Un’estate dalla nonna

Ed eccolo qui, il terzo episodio della storia dei giorni di Nico, creatura di Benji Davies.

Un’estate dalla nonna è fresco fresco di stampa per Giralangolo e ci riporta in quell’atmosfera da mare e isole del mare del nord a cui ormai Davies ci ha abituato.

Ci sono i 6 gatti di Nico, Nico, suo padre, la barchetta, le code delle balene di cui non potremmo fare a meno dopo il primo incontro fortunato con le storie di Nico e poi ci sono una nonna e un uccellino.

Siamo in estate e evidentemente il padre di Nico deve dedicarsi di più alla pesca e lascia il figlio dalla nonna. La cosa non sembra molto entusiasmante e Nico ispeziona ogni anfratto in cerca di qualcosa che possa sconfiggere la noia. Per fortuna arriva una tempesta e rompere la monotonia e a far cadere tra le braccia di Nico un uccellino… che cambierà l’estate di Nico proprio come la piccola balena aveva già fatto tanto tempo fa.

Tornano qui tutti gli elementi degli altri due libri in una calibratissima costruzione di ripresa e variazione che appaga il lettore affezionato a Nico sia nel riconoscimento dei tratti amati sia nella sorpresa del nuovo taglio della trama.

Tra gli elementi ricorrenti conterei anche quello della figura adulta poco presente o poco interessata fino a quando il piccolo Nico o un temporale, un evento di qualche genere insomma, non intervengono a richiamare l’attenzione sulla cura. E’ vero, stanno uscendo diversi libri in cui compaiono i nonni e il rapporto nonno-nipote, in particolare diversi ne troviamo tra i bellissimi titoli della letteratura nordica ma mentre di solito i nonni compaiono quali figure adulte che, per il loro ruolo e stato di nonni, appunto, e non di genitori, possono seguire da lontano i loro nipoti lasciandoli liberi di vivere le avventure in sicurezza ma in autonomia; qui invece mi pare che la situazione sia un po’ diversa. Nico cerca, ancora una volta, un adulto presente. E se possiamo farci una ragione, questa volta, dell’assenza del padre, la poca cura della nonna non sembra avere troppo a che fare con una scelta volontaria di riconoscimento dell’autonomia del nipote quanto con una disabitudine alla condivisione del tempo e della cura.

Interviene qui, a riunire adulto e bambino – processo che non avviene, perché non ce n’è motivo, nelle narrazioni in cui i nonni fanno i nonni volutamente distanti per non soffocare – come già nei primi due La balena della tempesta e La balena della tempesta in inverno, la natura, un evento meteorologico e l’attenzione di Nico a tutti i segnali che il mondo esterno manda.

E’ grazie alla balena, all’uccellino, alle tempeste e, in definitiva, a Nico ed al suo essere bambino che anche gli adulti si ritrovano in se stessi e nel loro ruolo… per la serie meno male che ci sono i bambini!

Mi è parso di primo acchito che questo sia dei tre i libri delle avventure di Nico meno forte, più atteso ed invece mi rendo conto che forse questa è una sensazione data dall’aver conosciuto ed atteso questo ritorno di Nico. A leggere il libro con occhi “vergini”, come se fosse la prima volta che incontriamo il protagonista, l’albo tiene benissimo e la narrazione e le illustrazioni anche. Se invece vogliamo essere onesti e dire che Nico lo conosciamo già bene ma ci mettiamo nei panni del bambino che attende il ritorno allora anche in questo senso l’albo funziona bene nel suo confermare le attese, il piacere e nel raccontarci una nuova storia.

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