Un libro in cartella. “Che cos’è un bambino”

“Che cos’è un bambino?”

 Età: da 5 anni

Pagine: 36

Formato: 32,5 x 24

Anno: 2008

Editore: Topipittori

Autore e illustratore: Beatrice Alemagna

 

 

Il 20 novembre è vicino.

In tutto il mondo in questo si celebra la Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

Non amo imbrigliare la lettura nel calendario raccontando albi a tema, legati al periodo, all’avvenimento, alla festività; lo trovo vincolante e poco fedele al leggere per il puro piacere di leggere. Ciò non significa che non possano esistere le eccezioni. Questa è una di quelle.

 

Grande formato (che si presta bene anche alla lettura ad alta voce ad un gruppo), testo narrativo e poetico, illustrazioni semplici e chiare che dicono altro rispetto al testo completandolo. “Che cos’è un bambino?” è uno di quei libri che io definisco “Albo-Mary Poppins” ossia “praticamente perfetto sotto ogni punto di vista”.

Mary Poppins

Questo libro torna e ritorna nella mia esperienza professionale, da educatrice al nido prima e come insegnante alla primaria poi.

Ricordo di averlo letto ad alta voce la prima volta assieme alle colleghe, una pagina per ciascuna, alla riunione di inizio anno con i genitori. Poi fu per me anche tema all’orale del concorso del MIUR per diventare insegnante. Infine, è il mio “libro in cartella” di questa settimana.

Data la qualità e lo spessore del libro ci tengo a precisare, oggi più che mai, che la mia narrazione non è una recensione, per cui piuttosto rimando ad altro post di Roberta, ma il racconto della lettura dell’albo nella mia classe prima per introdurre l’argomento dei diritti dei bambini in vista della ricorrenza.

Qualcuno mi ha detto: “Bello il libro ma… cosa c’entra con i diritti dei bambini?”, Come cosa c’entra?!? C’entra eccome! C’entra tutto, va al cuore dei diritti dei bambini perché non parla di cosa è un diritto ma con semplici parole mostra il motivo per cui i diritti dei bambini hanno senso di esistere”.

“Ci sono bambini di tutti i tipi, di tutti i colori, di tutte le forme.”

Questo è il libro dove c’è posto per tutti, per ciascun lettore, per ciascun bambino, per ciascun adulto, per ciascuna persona.

Prima di leggere il libro, ho chiesto ai bambini: “Sapete che cosa è un diritto?”

Risposte: “No”, “Devo pensarci”, “Non lo so proprio”, “Una regola”, “Una regola da rispettare”

Diritti e doveri sono molto spesso due parole abbinate insieme, ma dal significato differente. A volte diritti e doveri coincidono, altre vengono confusi o scambiati. Spiegare i diritti ai bambini non è semplice, soprattutto se si ha a che fare con bambini abituati ad avere tutto. Ecco il nocciolo della questione: i diritti hanno strettamente a che fare con i bisogni più profondi e veri dei bambini. I diritti sono un qualcosa (materiale e non) di indispensabile, di cui non si può proprio farne a meno, i diritti riguardano la qualità della vita e la vita stessa.

“Ora ho capito!” dice un bambino “…ad esempio mangiare è un mio diritto”

“Io devo mangiare le verdure!” …ecco questo forse è un dovere!

“Avere una casa e un letto su cui dormire, non si può dormire sul pavimento” …questo è un diritto.

“Io devo tenere in ordine la mia cameretta” …questo un dovere.

“Andare a scuola!”. Mmm… Andare a scuola è un diritto o un dovere? O entrambi?

“Bisogna andare a scuola” …messa così più che un diritto come bisogno sembra un bisogna come dovere… ma ci sta. Il limite tra dove finiscono i diritti e dove iniziano i doveri non è sempre così netto e chiaro. Sembrano due facce della stessa medaglia e hanno a che fare con la libertà dell’essere umano.

“Io devo apparecchiare la tavola”. È un dovere, sano.

“Io devo svegliarmi la mattina”. Questo è un altro dovere.

“Io non devo disturbare la mamma quando lavora”. Questo pure.

