Dove sono tutti?
Remy Charlip deve avere un amore tutto particolare con il giallo.
Come dargli torto… sarà anche per questo che i suoi libri mi attirano come la carta moschicida?
Dopo il giallissimo Mio miao e i non gialli ma meravigliosamente geniali Fortunatamente e Niente, Orecchio acerbo tira fuori dal cappello questo piccolo delizioso albo per piccoli piccoli: Dove sono tutti?
La storia è presto detta: le pagine si vanno riempiendo di elementi del paesaggio e protagonisti che poi una nuvola nasconde e che il bambino gioca a ritrovare tra la pioggia e il temporale.
Ma il punto non è cosa racconta Dove sono tutti?, bensì il COME lo fa, non è sempre così del resto?

Le pagine si susseguono con tratti lineari e semplicissimi (Dio solo sa quanto è complessa la semplicità) in cui di volta in volta si aggiunge un elemento. Sfondo giallo sempre identico, linee e nomi che si assommanno. C’è il sole, ed ecco che compare il sole, c’è il fiume ed ecco che compare il fiume, c’è un pesce nel fiume ed ecco che copare il pesce e via così fino a quando non entrano in gioco tutti i personaggi ed elementi della pagina. Solo a quel punto, quando possiamo aver giocato a riconoscere e individuare tutto ciò che c’è arriva la nuvola a dirci che le cose possono anche scomparire… nascondersi… ma ci sono lo stesso anche se non si vedono o anche se sono nascoste dal buio del cielo oscurato?

I libri di Remy Charlip mi pare che spesso procedano per accumulo con variatio… provo a spiegarmi: ciò che cambia nella narrazione e anche nell’illustrazione può essere relativamente molto poco, quello che dà il movimento alla narrazione è l’aggiungere sempre un elemento che cambia la situazione, un dettaglio che fa la differenza. E’ evidente questo movimento in Fortunatamente là dove basta cambiare punto di vista, aggiungere un dettaglio per capovolgere la situazione, ma lo è anche qui dove dopo l’accumulo dell’esistente con un gioco di ripetizione che ci abitua al gioco che l’autore ci sta proponendo, e che anche per questo risulta perfetto per lettori molto molto piccoli, interviene la mutazione a farci cambiare punto di vista. Il racconto si genera da questo movimento, dall’introduzione di qualcosa di inatteso che cambia tutto.
Dove sono tutti?
Beh, sono sempre qui, basta vederli! Buon divertimento