Il posto segreto

Quando si è in una dimensione diversa da quella adulta, diciamo in una dimensione ancora infantile – mondando il termine infantile da tutto il retaggio negativo che da sempre si porta dietro – il tempo e lo spazio assumono caratteristiche di cui poi ci dimentica.

Come leggevo qualche giorno fa in un’intervista a Jutta Richter a cura di Giordana Piccinini pubblicata sull’ultimo numero di Hamelin, i bambini sanno cos’è l’eternità e, soprattutto secondo me, sanno cos’è la sospensione del tempo.

Quelle mise en abyme tipiche della letteratura sono reali, oggettive, concrete per i bambini nella loro realtà di organizzazione soggettiva dei tempi e degli spazi.

Nella logica ferrea dei bambini il trascorrere del tempo e il mutare degli spazi sono forse l’elemento più soggetto a variazioni, pronto ad adeguarsi alla visione soggettiva, relativa e onnicomprensiva che il gioco in un preciso momento impone.

Il posto segreto di Susanna Mattiangeli e Felicita Sala, nuovo regalo  portato in Italia da Lupoguido in questo suo primo, intenso anno di vita, secondo me narra proprio di questo.

Arianna è una bambina che qualcuno, un adulto non meglio identificato, chiama per uscire, ma lei non c’è, non si trova, già da moltissimo tempo si è rifugiata insieme ad un animale straordinario in un anfratto di cespuglio del parco. Da moltissimo tempo non ha più contatto con l’umanità fuori dal cespuglio, le voci dal di fuori arrivano ovattate, sempre più lontane nello spazio e nel tempo finché, invece, arriva forte e chiara questa voce che la chiama per nome. Incredibile che qualcuno ancora si ricordi di Arianna dopo tanto tempo che se n’è andata nel suo posto segreto!

Arianna si prepara ad uscire con il suo compagno, esce alla luce del sole, incontra i passanti del parco e lascia il suo compagno su una panchina a contemplare i palloncini mentre lei…. si alza dalla scrivania, lascia il foglio col disegno del suo amico al parco ed esce dalla camera e dal libro e dalla nostra vita e dal nostro interesse di lettori. Rientra nella realtà mentre a noi Arianna interessava finché era nella sua realtà, nel suo gioco, quello che ogni bambino lettore può tranquillamente riconoscere come reale, logico, indubbio.

Arianna, nel disegnare, di era staccata da questo mondo per entrare in un altro. Quale esperienza straordinaria, che viaggi riescono a fare i bambini e che noi, aimè non siamo più in grado di fare, spesso nemmeno di ricordare!

La storia mi ha richiamato alla mente quella de Il grande viaggio della piccola Angelica di Charlotte Gastaut, Gallucci. Anche lì Angelica viene chiamata da qualcuno e nel frattempo attraversa mondi paralleli, situazioni incredibili che però immancabilmente la riconducono a casa, pronta ad uscire con chi la sta chiamando. Un albo, questo di Angelica, molto diverso da ogni aspetto, ma mi è tornato alla mente per il tentativo di dare forma a questa sospensione e moltiplicazione del tempo che la narrazione insegue assecondando il modo di sentire del protagonista, e il modo di conoscere del lettore.

Chissà, come si è fatto a dimenticare tutto questo… chissà, forse se restasse memoria troppo chiara di questo potere eccezionale dell’essere piccoli nessuno vorrebbe, davvero, crescere… in fondo in fondo è questo che pensa Peter Pan, no?! L’isola che non c’è è quella in cui siamo in grado di vivere fuori dal tempo e dallo spazio ma solo per un certo periodo della nostra esistenza.

Susanna Mattiangeli, con la sua bella, pulita, scarna al punto giusto e empatica scrittura narra questa storia con forza e delicatezza, la stessa con cui la Sala crea le bellissime illustrazioni che sin dai risguardi ci parlano di un mondo parallelo, distante per quanto vicinissimo.

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