“Io ho bisogno della nonna”.

Stupenda è l’immagine della nonna come diritto! Mi ha molto colpito. Eppure questa affermazione la dice lunga… e altro non è che “il diritto ad avere qualcuno che si prende cura di te”, chiunque esso sia, un papà, una mamma naturale o adottiva, una tata o una ragazza alla pari.

“Io ho bisogno dei soldi”.

Significativa anche questa come risposta, io perplessa e incapace quanto un bambino di trattenermi chiedo:

“Davvero i soldi sono la cosa più importante di cui hai bisogno?”. Segue la risposta: “Sì, per comprarmi le figurine”.

Veniamo allora  alla lettura vera e propria…

“Un bambino è una persona piccola.

È piccolo solo per un po’, poi diventa grande.

Cresce senza neanche farci caso.

Piano piano e in silenzio, il suo corpo si allunga.

Un bambino non è un bambino per sempre.

Un bel giorno cambia.

 

Pagina dopo pagina, bambino dopo bambino…

“Un bambino è una persona piccola.

Ora, per addormentarsi, ha bisogno degli occhi gentili.

E di una lucina vicino al letto.”

Reazione dei bambini a caldo…

 “Che bello… ce lo rileggi?”

“A me lo shampoo non pizzica perché tengo la testa indietro”

“Lo sai, gli stivali da pioggia miei, quelli rossi bellissimi, mi sono diventati piccoli”

“Io una volta in bagno non riuscivo a vedermi allo specchio, vedevo solo un pezzo di testa, adesso invece mi ci vedo anche gli occhi, lo sai cosa vuol dire?!?” “No, cosa vuol dire?” “Che sono cresciuto!”

Il diritto a cui mi sento di dar voce in questo preciso momento storico e culturale è proprio il diritto di essere bambini! Diritto di preservare l’infanzia! Diritto al gioco e soprattutto al gioco libero e al gioco di squadra! Ci tengo a dar voce a questo diritto proprio in questo tempo in cui si tende ad adultizzare i bambini per questioni dove non si dovrebbe (spesso i bimbi mi raccontano che vedono film con scene piccanti dal punto di vista sessuale o di violenza o di paura) e a deresponsabilizzarli anziché renderli autonomi per fatti di ordinaria quotidianità (come ad esempio farsi la doccia da soli, allacciarsi le scarpe, addormentarsi da soli, tutto quanto riguarda l’autonomia personale a più ampio raggio). A volte costa più fatica dire un no o far rispettare una regola che assecondarli su mille richieste.

Infine ciò che mi piace di questo libro è che aiuta ciascun bambino a rafforzare i propri processi metacognitivi, una sorta di riflessione su se stessi, un primo passo verso la consapevolezza di ciò che si è stati, ciò che si è e di ciò che si può essere.

Concludo raccontandovi le risposte alla domanda: “E tu che bambino sei?”
  • “Io quello con la lucina accesa sopra il comodino”
  • “Anch’io”
  • Ridendo un bambino dice “Io sono quello che vuole la stessa storia tutte le sere” (questo mi piace degli albi: ciascuno può con le parole di un altro ritrovare se stesso)
  • Poi un bambino che, come direbbe il mio pediatra, “supera i percentili di peso e altezza di gran lunga rispetto alla media della sua età” alza la mano e dice… “Io sono il bambino che dorme con il cane giallo, solo che non ho un cane giallo ma un peluche a forma di cane gigante”. Tutto in proporzione. Il ragionamento non fa una piega.
  •  “Io sono quello col dito nel naso…” e così tutti ridono.

Un’ultima mano alzata: “Maestra, e tu quale sei?”

“Io?!?” …faccia attonita e spiazzata.

Risposta nessuna parola solo sguardo eloquente come a dire “Tu, ovvio! E chi se no?”

“Ok, ve lo dico ma… non ridete”

E loro… seri

Aggiungo “Io sono quella che si commuove per il fiocco di neve e che dorme con la lucina vicino al letto”

A questo punto tutti hanno riso di gusto.

La collega in compresenza un po’ meno.

Teste fiorite Consenso ai cookie con Real Cookie Banner