura insormontabile sembra già molto più piccola e superabile. Quindi concretamente un esame oggettivo della realtà, una capacità razionale per affrontarla e infine una buona dose di ironia, quella non guasta mai, per poter smorzare le tensioni, ridere di se stessi e magari condividere una risata di una situazione imbarazzante con gli altri.