Bella e il gorilla di Anthony Browne
Dopo 9 anni, ma poteva andarci peggio, arriva in Italia questo albo, bellissimo, l’ennesimo, di Anthony Browne, Bella e il Gorilla grazie a Camelozampa che, tra le sue specialità, sta affinando sempre più quella di scovare libri magnifici mai editi in Italia.
Se vi è capitato di incontrare Browne avrete un po’ preso dimestichezza con la presenza dei gorilla. Browne ha dichiarato più volte che preferisce disegnare Gorilla piuttosco che esseri umani perché gli sembrano più espressivi…
Tuttavia nel caso di Bella e il gorilla il Gorilla non fa “la parte” dell’essere umano, o meglio, non è antropomorfizzato come in Voci nel parco, ad esempio, bensì fa proprio il gorilla, un gorilla che una equipe di persone evidentemente sta studiando, lui vive in un appartamento, non in una gabbia, gli viene insegnata la lingua dei segni e ha anche una televisione. Però il gorilla si sente solo e un giorno, con i gesti, chiede ai suoi umani di riferimento un amico.
Bel grattacapo, quale amico può mai avere un gorilla?
E’ così che arriva Bella, la gattina che dapprima sembra giustamente impaurita dalla creatura enorme e nera nelle cui mani viene affidata, ma poi diveta tutt’uno col suo amico. Bella e Gorilla sono felici e totalmente appagati dalla loro amicizia ma un giorno Gorilla si arrabbia moltissimo (certo, sta guardando alla televisione un noto film in cui il gorilla fa la parte del cattivissimo), la rabbia gl va alla testa e rompe la televisione.
Reazione? da umani stolidi ovviamete: il gorilla è diventato pericoloso bisogna togliergli la gattina a cui rischia di far del male.
Ed è allora che arriva il colpo di scena, l’atto di amore, e anche un po’ di presa in giro dell’ottusità umana: Bella si fa avanti e dichiara di esser stata LEI a fare quel disastro!
E’ così che Bella e Gorilla vengono lasciati in pace e, possiamo immaginare, vissero la loro vita felici e contenti e la chiusa dell’albo con le due rose, una rossa e una bianca con i visi dei due amici, alla fine unite ce lo sta a simboleggiare senza ombra di dubbio. In apertura dell’albo, prima dell’inizio della storia quelle due rose le avevamo già viste ma una da una parte della pagina e l’altra dall’altra, non insieme.
In mezzo passa la narrazione, l’unione, l’affetto tra i due animali ed ecco che le rose alla fine si uniscono.
Come sempre Browne dice e non dice, usa poche parole e tanto l’illustrazione per farci entrare nell’atmosfera intima, in questo caso nella sintonia tra Bella e il Gorilla e, a segnarci due passaggi della storia compaiono due tavole fatte con tecnica diversa, non del tutto colorate. Due momenti topici di cui l’illustrazione si fa carico molto più del testo.
Tornano in questo libro anche delle “pose” e dei movimenti del gorilla che già abbiamo incontrato in Gorilla (orecchio acerbo) a testimoniarci ancora una volta la predilezione e lo stile narrativo ed iconografico di questo grandissimo autore. Ogni albo tuttavia resta unico, di una forza narrativa originale e indiscutibile in cui si possono individuare tratti di poetica che tornano ma ogni volta giocati e maneggiati in maniera diversa.
Questo libro esce oggi in libreria, lo abbiamo visto in Fiera a Bologna ed è un albo che proprio non può mancare tra gli scaffali di una libreria domestica o scolastica che sia! Alla faccia di tutti i libretti da niente sul tema dell’amicizia, dell’empatia, della solidarietà e delle tanto nominate emozioni che davvero pochi libri sanno suscitare (non raccontare). Bella e il Gorilla ci riesce, non racconta di un’emozione (cosa di per sè alquanto assurda) ma quella emozione ce la fa vivere in pieno.
Adoriamo questo libro, mette d’accordo bimbi piccoli e bimbi più’ grandi che amano sentir raccontare la vera storia di Bella. Forse non tutti sanno infatti che il libro e’ ispirato alla storia vera del gorilla Koko, morto nel giugno scorso, a cui fu insegnato il linguaggio dei segni e che aveva chiesto un amico esprimendosi appunto a segni, e gli fu affidato un gattino nel 1984 (ne seguirono altri). Per questo probabilmente la figura del gorilla non e’ antropomorfa. Il libro rappresenta il reale tributo a una specie animale in tutto vicinissima a quella umana, senza bisogno di essere raffigurata come tale.